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martedì 15 febbraio 2011

Rivoluzioni arabe ?



Rivoluzioni : rivoluzione dei ciclamini in Tunisia; rivoluzione tout court in Egitto. Ma sono state “rivoluzioni” o colpi di stato ?


Ben Ali , in Tunisia, di fronte al suicidio di un diplomato disoccupato , allo sciopero degli avvocati , a manifestazioni di piazza di giovani, prima , di sindacati filo governativi , poi , accompagnati da un popolo crescente e da un tam tam mediatico via internet, fece il gesto di rimanere e poi scappò lasciando il potere nelle mani dei suoi  fedeli : essi , dopo alcune prime incertezze, si schierarono contro il loro ex Presidente, diffondendo anche la nota del maltolto suo e dei suoi cari. Ben Ali sembra riparato in Arabia Saudita. Due giorni prima della sua fuga , Obama dall’ America fece sapere che gli USA stavano con il “popolo” tunisino, contro Ben Ali ; i grandi Paesi europei si accodarono. Ben Ali, prima di diventare presidente, era stato capo dei Servizi segreti tunisini, che avevano organizzato la defenestrazione del vecchio presidente, Burguiba, facendolo passare per scemo, con certificato medico firmato da sanitari delle forze armate e con benedizione di tutti i Servizi occidentali , a cominciare dalla CIA.

Pochi giorni dopo toccò all’egiziano Mubarak, anche lui ex capo dei Servizi segreti. La piazza , il popolo, i notabili, i religiosi si scatenano tutti in un gran fermento rivoluzionario. Gli americani , per bocca di Obama , stanno anche qui con loro, con i cosiddetti rivoltosi, contro Mubarak Ma ci sono alcuni episodi strani: le forze armate egiziane sembrano confuse, neutre e difendono quasi per dovere il loro generale presidente ; il capo della CIA americana dà per fatte le dimissioni di Mubarak, mentre questo ,dopo neanche sei ore e in diretta TV davanti al mondo intero, non si dimette , ma dà i poteri al suo neo vicepresidente, Suleiman, già capo dei Servizi egiziani e finora stimato generale amico degli americani; Suleiman conferma la linea di Mubarak; il giorno successivo Mubarak, di fronte alla piazza che continua a rumoreggiare, si dimette e dà tutti i poteri al ministro della Difesa e Presidente del Consiglio Superiore delle Forze Armate, il suo fedele general maresciallo Tantawi. Mubarak e Suleiman , generali dei Servizi, stimati in Occidente, cadono assieme; popolo e americani finalmente sembrano contenti . Europa e Stati Uniti inneggiano alla vittoria della democrazia voluta dal popolo. Naturalmente anche Mubarak e i suoi cari vengono accusati di aver rubato stramiliardi di dollari. Ora pare che Mubarak sia in fin di vita ; ma questo si diceva già da qualche tempo.

Gli episodi di questi ultimi mesi in Tunisia ed Egitto appaiono intricati ; è vero che le rivoluzioni le fanno sempre delle avanguardie; ma poi le stesse avanguardie , fatto saltare il “potere”, lo sostituiscono. In questi due casi no . Non solo ; tutti Paesi arabi sono governati da monarchi o da “poteri forti”. In Tunisia e in Egitto i “poteri forti” provengono dai propri Servizi segreti, che per decenni hanno lavorato con i loro omologhi occidentali e in particolare con la CIA americana. In altri Paesi dell’area ( Algeria, Yemen , Giordania, Siria, per esempio) c’è stato popolo in piazza , senza risultati eclatanti almeno per ora e a capo dei loro poteri forti non sembrano esserci figli dei rispettivi Servizi. Viene insomma il dubbio che queste “insurrezioni” , siano in qualche modo gestite dalla CIA, con obbiettivi principali ( l’Egitto per esempio, in cui Mubarak, 83 anni e malato, stava organizzando una successione in famiglia, non gradita agli americani ) e di copertura ( la Tunisia per esempio, in cui il potere di Ben Ali, anche lui vecchio e malato, si era trasformato in una specie di tirannide della famiglia della moglie, Trabelsi., da sradicare velocemente). Negli altri Paesi sono state agevolate le “mosse”, ma non sembra esserci stata mai la stessa forza che la CIA ha potuto usare in territori gestiti direttamente da proprie propaggini. Si sta muovendo anche l’Iran ; là il discorso è ancora più serio e se per caso dovesse andare avanti, forse tutte le questioni finora vissute , potrebbero essere di preparazione per un nuovo e definitivo salto strategico degli americani nel mondo arabo. E il discorso si farebbe molto complesso e carico di implicazioni.

Da Tunisia e Egitto , emergono alcuni fatti, difficilmente controbattibili:

- ci sono stati colpi di Stato, interni alle forze armate , con diretta influenza americana;

- Obama è parso più un modesto attore di sceneggiature altrui, che stratega, padrone di una linea politica democratica internazionale ( a volte ha fatto perfino pena );

- l’Europa è stata al balcone di casa propria , senza sembrare di capire cosa stesse succedendo là davanti, balbettando solo frasi di comprensione per le nuove “democrazie”, in gestazione nel nord Africa ( oltretutto ora e su fatti come questi, non si riesce a capire a cosa serva un “ministero degli esteri” comunitario ).

Di qui alla fine dell’anno probabilmente molte carte della storia di questi Paesi saranno scoperte ; e si capirà meglio cosa è successo in questi giorni. Si capirà meglio anche la portata della euforia dimostrata da molti politici e opinionisti nostrani, compresi giornalisti e intellettuali, sul successo dei valori delle nostre democrazie in quelle regioni. Forse si è fatto solo finta di non capire.

1 commento:

  1. In Tunisia è stato un colpo di stato. Un dittatore feroce come Ben Ali con oltre cento mila poliziotti a sua disposizione, su una popolazione del 10 milioni, ha lasciato dopo 3 giorni di sciopero? Lo credete possibile? Un amico ben informato mi ha raccontato una storiella: Ben Ali, visto che la situazione stava diventando calda, lascia Tunisi con i familiari diretto in arabia saudita per metterli al riparo de rischi. Preparano l'aereo Presidenziale, scortato da 2 caccia, e con dei militari all'interno. Lui vuole sistemare i familiari, vuole parlare con i sauditi e rientrare in Tunisia a combattere contro i rivoltosi. Ma sorpresa, appena sceso dall'aereo i militari chiudono il portellone ripartono e lo lasciano lì intimandogli di rimanerci. Riscontro di tutto è il fatto che immediatamente viene eletto presidente protempore il primo ministro, che secondo la costituzione Tunisina, assume tale carica per indisponibilità temporanea del presidente, ma poi il giorno dopo, viene sostiuito con il presidente del parlamento, che sempre secondo la costituzione diventa protempore per indisponibilità definitiva(morte o dimissioni). Quindi il primo giorno non erano ancora sicuri che non tornasse più, e che accettasse la sconfitta. Si spiega così anche il perchè la polizia, che era fedele al presidente, è stata praticamente sciolta, i ministro degli interni arrestato, e tutto il potere al momento è ai militari. Così Rachid Ammar, il capo di stato maggiore, l'uomo che disse no a Ben Ali, in realtà ha cavalcato l'onda della rivolta per mettere al segno un colpo di stato, ovviamente con l'avallo americano. Ed il popolo lo venera come liberatore, e vuoi vedere che diventa presidente?

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