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lunedì 7 marzo 2011

Pierluigi Bersani : il passato remoto

Pierluigi Bersani è nato nel 1951 . Nelle sue biografie ufficiali si dice poi che ha studiato, si è laureato in filosofia ( con una tesi su papa Gregorio Magno ) e si è sposato nel 1980 con la farmacista del suo paese. Non ci sono altre date . Si arriva subito al 1990 ( Bersani ha quindi 39 anni ) , quando Bersani è eletto vice presidente della regione Emilia-Romagna. Si accenna ad un breve periodo di insegnamento ; a militanza nella federazione giovanile comunista e nel partito comunista italiano , PCI ; ad un incarico di vice presidente della comunità montana piacentina ( ? ); e alla elezione nel consiglio regionale emiliano, con il PCI. Questo salto al 1990 vuole forse cancellare la militanza comunista di Bersani prima della caduta del muro di Berlino ? Sembrerebbe proprio di si . Nel 1970 egli era già nel PCI ; probabilmente si è laureato attorno al 1975 ; poi sembra che abbia fatto anche il funzionario di partito ; poi incarichi di partito ; poi elezioni ; poi il vice dell’ex socialista Boselli in Regione nel 1990 ; e qui le biografie diventano prodighe di informazioni su incarichi ministeriali e attività politica di Pierluigi Bersani. Quindi il suo passato remoto è fatto di pane e PCI ; difficilmente potrà dire quello che riferì il suo compagno Walter Veltroni ( “sono stato nel PCI , ma non sono mai stato comunista”) , anche perché i suoi compagni emiliani, alla Peppone, lo infilzerebbero con i forconi.


Negli anni 70 e 80 il PCI era per l’abolizione del sistema di mercato e per la statalizzazione dei mezzi di produzione ; se il PCI avesse avuto il 51% dei voti , questo avrebbe voluto fare, secondo la propria ideologia, i propri legami con il sistema comunista internazionale e i propri programmi ; dovendo invece fare accordi con altre forze politiche , cercò varie strade di compromesso . Una fu quella di distinguere il potere centrale da quello locale ; al centro il PCI stava all’opposizione ; negli enti locali governava , assieme ad altri , in sistemi liberali , limitati solo da alcune imprese municipali o regionali. Un’ altra strada fu quella di mirare ad un accordo elettorale tra tutte le forze di “sinistra” ( dai socialdemocratici ai comunisti ) contro la Democrazia Cristiana e la Destra ( liberali e missini ). La terza fu chiamata “compromesso storico” e mirava ad un accordo diretto tra democristiani e comunisti , per una solida e duratura gestione del potere, mandando all’opposizione tutti gli altri partiti e partitini , tra cui quelli di "sinistra". In questo schema di riferimento si mosse Bersani ; all’interno del PCI ebbe come capi-scuola tutti i grandi leaders comunisti italiani, esclusi Togliatti e Longo. E non ebbe neppure divagazioni ; non fece lavori nella società “civile” ; solo politica e partito , il PCI.

Quando l’ala più dura del riformismo socialista lanciò le proposte per le cosiddette “riforme di struttura” ( Riccardo Lombardi , anni 70 ), i comunisti di Bersani contrastarono nella sostanza questa linea e le proposte socialiste; puntando sulla “utopia” comunista, materializzatasi in Unione Sovietica, essi consideravano il riformismo socialdemocratico come un tradimento della lotta di classe, mentre il loro unico interesse, pragmatico e leninista, era quello di “governare”, gestire il potere, per quello che era…nell’interesse della classe operaia ; definivano i socialisti “sporchi riformisti”.

Con la caduta del sistema sovietico, i comunisti italiani, a partire da quelli che avevano vissuto solo di “pane e comunismo”,cominciarono ad avere qualche preoccupazione sul che fare; dovevano per forza diventare “sporchi riformisti”, cercando di usurparne idee e valori, anche senza averne né cultura, né convinzioni . L’area socialista peraltro non aveva alcuna voglia di accogliere questo esodo di tesserati e militanti ex comunisti ( e in più Bettino Craxi a dir poco era anti-comunista ): l’ombra dell’ Unione Sovietica , dei suoi soldi con cui la rete militante del PCI aveva vissuto e delle politiche stataliste e autoritarie importate, continuava a far paura , nonostante l’ “italianità dei compagni”. E l’area socialista era sì fatta da socialisti riformisti, ma anche da laici libertari e da cattolici progressisti.

I comunisti quindi furono ad un bivio ; o occupare, manu militari, con iscrizioni massicce, il partito socialista, PSI; o tentare un piccolo golpe contro i partiti “ di governo”. Provarono questa seconda strada e ci riuscirono , usando, assieme a missini e alla neonata lega, un manipolo di giudici. Così il soldato del PCI Bersani mantenne l’unico lavoro che sapeva fare ; il funzionario di Partito, questa volta , sulla carta, socialdemocratico, "sporco riformista". Non solo ; per coprirsi le vergogne del voltafaccia con una foglia di fico, salvò il suo amico Boselli dalle ingiurie antisocialiste, portandolo con sé per qualche anno ; quasi a ricompensarlo della copertura avuta nella gestione del potere emiliano, tutto comunista, con l’uso di un piccolo socialista da tenere ben in vista .

Ecco : questo fu Bersani : anti-riformista, anti-socialista, filo-sovietico, burocrate conservatore del potere del suo datore di lavoro , il Partito ; ma con una faccia bonaria ; delle peggiori !

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