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mercoledì 16 giugno 2010

Merkel Sarkò 2-0



Finalmente si sono incontrati. Lo scorso 14 giugno, con una settimana di ritardo, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha ricevuto a Berlino il presidente francese Nicolas Sarkozy. L’incontro, ufficialmente finito bene, in realtà si è concluso con una netta vittoria tedesca per due a zero. Perché? La Francia voleva un direttorio economico dell’Unione europea che non ha ottenuto: niente nuovi organismi, solo un coordinamento tra le politiche economiche dei 27 Paesi membri (neanche dei 16 dell’area euro, come aveva invece chiesto Sarkò).

La Francia avrebbe voluto una politica monetaria non dipendente dai rigori della Bundesbank e dalla BCE guidata dal connazionale Trichet, poco amato dal presidente francese. La Merkel, d'altro canto, vuole imporre rigore ferreo per tutti: addirittura ha proposto una modifica della propria Costituzione, per inserirvi la regola che il debito pubblico non può superare lo 0,35% del PIL e ha chiesto che tutti i Paesi euro, compresa la Francia, facciano lo stesso (e Bayrou, il Casini francese, s’è affrettato a dire in Tv che è quanto lui sta predicando da anni).

E’ pur vero però che nei giorni scorsi era passata la linea francese del rigore – più sociale che monetaria –, costringendo la BCE di Trichet a stampare euro per coprire il buco greco e quindi a svalutare, anche se di poco, la moneta europea (portando da 1,40 circa a 1,20 circa la parità col dollaro americano). Per tutta risposta la Germania ha preso da sola l’iniziativa di colpire duramente le speculazioni finanziarie su titoli e assicurazioni di Stato, determinando un raffreddamento nei rapporti con la Francia. E Sarkò, dal canto suo, s’è limitato a lasciar passare.

Nell’incontro di Berlino, però, i due leader hanno trovato l’intesa e hanno deciso che, durante il prossimo vertice europeo del 17 giugno e al G20 di Toronto, verranno chiesti alcuni provvedimenti speciali per i mercati finanziari e per le transazioni bancarie (si pensa ad una dichiarazione generica, a meno che non venga ripreso da tutti il provvedimento tedesco già predisposto al di fuori di ogni consultazione europea). Per di più, la coppia franco-tedesca ha anche concordato che gli Stati Ue che non rispetteranno i tetti di deficit ammissibili verranno privati del diritto di voto in seno agli organi direttivi dell’Unione.

Ma dietro ogni contrasto, in realtà, si nascondono le discrepanze sulla gestione dell’euro. Da un lato c’è la posizione conservatrice pura e dura per una politica di stabilità draconiana (e semmai di rivalutazione della moneta comune) spinta dai cosiddetti ricchi europei, in primis i tedeschi. Dall’altro c’è la posizione che auspica una politica monetaria più a servizio dello sviluppo e delle esigenze sociali, più flessibile e governabile in funzione dei fabbisogni (il direttorio europeo proposto da Sarkozy probabilmente voleva andare in questo senso).

A complicare l’austero incontro Merkel-Sarkò, si stanno palesando numerose vicende interne ai due Paesi e all’Unione stessa. In Germania, per esempio, la Merkel sembra in caduta libera nei sondaggi; la sua coalizione si sta sbriciolando, tra e dentro ai singoli partiti: i democristiani della CDU, la CSU bavarese e i liberaldemocratici della FDP non trovano un accordo sul servizio di leva (la cui soppressione è stata proposta dal potente ministro della Difesa Zu Guttenberg ed è osteggiata dallo Stato Maggiore CDU della Merkel), sull’energia elettronucleare, sulla riforma del finanziamento delle casse malattie e persino sul piano fiscale.

A Sarkozy in Francia le cose non vanno molto meglio: nel 2012 i francesi dovranno ritornare alle urne per rieleggere il presidente e per le strade si sente già l’odore di campagna elettorale. L’Europa poi comincia a essere percepita come un peso, a meno che non sia governata dalle volontà francesi. Intanto, la demagogia delle proposte ricomincia a far capolino (lavorare meno, lavorare tutti; meglio essere che avere; colpite le rendite e gli alti papaveri, non la povera gente; e addirittura “non berlusconizzate il Paese”), e Sarkò sa che non può minimizzare l’opposizione che, tra l’altro, naviga anche dentro la sua propria maggioranza. Per di più, i sondaggi vedono anche l’inquilino dell’Eliseo in forte calo.

A tutto questo si aggiungono i risultati delle elezioni in Olanda che hanno visto la grande affermazione della destra nazionalista. In Belgio, il regionalismo fiammingo comincia a far discutere su un’eventuale confederazione belga con i cantoni Valloni e Fiamminghi o, addirittura, sull’esistenza stessa del Paese. C’è chi parla infatti della separazione tra le due comunità, con i valloni incamerabili dai francesi (almeno è quanto sostiene l’ex ministro francese degli Interni Chevenement) e le Fiandre annettibili come provincia più o meno autonoma dei Paesi Bassi. Ciliegina sulla torna, poi, il fatto che il Belgio a luglio prenderà in mano la presidenza dell’Unione Europea. Ci saranno forse provvisori pateracchi, ma certo il quadro complessivo dell’area euro, dalla coppia Merkel -Sarkozy alla coppia valloni-fiamminghi, non pare affatto incoraggiante.

pubblicato da "L'Occidentale" il 16 giugno 2010

mercoledì 2 giugno 2010

Bersani e le tasse

Oggi Bersani ha confermato quello che ieri disse il giornalista Giannini, di Repubblica, di De Benedetti ; Berlusconi è per l'evasione fiscale, perché tempo fa disse che aumentare le tasse significa incoraggiare la gente o a scappare o a non pagarle. Disse in sostanza che De Benedetti era andato in Svizzera , per pagare meno tasse ; o no ? La comprensione di questi problemi da parte di Bersani è divertente ; non ci resta che sperare che lui e i suoi cari, compreso Giannini, almeno le tasse le paghino sul serio .

I Poveri e i Ricchi

C’è un nuovo quartetto nella realtà musicale italiana: “ I Poveri e i Ricchi”. Cantano Dalema-Bersani- Vonpeter-Bindi ; sono i ricchi che si rivolgono ai poveri. E ripetono un ritornello banale e paradossale nelle loro ugole; “levate ai ricchi e date ai poveri”; già : alcune volte è anche possibile : ci sono i Paperon dei Paperoni e i Paperini; Robin Hood nella sua foresta; i tiranni e gli schiavi; Gesù Cristo e i peccatori. Ma quando si vive in una democrazia partecipata, con elettori ed eletti; partiti e sindacati; controllori e controllati, e così via ; quando questa democrazia fa parte di un mondo democratico molto più grande, fatto da qualche miliardo di persone che vivono in un sistema capitalistico-sociale e in un mercato “globale”, come dicono; quando la regola per tutti è che il capitale e il lavoro sono liberi, nel rispetto delle Leggi nazionali e sopranazionali ; allora “togliere ai ricchi per dare ai poveri” puo’ suonare come un’ennesima falsa scorciatoia demagogica. Che significa ? Aumentare le tasse ai più ricchi; certo, nel limite della “competitività”dei sistemi democratici. Già ; perché ,oltre questi limiti, i ricchi se ne vanno altrove con i propri averi e le proprie idee di vita, di politica e di morale. Lo stesso produttore del quartetto “ I Poveri e i Ricchi” non si è forse …ritirato tra i monti svizzeri ? Oggi in Italia le tasse sui redditi alti sono al limite della competizione internazionale ; o no ? E allora le aumentiamo ancora ? E i nostri ricchi ? Confischiamo i loro beni e averi ?

Solo il dover parlare di queste idiozie fa venire l’orticaria. Mentre lottare contro gli sprechi pubblici ( quelli che paghiamo tutti noi ) e contro l’evasione fiscale , è roba complicata tecnicamente, politicamente e socialmente ; e bisogna metterci le mani, in ogni modo, al di là di necessità ed emergenze congiunturali. Ci sono errori nelle proposte del Governo ; ne possiamo vedere non uno , ma anche molti, per eccessi o omissioni; possiamo avere idee diverse su come battersi nelle due battaglie contro gli sprechi e contro l’evasione , che è diventata ormai un sistema ; e su queste idee diverse il Paese dovrebbe confrontarsi , con apertura, umiltà, rispetto e partecipazione : non solo : su queste diversità di proposte civili dovrebbero nascere maggioranze e minoranze, nel rispetto reciproco.

Vedendo il quartetto “I Poveri e i Ricchi”, sembra invece di essere tornati alla clava; per l’ignoranza , per il becerume,per l’integralismo predicatorio. E se chiedessimo loro di dire cosa stanno predicando , sicuramente risponderebbero “ e che ne so cosa sto predicando !” . L’importante è che Berlusconi vada via . Tutto il resto non c’è.

E’ possibile affidare loro l’Italia ? Certo che no ! E’ triste , ma questo Paese non ha più opposizione; o peggio ; ha un’opposizione pericolosa per tutti noi.

dal "Predellino" del 2 giugno 2010