viaaaa!!!

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martedì 29 marzo 2011

Edison ? W l' Enel !



I francesi di EDF ( Electricité de France ) vogliono comandare sulla Edison, prestigiosa società elettrica lombarda. Ci hanno investito soldi e ne hanno acquisito, assieme ad altri, il controllo. Quindi fanno bene a decidere come mettere a frutto il loro investimento, al meglio. E allora perché c’è chi protesta ? Perché è difficile accettare che una grande azienda italiana e per di più energetica, passi sotto controllo “straniero”. Siamo curiosi : da un lato vogliamo che gli altri vengano a investire in Italia ; e poi pretendiamo di comandare nella “casa “ che loro hanno comprato.


Stiamo riscoprendo che esistono aziende strategiche pubbliche ; tra poco scopriremo anche che esistono aziende di servizio pubblico, difficilmente gestibili da privati.

Gli strateghi politico-economico-giudiziari di quel triste periodo chiamato “mani pulite” ( di più sporche non ci sono mai state ) decisero che l’amministrazione pubblica dell’economia ( tutta , non una parte di essa ) era solo strumento di corruzione e di malaffare. Moltissimi innocenti pagarono questo teorema, anche se esso , come prevedibile, si è poi dimostrato stupido e dannoso. Furono così avviate le grandi“privatizzazioni”: tra cui quella dell’energia elettrica, fatta dall’allora ministro Bersani. Fu un errore politico-concettuale, perché l’elettricità è strategica per lo sviluppo del Paese e perché l’elettricità non è solo prodotto, ma anche fattore di produzione e servizio pubblico.Fu anche un errore “aziendale”; fu fatto uno “spezzatino” produttivo, con tutte le voglie della concorrenza e tutti i risultati dell’oligopolio ; e anche una grande confusione “istituzionale” ( per esempio in termini di reti di trasporto e di distribuzione, di assistenza e manutenzione, di ricerca e di controllo ). “Privatizzare” poteva anche significare semplicemente mettere in Borsa una grossa fetta di azioni di una ENEL SpA da costruire, senza toccare lo scheletro organizzativo dell’armata elettrica e senza mortificarne capacità manageriali e professionali esistenti ; il mercato sarebbe stato ( come è ) quello europeo e non quello delle botteghe “locali”. La scuola di pensiero di Bersani e dei suoi , complicò un problema “liberale” semplice , per “ignoranza”di base, più che per scelta politica.

Il cosiddetto problema Edison oggi non ci sarebbe stato: come non ci sono problemi nelle aziende energetiche francesi controllate dallo Stato, in un sistema economico liberale . Nel mercato, soprattutto oggi, premia la capacità di produrre reddito, la professionalità e la managerialità , più che la proprietà : la proprietà infatti, pubblica o privata che sia, cerca solo il miglior rendimento possibile per le proprie risorse investite.

A riprova delle necessità del ruolo dello Stato nell’economia e nei servizi pubblici, si aggiunge oggi la questione del “nucleare” e del suo controllo.In Giappone per esempio si chiedono perché un’industria privata , la TEPCO, debba avere la gestione di centrali nucleari, strutture di servizio delicate per la vita del Pese, come gli incidenti di questi giorni stanno dimostrando . E la domanda per tutti , europei e non , sorge spontanea ; la gestione e il controllo delle centrali nucleari di un Paese possono veramente essere privati ? E’un pò come dire : le forze armate di un Paese possono essere affidate ad un’ “azienda “ di mercenari ?

Questi sono i problemi ; la questione Edison è la punta di un iceberg. Il Ministro Tremonti, avendo visto che cominciava a piovere, ha riaperto l’ombrello : basterà ?

Pubblicato da " l' Occidentale" il 30 marzo 2011

lunedì 28 marzo 2011

Myagi non ama Cialente


No , la provincia di Myagi  non lo ama , non lo vuole;  e così L' Aquila si deve tenere il suo sindaco, che aveva restituito la fascia tricolore e si era dimesso ( alcuni avevano pensato che sarebbe andato in Giappone per mettere a frutto il suo know-how ) Aveva fatto e' mmosse ! Niente ; resta lì a pensare e berciare ; ricostruire no ; è faticoso e pericoloso. Solidarietà al popolo abruzzese ! Si deve sobbarcare anche Cialente !

Immigrati in Vaticano



Bei locali offronsi per immigrazione ; telefonare per prenotazioni a " beni stabili vaticani "; con i locali saranno offerti agli immigrati anche paramenti e accessori vari ; compresi anelli e berretti. In contropartita si richiedono solo meditazioni e preghiere.

Imparo a scrivere

Finalmente imparo a scrivere ! Mi insegna Saviano : a rate, col giornale !

domenica 27 marzo 2011

Ruby l'ovaiola


A Ruby non va di fare l'uovo: non è neanche affettuosa; si è trovata un angolino della sua proprietà dove si crogiola al sole. Si abbronza e non fa l'ovo. Bella , si : ma parassita !

sabato 26 marzo 2011

Giocondo


D'Alema ha detto che è orgoglioso di essere stato comunista ; di quelli veri, di quelli delle Frattocchie ( anche se non le ha citate ) : mi pare proprio  giocondo.

venerdì 25 marzo 2011

Veltroni senza frontiere



Mio nonno mi ha detto che Uolter Veltroni , trentennale dirigente dei comunisti italiani ( con tutte le code di partiti da loro creati nell’ultimo ventennio e unico a essersi auto-persuaso di non essere mai stato comunista ) , Veltroni,dicevo, doveva essere in Africa a far del bene. Questo aveva detto qualche anno fa dopo aver perso l’ennesima sfida politica. Mio nonno, che si occupa di olivi e non segue il gossip politico , lo credeva in Africa nera. Ho detto al nonno che forse i giornalisti avevano travisato il pensiero di Uolter . Sta di fatto che Veltroni è stato nella TV italiana a far di prediche sulla Libia. Il suo dire ? Dobbiamo liberare la Libia dall’immondo dittatore; dobbiamo aiutare la nascita di una Libia libera, fatta di libero pensiero , di confronto politico e di democrazia parlamentare. Insomma la guerra attuale è una guerra “umanitaria “. La malattia originaria di Veltroni torna. Il sistema comunista prevedeva , con l’internazionalismo, di essere esteso in tutto il mondo, come valore dominante. Veltroni ora è passato di qua, nel sistema capitalistico occidentale ;ma con la stessa scuola di pensiero , ritiene ora che tutti i Paesi del mondo debbano avere gli stessi valori occidentali ed europei, la libertà , i partiti, il parlamenti , le elezioni, il mercato, le libere chiese in liberi stati , eccetera, tutto come lo intendiamo noi; i nostri valori e sistemi politici devono essere esportati, per la felicità dei popoli e del mondo intero.


Come noto le cose nel libero mondo non imperiale , non stanno così. Nel suo “Eloge des frontières” Regis Debray, spiega , in termini storici e filosofici, perché questa invadenza imperiale, civile, militare o religiosa che sia, costituisca il pericolo più grave dei nostri tempi. Le 140 tribù , o quante sono, libiche rappresentano un fatto storico e non possono oggi essere trasformate nel partito unico o nei partiti plurimi di Veltroni; questa realtà potrà forse avere delle evoluzioni in senso liberale o socialista, come li intendiamo noi ; ma avrà sempre un’identità culturale e storica, da studiare, capire e rispettare. Ovviamente si può non essere d’accordo col loro sistema di valori e di vita ; come non siamo d’accordo con molti altri sistemi politici vivi e antichi nel mondo ( a cominciare da quello cinese , che oggi è il più importante di tutti ); il rispetto reciproco è alla base della convivenza ; possiamo gridare il nostro dissenso da pratiche disumane usate in molti Paesi del mondo ; questo però non significa che i nostri sistemi di vita e di valori siano necessariamente migliori degli altri ; sono semplicemente diversi ; possono essere migliori solo quando abbiano più rispetto della persona umana , in tutte le sue espressioni di vita.

Diciamo che la guerra libica è una guerra “preventiva “ (fatta per evitare disastri mediterranei ) ; non è certo umanitaria ; e non può esportare alcun valore ; neanche quelli del primo Veltroni ( internazionale comunista ) o del secondo ( internazionale social-capitalistica ).

Ma forse aveva ragione mio nonno ; il buon Uolter doveva andare in Africa, in qualche anfratto, ove poter raccontare le sue regole, quelle della sua libertà e quelle della sua democrazia; probabilmente avrebbe potuto fare anche il capo tribù, in quell’anfratto !

post...numeraccio







Per questo post Teofilo sta dietro al Berlusca ; si sente protetto !

martedì 22 marzo 2011

Libia : gli avvoltoi cicerano

Questa discussione ,sulla questione libica, pare proprio pelosa. Rispetto alla situazione attuale , proviamo a rovesciare il calzino: vediamo cosa sarebbe potuto succedere se fossimo stati tutti a guardare. Gheddafi, arbitro non di un Parlamento , ma di un’assemblea di potentati tribali ( che coprono l’80% circa della popolazione ), aveva perso il controllo di questo sistema , che lui stesso aveva messo in piedi ed esaltato nei decenni di suo potere. E’ riuscito, con un salto doppio carpiato e forse con risorse di non poco conto, a riportare all’ovile qualcuna delle tribù passate nel campo avverso ; ha assoldato mercenari ed ha cominciato la riscossa . Prima avrebbe ripreso il controllo di tutta la Libia , con una nuova ripartizione delle immense fortune di quella terra , non ancora distribuite tra i soli sei milioni di abitanti. Poi avrebbe cominciato a divertirsi con l’Occidente , che era stato amico delle tribù sue rivali e ora riconquistate alla sua amicizia. Saremmo stati tutti traditori, in quanto i cirenaici, suoi principali avversari, si consideravano amici dei francesi o degli italiani o in ogni modo del mondo occidentale, con americani e inglesi in testa ; di quel mondo cioè che gli aveva detto con chiarezza che il suo tempo era ormai finito, con la rottura del suo sistema di potere. E avrebbe guardato con interesse alla Cina o alla Turchia, per citare solo due delle aree che avrebbero potuto sostituire i suoi ex amici. All’ interno del Paese avrebbe accentuato la repressione e il terrore , avendo dimostrato di essere l’unico dominus in grado di gestire quel miscuglio tribale, seduto su pozzi di petrolio e di gas. Avrebbe altresì cercato di potenziare la squadra dei figli e dei capi tribù , in grado di garantire il suo sistema di potere. Probabilmente avrebbe pure creato un porto franco per agevolare la penetrazione clandestina e/o islamista in Europa ( si vedano in proposito gli allarmi di Oriana Fallaci )

E allora l’intervento dei “volenterosi”, coperti dalle Nazioni Unite,sempre con frasi diplomatiche, interpretabili ed equivoche, è stato un atto di guerra o umanitario o di prevenzione ?

L’avere imposto una “no fly zone” in Libia non è atto di guerra ; si è voluto solo impedire che aerei o elicotteri in mano ai contendenti interni non fossero usati come strumenti di eccidi di massa ( come stava già succedendo ). Il colpire strumenti militari ( comprese eventuali armi chimiche ) , capaci di essere usati contro la popolazione civile , è parimenti azione preventiva in una situazione di guerra civile in corso. Ma perché queste azioni trovano tra i “volontari” molto impegnati, Paesi europei e mediterranei ( a cominciare da Francia e Italia ) ? Al di là di spiegazioni retoriche e semplicistiche , perché avere di fronte all’ Europa la costruzione di un nuovo potere ( quello vecchio è caduto con la rottura dell’equilibrio tribale su cui si reggeva Gheddafi ), violento, arbitrario, oscuro nei suoi rapporti islamisti e imprevedibile su tutto , fa paura: e deve far paura anche a chi teme la creazione di un porto franco di lancio dell’esodo arabo in Europa.

Quindi non si tratta di una guerra ( oltretutto i libici sono, tra gli arabi, quelli più amici del mondo occidentale ) , né di azioni umanitarie da Croce Rossa. Si tratta di un intervento armato preventivo, onde evitare possibili tragedie future, sociali, economiche e di relazioni internazionali.

Ci sono stati grandi errori nei tempi ( si potevano colpire le armi del potere appena cominciarono ad essere usate, anche per dare un segnale a tutto il sistema di potentati libici in guerra tra loro ); nei modi ( con la Francia che voleva e vuole fare la prima della classe, forse per interessi politici e personali del suo presidente ); e nelle forme ( ma che vuol dire i “volontari” ? L’ONU dia mandato a chi vuole e copra formalmente l’intervento ; e questo sempre : non solo in Libia; e il commissario europeo agli esteri, per cui brigò il nostro D’Alema , che fine ha fatto ? E la Nato ? Voglio, ma non posso ? ).

Restano tuttavia i fatti ; oggi la “no fly zone” in Libia è quasi una realtà ; una parte del “disarmo” di una ormai sicura guerra civile è stato avviato , senza troppi danni per le popolazioni : sarà teoricamente completato quando la gente , che vuol picchiare, lo dovrà fare con le mani e non con i missili o le mitragliatrici ; è anche passato il messaggio che nel Mediterraneo ognuno è a casa propria , se non viola apertamente e provocatoriamente le regole del condominio.

Non dobbiamo però illuderci che le democrazie nord-africane saranno come le nostre ; saranno migliori o peggiori, in funzione della storia e delle tradizioni di civiltà di ciascuno . E smettiamola con i salottini delle prediche televisive , fatte da signorini libici o italiani, che misurano sempre tutto sulla base di opinioni elitarie, sommarie e troppo spesso interessate. E smettiamo pure di dar noia con i microfoni ai campi di aviazione militare e ai piloti impegnati in azioni di chirurgia delicatissime , con immagini paradossali e spesso ridicole ( come le lucine di un caccia in decollo in una notte buia ). Che i professionisti delle disgrazie, politici o mediatici che siano, si diano una calmata ; si tratta di problemi seri ; non di avanspettacolo !

pubblicato da " l' Occidentale" il 23 marzo 2011



lunedì 21 marzo 2011

Napolitano : serie TV



Sono contento . Tutti i giorni ho la mia serie televisiva preferita: Napolitano.  Mi commuove !  Come è bello ! E come parla bbbene !

sabato 19 marzo 2011

Giudici agitati



I magistrati italiani hanno deciso di agitarsi ; lo faranno in maniera diffusa ; per tutto il corpo.

giovedì 17 marzo 2011

Un ex-giovane

In questo infausto giorno, per il numero e non per altro, il post è dedicato a un ex-giovane giornalista ; egli sostiene con orgoglio di essere un "montanelliano" ( dice di essere stato assunto ben due volte dal "maestro" ); "montanelliano", mica cacchi !|  Montanelli, bravo e bel giornalista (  tanto bello da confondere donne di alto lignaggio e potere ) e anche scrittore, condusse una buona parte della sua vita in maniera equivoca e per alcuni aspetti oscura. Questo suo ex-giovane fan, modesto giornalista, è invece professionalmente impegnato soprattutto in una vita pubblica, equivoca e per alcuni aspetti , oscura ; ha per amici alcuni goliardi della cosiddetta sinistra arrabbiata, a caviale e champagne,e alcuni magistrati della casta e del privilegio. Il nostro ex-giovane , dalla faccina perbene, si presenta spesso in tv, con un sorrisetto totalmente scemo, di supponenza nei confronti degli altri. Alcuni suoi amici imitano questo sorrisetto .Montanelli si rivolta nella tomba , per l'uso del suo nome, per gli amici ingombranti e per il sorrisino scemo ; poi si " riandorme", ricordando anche i suoi peccatucci... oscuri.  Quiz : chi è questo ex-giovane presunto giornalista, dal sorrisetto scemo ? A lui è dedicato il numero di oggi.

mercoledì 16 marzo 2011

I nazional-socialisti italici



Siamo dei gran signori . Per onore patriottico rinunciamo ad un reddito di circa 8 miliardi di euro ( e se la gente fa il ponte a 15 miliardi di euro ) ; lo facciamo per festeggiare il 150 esimo anniversario dell’unità d’ Italia.


Nel 1961 , un secolo di unità, fu fatta l’ Expo 1961 di Torino, con 4 milioni di visitatori. Furono gli anni del boom economico ; allora non ci potevamo permettere di buttar via 16-30 mila miliardi di lire . E c’era di più ; gran parte delle sinistra e del mondo democratico di allora, considerava il patriottismo , il nazionalismo, il tricolore sventolato fuori dagli stadi, come un fenomeno “fascista”; quindi bene l’Expo di Torino, ma niente nazionalismi nostalgici. Queste erano le convinzioni di Napolitano e degli altri festaioli “democratici” di oggi, che allora erano militanti politici di “sinistra”. Perché hanno cambiato idea ? La “sinistra” attuale è diversa da quella del 1961, per idee e per pratiche politiche. Vive di pragmatismo e di ossessioni personalistiche ( anche al di fuori di Berlusconi ). Quindi non pensa , ma agita le mani e i drappi : probabilmente ha avuto paura a cavalcare una linea rigorosa e non festaiola ; ha temuto di essere accusata di anti-nazionalismo o di pratiche legate al vecchio internazionalismo socialista. Tatticamente ha cercato anche di mettere una lama all’interno della coalizione di governo, tra i “liberi” e i “leghisti”. Ha perso ancora ideali e ha coltivato voti della “qualunque”, a cominciare da quelli che da giovedì a domenica sera faranno i “ponti”( probabilmente la scelta governativa della festa il giovedì a questo mirava ) .

Quindi , allegriaaa! Fuori le bandiere e cori a sfare ! Uno straniero di passaggio ha chiesto : “ che partita c’è stasera ? Contro chi gioca l’Italia ?”

domenica 13 marzo 2011

Il tramonto


                  Joseph  Mallord  William  Turner 1840  ca.

sabato 12 marzo 2011

In galeraaa !!!

 
                                                                                                         GiorgioBracardi
"...in galeraaa!"

      La presunzione di innocenza ? Una sciocchezza ! Questo è quello che pensa Camillo Davigo, eclettico della magistratura penale, come lui stesso ama definirsi ( ha fatto il giudice di assise, il procuratore, il giudice di appello e quello di cassazione ).In effetti, secondo il nostro “eclettico” la presunzione di innocenza vale per l’iter giudiziario ; ma non ha alcuna validità “sociale”. Un “reo” presunto dal giudice o già condannato in primo o secondo grado deve essere “reo” per la società. E Davigo ama proporre un paradosso “ Lei affiderebbe una sua figlia minorenne ad un inquisito di pedofilia ?” No di certo : già ! Di rimando gli hanno chiesto “ Lei si fiderebbe di un giudice noto per essere di parte avversa o per i suoi errori?” Certo che mi fiderei , risponde in sostanza Davigo ; la fiducia va al sistema giudiziario, non al singolo giudice ; come nella religione: non conta il prete ma la Chiesa. Il sacramento è valido , anche se il prete è colpevole ( e se il prete fosse pedofilo gli affiderebbe sua figlia minorenne in confessione ?) ; brutto giochino di parole !


E’ attribuita , ma solo attribuita , a Davigo, durante la campagna militare di “mani pulite” ( “narcopoli” ), la frase “ non esistono innocenti ; esistono solo colpevoli che non abbiamo ancora scoperto” ; si tratta di una filosofia di diritto e di vita.

Gli chiesero che cosa pensava degli errori dei magistrati che “ finirono” Tortora ; rispose che non aveva letto le carte. In effetti !

A ogni domanda su clamorosi errori giudiziari , Davigo risponde “può essere” ; hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato pace : “può essere”.

I magistrati rei pagano ; “ho- chiesto- e –ottenuto- l’arresto- di- colleghi!!!”. Le statistiche : su 1010 procedimenti disciplinari a carico di magistrati in 7 anni: 812 assoluzioni; 126 ammonizioni; 38 censure ; 22 multe; 6 rimozioni dall’incarico. Poi ci sono gli arresti di Davigo, che non guarda in faccia nessuno, neppure i “colleghi”( quelli che stanno assieme con la colla).

Il segreto istruttorio non c’è più ; in democrazia tutti devono sapere tutto ; anche le menzogne ; se uno non ha colpe deve stare tranquillo ; anche se lo “ammazzano” : “ Tranquillo ! Ti abbiamo solo socialmente ammazzato ! E poi non credi nella Resurrezione ? Forse un giorno risorgerai”. E allora viva la magistratura mediatica ; diciamo tutto a tutti per far crescere la democrazia ; anche le infamie fanno bene allo Stato democratico . Qualche campanello , con riferimenti storici, suona ; poco importa.

Ma dopo tangentopoli , tutto è tornato come prima ! Spiegazione : in termini allegorici, in quanto “predatori”,i procuratori di mani pulite riuscirono a prendere solo le zebre ( ? ) più lente; quelle più veloci, le migliori , riuscirono a scappare ; e così perfezionarono la specie . Le zebre ladre sono diventate ancor più ladre ; in sostanza è stata agevolata la creazione di ceppi genetici resistenti agli anticorpi ( sic).

Alcune idee, opinioni , suggestioni di un importante magistrato, considerato un intellettuale, “samurai” dell’esercito dei giudici italiani. Bah ! E da che parte si comincia la cosiddetta riforma della giustizia italiana, se queste sono le premesse delle avanguardie migliori dei magistrati ?

Direbbe il leggendario Pazzaglia “ qui si vola basso, quasi rasoterra” roteando la mano, con ampi giri, sopra il pavimento; ma guardando anche alle cantine.

                                                                                                

Myagi ama Cialente



Finalmente è chiaro. Cialente aveva sentito il terremoto che stava per disastrare il Giappone. Quindi si è dimesso da sindaco de L'Aquila e si è reso disponibile . In effetti è conteso per il suo know- how di ricostruttore post-terremoto. Lo vogliono a Myagi ; forse lo faranno sindaco di quell'area ; o capo della protezione civile giapponese, per acquisirne la  capacità  e lo stile di una sofferenza dignitosa , laboriosa e silenziosa .

giovedì 10 marzo 2011

Sarkò non ama Gheddafi


                         La casbah della guerra libica

La Francia non ama Gheddafi: ma guarda un po’ ! In effetti i propri amici, per di più francofoni, del nord Africa sono sempre stati ,dal periodo coloniale in poi, i tunisini, gli algerini e i marocchini, che hanno anche grandi colonie di immigrati cittadini dell’esagono. La Francia è stata tenuta in un angolino nelle questioni petrolifere libiche ( basti dire che la sola Eni produceva in Libia 270 mila barili equivalenti di petrolio , contro i 57 mila della grande sorella francese Total ) ; che significa essere tenuta da parte nelle relazioni privilegiate della Libia con l’ Europa.


Nella mondializzazione dell’economia si parla ormai inglese ; e anche i francesi negli affari parlano inglese ; quindi la francofonia è per loro una bellissima cosa , ma sempre meno importante agli effetti pratici. Ci sono stati movimenti in Libia ? E allora perché non buttarsi subito con gli insorti ? Se va male , la Francia resta emarginata ; se va bene acquisisce il merito di essere stata la prima a scegliere il campo giusto. Questi ragionamenti sono tagliati con l’accetta. Sicuramente la politica estera francese nei confronti del problema libico è più complicata e raffinata assieme, rispetto agli interessi bruti sopra esposti. Ci sono problemi di principio ( la “France républicaine” della “ liberté, egalité , fraternité” e dei diritti dell’uomo ).E ci sono anche problemi politici ; la destra francese è contro Gheddafi e i sondaggi favorevoli a Marine Le Pen ( Front National ), 23 % contro il 21% di Sarkozy, sollecitano il Governo ad assecondare un elettorato che rischia di passare dalla destra alla estrema destra, alle prossime presidenziali del 2012.

Ma forse il punto determinante di questa improvvisa e rapida scelta del ministro degli esteri francese ,Alain Juppé, di riconoscere la legittimità della nuova Libia nata in Cirenaica, nasce da informazioni sulla situazione interna libica. Ormai è chiaro a tutti che la guerra civile libica è una guerra “tribale”. Ci sono oggi in Libia circa 140 tribù, che rappresentano più dell’85 % della popolazione ( 6,3 milioni di persone ). Gheddafi ha volutamente privilegiato lo stato-tribale , rispetto a quello democratico o militare o dittatoriale . Lui era il garante di un equilibrio tra le tribù, conquistato con denari e potere , da distribuire tra le diverse genie . Ci sono state anche contraddizioni evidenti in questo “equilibrio” ; per esempio Gheddafi destituì il suo primo ministro Jallud, che aveva partecipato con lui al colpo di stato contro re Idris ; Jallud è un esponente della importante tribù Magariha ; quindi molti pensavano che questa tribù si fosse schierata contro Gheddafi; ma nella stessa tribù ci sono anche l’attentatore di Lockerbie ( El Megrahi ) , che il capo libico riuscì a far liberare in Inghilterra ; e molti alti ufficiali delle forze armate, tra cui il generale Jaber. Probabilmente all’inizio la rivolta è partita dalle tribù dominanti , anche con ammutinamenti militari, incoraggiati da ufficiali di questa o quella genia ; Gheddafi era perdente ; basti pensare a quella prima intervista televisiva nelle macerie del proprio antico potere. Poi, sempre probabilmente, egli è riuscito a trovare un nuovo equilibrio tribale, facendo concessioni, ristabilendo reti di accordi e di potere. E chi sa se i Magariha non siano tornati con lui. In ogni modo ora lui sembra stare dalla parte vincente.

I servizi francesi hanno una tradizione nell’area nord africana ; probabilmente conoscono bene anche i giochi e i doppi giochi tribali libici ; non è escluso che il governo francese cerchi di mettere a frutto queste informazioni, scommettendo su una caduta rovinosa di Gheddafi (anche nel caso di un accordo “tribale”tra il premier e gli altri, perderebbe la scommessa ). Un fatto è certo: allo stato attuale la Libia è una “casbah” di tribù in guerra tra loro ; ogni scommessa su chi prevarrà può essere azzardata ; e ogni interventismo può essere avventuroso. Parlare oggi di una democrazia laica o dei diritti dell’uomo ( non solo in Libia, ma in tutto il nord Africa e in quasi tutti i Paesi arabi ) è fare della retorica. Quindi il governo francese ha scelto di fare retorica, puntando al petrolio, se possibile, e alle elezioni del 2012 in difesa di Sarkozy.

Pubblicato da " l'Occidentale" l' 11 marzo 2011

martedì 8 marzo 2011

Pierluigi Bersani: il passato prossimo



Il passato prossimo di Pierluigi Bersani lo vede Amministratore e uomo di Partito.


Dal 1990 a oggi per 13 anni , mese più mese meno, ha fatto l’ Amministratore ( 8 anni il Ministro e 5 anni alla Presidenza della Regione Emilia Romagna ) e per il resto ha fatto e disfatto partiti , ne è stato vice capo in quota ex PCI e poi capo ; parlamentare italiano ed europeo. A questo proposito una breve digressione ; come parlamentare europeo ha acquisito una certa notorietà per aver fatto parte della delegazione per la cooperazione del Parlamento europeo in Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan, Turkmenistan e ,per non farsi mancare nulla , anche Mongolia ; con il mondo così grande , proprio lì doveva andare ? Nostalgia della sua vecchia URSS, alla Peppone ?

E’ stato Ministro dell’Industria e Ministro del Turismo , per quasi 4 anni ( 1996- 1999 ) ; Ministro dei Trasporti , per due anni e mezzo ( 1999-2001 ) ; Ministro dello Sviluppo Economico , per due anni ( 2000-2001 ). Ricordi sulla sua attività di Ministro ? Si , uno e uno solo: la privatizzazione dell’ ENEL. Venendo da quasi 30 anni di formazione comunista, e da studi filosofici, poca dimestichezza aveva con i problemi dell’economia di mercato ; e si vide , anche se fu coperto nel sua fare da personaggi competenti negli affari di mercato. Così tritò l’ENEL in una sarabanda di strutture aziendali pubbliche e private ( nella produzione, nel trasporto e nella distribuzione di energia elettrica ), liquidando così un patrimonio dello Stato , non solo politico ( il servizio pubblico ) , ma anche culturale e professionale ( il saper fare elettrico nazionale ) . Tenuto conto delle scelte europee, che imponevano il libero mercato, c’erano altre scelte possibili ? Si certo ; fare quello che fece la Francia con l’Electricité de France , EdF, sorella di ENEL : mettere le azioni della Azienda sul mercato, mantenendo il suo ruolo di servizio pubblico e di “polo” del saper fare elettrico nazionale, e farla competere sul mercato europeo ; tutto qui ; questa operazione fu fatta in Francia dai liberali ; in Italia l’ex comunista e neo riformatore socialista e democratico Bersani andò dietro agli interessi delle piccole botteghe capitalistiche locali, appoggiate dai concorrenti ENEL europei. Fece uno spezzatino e lo svendé , attraverso uno pseudo- uomo di affari ( di origine berlusconiana), Franco Tatò, e la copertura dell’ex astro elettrico comunista, Chicco Testa. Un disastro , pagato dalla gente in bolletta ( il chilowattora oggi in termini reali costa più del doppio, rispetto a prima; e per i consumatori non è cambiato nulla, anzi) . E la concorrenza tra imprese dove è ? La fortuna ha voluto che i successori di Testa- Tatò abbiano gestito bene il disastro ereditato . Ma il disastro fu fatto ; e porta un padre politico : Pierluigi Bersani , con il suo spezzatino di interessi pseudo concorrenti. E poi infine una domanda si impone ; ma doveva essere proprio un ex comunista, autodefinitosi socialista riformista, a privatizzare l’ENEL ? Disse Bersani "…in questo Paese dove tutti sono profeti della concorrenza a parole, io non oso definirmi un liberalizzatore. Diciamo che sono un aspirante liberalizzatore". In effetti.

Altri ricordi l’amministratore Presidente e Ministro Bersani non ha lasciato ; ha gestito il potere : non un progetto e neanche idee. Una sola cosa ha lasciato ; una rete importante di persone di sua fiducia , in giro per la regione Emilia e per i suoi vari Ministeri, secondo i classici canoni degli “amministratori” di partito. Ma quale laurea in filosofia ! Pierluigi Bersani si è laureato sì, ma alla mitica Accademia delle Frattocchie, leggendaria scuola di partito del PCI !

La Cina prossima ventura


Il duro, l'oratore, l'anglofono e l'occidentale: ecco i magnifici quattro che guideranno la Cina dal 2012

di Francesco Sisci


C'è bisogno di dirlo? Siamo in Cina, il paese dove molte vicende all'apparenza sembrano qualcosa e in realtà sono altro. Si guardi ad esempio la sessione plenaria del parlamento cinese in corso. All'apparenza è un rito stanco, paludato, ripetitivo che certo non riesce a strapparci alla noia o alle immagini di fuoco e fiamme delle cronache di altre parti del mondo. In realtà, dietro le quinte si sono aperti gli stati generali per la transizione politica più difficile e delicata, e forse anche più importante, del pianeta.


Nel 2012 andrà al potere la nuova dirigenza che guiderà la Cina fino al 2022, ma stavolta diversamente dal 2002 o dal 1992 la successione non sarà condizionata da un uomo sopra gli altri, Deng Xiaoping. Stavolta sarà un compromesso o una serie di compromessi tra gruppi di quasi pari potere e influenza. L'ultima volta che la Cina ebbe una cosa del genere fu nel 1976 alla morte di Mao. Allora finì con un colpo di stato e l'arresto della famigerata "Banda dei quattro" guidata dalla vedova di Mao, Jiang Qing.


Oggi le cose sono molto diverse, ma forse sono più incerte di allora. Tutto il mondo è oggettivamente coinvolto nella vicenda perché visto il peso economico e politico della Cina la scelta dei suoi uomini avrà un impatto globale.


Non ci sono dubbi sui due uomini chiave della vicenda, Xi Jinping e Li Keqiang, oggi rispettivamente vice-presidente e vice-premier vicario; nel 2012 dovrebbero diventare n. 1 e 2 del partito con le cariche probabilmente di presidente e premier. Certo anche un terzo membro del gruppo dirigente supremo, che si concentrerà nel politburo ristretto: ci sarà Li Yuanchao, capo del potente dipartimento organizzazione del partito.


Oltre costoro tutto è incerto, a cominciare da quante persone dovrà contare il politburo e soprattutto come saranno scelti i componenti che comporranno il politburo allargato e il comitato centrale, cuore e polmoni della politica cinese.


Oggi il politburo è composto di nove persone, il numero più grande storicamente di questo gruppo che in precedenza contava cinque o sette membri (sempre dispari per garantire una maggioranza in caso di voto). Ma nove, si obietta, è un numero troppo grande per prendere decisioni veloci. Si era arrivati in realtà a questo numero nel 2002, quando il partito effettuò la sua prima transizione pacifica del potere dal vecchio presidente Jiang Zemin al suo successore, attuale presidente Hu Jintao. Jiang in realtà ancora per due anni mantenne il posto di presidente della commissione militare centrale, massima leva del potere, e pur uscito dal politburo lo aveva riempito di uomini suoi e lo aveva allargato a nove membri (da sette) forse anche per garantirne un'inefficienza che avrebbe sottolineato il suo ruolo di arbitro.


In realtà le agende nazionali e internazionali sono tantissime e complicatissime, quindi nove persone risultarono un numero equo che venne mantenuto anche nel 2007 (il congresso del partito si riunisce ogni cinque anni). Oggi, con il moltiplicarsi della confusione e complicazione, c'è chi dice che è impossibile ritornare a sette membri, un numero più agile e veloce per decidere, ma bisognerebbe allargare il gruppo a 11, o comunque mantenere i nove.


Inoltre: chi decide? Nel 2002, anche se Deng era morto cinque anni prima ed era effettivamente uscito dalla politica all'inizio del 1995, quando ebbe un ictus che lo lasciò in stato vegetativo, lui e il suo gruppetto di anziani veterani della Lunga Marcia avevano deciso che il successore sarebbe stato Hu Jintao, portato nel politburo ristretto nel 1992. Tranne che per Hu, allora Jiang decise tutto il resto del gruppo dirigente.


Oggi Jiang, classe 1926, non ha certo il potere e lo status di Deng, e se pure lui e i suoi compagni di cordata hanno contribuito alla scelta di Xi Jinping e Li Keqiang nel 2007, lì si dovrebbero fermare, il resto delle nomine spetterebbe a Hu. O no? Hu ha o non ha il peso di Jiang nel 2002? e soprattutto in questi dieci anni il paese è molto cambiato, si è molto frammentato, sono emersi forti gruppi d'interesse che hanno volontà proprie, per esempio i militari, le aziende petrolifere, quelle esportatrici, i gruppi finanziari, eccetera. Con questi il presidente deve trattare, non può semplicemente dettare ordini, perché altrimenti poi lavorano contro o semplicemente non collaborano.


Poi c'è il futuro ruolo stesso di Hu che non è chiarissimo. Compirà 70 anni nel dicembre 2012, e dovrebbe andare in pensione nell'ottobre di quell'anno, a 69 anni quindi. Ma il suo predecessore nel 2002, Jiang, aveva 76 anni ed ebbe un'estensione di altri due anni, quasi come accade agli arcivescovi. Ci sono tutti gli elementi perché Hu possa volere un'estensione del suo mandato a capo della commissione militare. Rifiutargliela o meno sarà un'indicazione fondamentale della struttura e della volontà del potere cinese.


Infine ci sono le questioni di personalità. Il futuro presidente Xi Jinping è uomo volitivo, pugnace, ex capo delle guardie rosse. Cioè dopo due generazioni di tecnocrati, quella di Jiang e di Hu, tornano al potere dei rivoluzionari, che certamente non sono passati attraverso la Lunga Marcia, come Mao e Deng, ma hanno sofferto e sopportato come loro battaglie e tormenti durissimi durante la Rivoluzione culturale. Xi e anche Li Keqiang erano capi guardie rosse e poi sono stati mandati in campagna e hanno lottato con le unghie e coi denti fino a emergere capi delle loro brigate di produzione, cosa difficilissima in mezzo a un contesto di contadini ostili all'arrivo di giovani intellettuali di città.


Si accontenteranno quindi di rimanere sotto l'ombra dei più vecchi? E le loro giovani furie rivoluzionarie sono state placate o continuano a ribollire, lasciando la possibilità di riaccendere forti polemiche politiche che potrebbero spaccare il futuro gruppo dirigente con conseguenze imprevedibili?


Un po' di questo si è intravisto nel comportamento di Bo Xilai, segretario del partito dell'immensa metropoli di Chongqing. Appena arrivato in città, ha iniziato una feroce campagna contro la criminalità organizzata, cosa che ha gettato fango sul suo predecessore, e poi ha dato la stura a una ripresa degli slogan rivoluzionari degli anni 60. Entrambi sono exploit fuori dalle direttive di Pechino e che hanno dato segnali importanti a tutto il paese. Quest'anno sarà importante vedere se questi atti lo porteranno nel politburo ristretto o alla pensione.






I QUATTRO ASSI

Asso di cuori. Xi Jinping, il duro
Asso di quadri. Li Keqiang, l'oratore
Asso di fiori. Li Yuanchao, l'anglofono
Asso di picche. Bo Xilai, l'occidentale

da "Il  Sole 24 Ore" 7 marzo 2011

lunedì 7 marzo 2011

Pierluigi Bersani : il passato remoto

Pierluigi Bersani è nato nel 1951 . Nelle sue biografie ufficiali si dice poi che ha studiato, si è laureato in filosofia ( con una tesi su papa Gregorio Magno ) e si è sposato nel 1980 con la farmacista del suo paese. Non ci sono altre date . Si arriva subito al 1990 ( Bersani ha quindi 39 anni ) , quando Bersani è eletto vice presidente della regione Emilia-Romagna. Si accenna ad un breve periodo di insegnamento ; a militanza nella federazione giovanile comunista e nel partito comunista italiano , PCI ; ad un incarico di vice presidente della comunità montana piacentina ( ? ); e alla elezione nel consiglio regionale emiliano, con il PCI. Questo salto al 1990 vuole forse cancellare la militanza comunista di Bersani prima della caduta del muro di Berlino ? Sembrerebbe proprio di si . Nel 1970 egli era già nel PCI ; probabilmente si è laureato attorno al 1975 ; poi sembra che abbia fatto anche il funzionario di partito ; poi incarichi di partito ; poi elezioni ; poi il vice dell’ex socialista Boselli in Regione nel 1990 ; e qui le biografie diventano prodighe di informazioni su incarichi ministeriali e attività politica di Pierluigi Bersani. Quindi il suo passato remoto è fatto di pane e PCI ; difficilmente potrà dire quello che riferì il suo compagno Walter Veltroni ( “sono stato nel PCI , ma non sono mai stato comunista”) , anche perché i suoi compagni emiliani, alla Peppone, lo infilzerebbero con i forconi.


Negli anni 70 e 80 il PCI era per l’abolizione del sistema di mercato e per la statalizzazione dei mezzi di produzione ; se il PCI avesse avuto il 51% dei voti , questo avrebbe voluto fare, secondo la propria ideologia, i propri legami con il sistema comunista internazionale e i propri programmi ; dovendo invece fare accordi con altre forze politiche , cercò varie strade di compromesso . Una fu quella di distinguere il potere centrale da quello locale ; al centro il PCI stava all’opposizione ; negli enti locali governava , assieme ad altri , in sistemi liberali , limitati solo da alcune imprese municipali o regionali. Un’ altra strada fu quella di mirare ad un accordo elettorale tra tutte le forze di “sinistra” ( dai socialdemocratici ai comunisti ) contro la Democrazia Cristiana e la Destra ( liberali e missini ). La terza fu chiamata “compromesso storico” e mirava ad un accordo diretto tra democristiani e comunisti , per una solida e duratura gestione del potere, mandando all’opposizione tutti gli altri partiti e partitini , tra cui quelli di "sinistra". In questo schema di riferimento si mosse Bersani ; all’interno del PCI ebbe come capi-scuola tutti i grandi leaders comunisti italiani, esclusi Togliatti e Longo. E non ebbe neppure divagazioni ; non fece lavori nella società “civile” ; solo politica e partito , il PCI.

Quando l’ala più dura del riformismo socialista lanciò le proposte per le cosiddette “riforme di struttura” ( Riccardo Lombardi , anni 70 ), i comunisti di Bersani contrastarono nella sostanza questa linea e le proposte socialiste; puntando sulla “utopia” comunista, materializzatasi in Unione Sovietica, essi consideravano il riformismo socialdemocratico come un tradimento della lotta di classe, mentre il loro unico interesse, pragmatico e leninista, era quello di “governare”, gestire il potere, per quello che era…nell’interesse della classe operaia ; definivano i socialisti “sporchi riformisti”.

Con la caduta del sistema sovietico, i comunisti italiani, a partire da quelli che avevano vissuto solo di “pane e comunismo”,cominciarono ad avere qualche preoccupazione sul che fare; dovevano per forza diventare “sporchi riformisti”, cercando di usurparne idee e valori, anche senza averne né cultura, né convinzioni . L’area socialista peraltro non aveva alcuna voglia di accogliere questo esodo di tesserati e militanti ex comunisti ( e in più Bettino Craxi a dir poco era anti-comunista ): l’ombra dell’ Unione Sovietica , dei suoi soldi con cui la rete militante del PCI aveva vissuto e delle politiche stataliste e autoritarie importate, continuava a far paura , nonostante l’ “italianità dei compagni”. E l’area socialista era sì fatta da socialisti riformisti, ma anche da laici libertari e da cattolici progressisti.

I comunisti quindi furono ad un bivio ; o occupare, manu militari, con iscrizioni massicce, il partito socialista, PSI; o tentare un piccolo golpe contro i partiti “ di governo”. Provarono questa seconda strada e ci riuscirono , usando, assieme a missini e alla neonata lega, un manipolo di giudici. Così il soldato del PCI Bersani mantenne l’unico lavoro che sapeva fare ; il funzionario di Partito, questa volta , sulla carta, socialdemocratico, "sporco riformista". Non solo ; per coprirsi le vergogne del voltafaccia con una foglia di fico, salvò il suo amico Boselli dalle ingiurie antisocialiste, portandolo con sé per qualche anno ; quasi a ricompensarlo della copertura avuta nella gestione del potere emiliano, tutto comunista, con l’uso di un piccolo socialista da tenere ben in vista .

Ecco : questo fu Bersani : anti-riformista, anti-socialista, filo-sovietico, burocrate conservatore del potere del suo datore di lavoro , il Partito ; ma con una faccia bonaria ; delle peggiori !

sabato 5 marzo 2011

Le benzine di Tremonti



Sembra che  lo Stato prenda almeno il 50% del prezzo che si paga per le benzine. Quindi se si consumano 110 milioni di litri al giorno , ad una media di 1.50 euro al litro, lo stato incassa, tra accise e imposte, circa 85 milioni di euro/giorno . Un anno fa ne incassava  circa 70 milioni. In un anno i prelievi dello Stato sui consumi di benzina sono  pari a 31 miliardi di euro ; erano 26 miliardi. Perché questi dati , forse inesatti ?  Solo per dire che le tasse sui combustibili, in periodi di crisi come quelli attuali, potrebbero diminuire, invece di aumentare ; si tratta di consumi di massa e il più delle volte indispensabili in un Paese civile e moderno . Il signor Ministro dell’ Economia , il Chiarissimo prof. Giulio Tremonti , che appartiene alla famiglia dei  “…mo’ ti spiego…” ( famiglia sempre più numerosa  ), non parla mai di tasse sulle benzine ; e se invece un giorno , improvvisamente, ci spiegasse che le ha ridotte ? Il popolo farebbe grande festa e forse potrebbe anche attrezzarsi  con taccuini, per prendere appunti sul magnifico eloquio del proprio Chiarissimo Ministro.

mercoledì 2 marzo 2011

Il postino


 " Volete dire allora che per esempio , non so se mi spiego, che il mondo intero, no ? , il mondo intero proprio, col mare, col cielo, con la pioggia,le nuvole...è la metafora di qualcosa ? "

Intellettuali libici in TV



Alcuni studenti o intellettuali libici si sono presentati negli schermi TV italiani a inveire contro il loro colonnello "Gaddafi". Avevano facce pulite , da signorini e parlavano un italiano molto buono o perfetto.  Domanda : con i soldi di chi stavano e stanno in Italia ? Non è che, per lontanissima coincidenza ,sono figli dell' "aristocrazia" libica, fino a ieri prona davanti alla "guida spirituale" ? Non è che la loro "aristocrazia" ,quella che li ha tirati su, abbia a che fare con il potere del colonnello ? Svegliarsi in ritardo nei salotti italiani non pare un grande atto di coraggio ; e le loro testimonianze  , se pur contese dai media, non paiono molto attendibili ; ancora dei voltagabbana ? Ma perché non sono con le loro "tribù" a combattere ?

martedì 1 marzo 2011

Burattini in TV sulle bimbe ammazzate



Finalmente sono tornati i burattini, la marionette. Arlecchino e Arlecchina, Pulcinella, Balanzone, Pierrot, Pulonia , Vecchia, Stenterello. Non sono più ai giardini pubblici. Sono in TV ; ognuno può vederli a casa propria, anche senza bimbi.


In questi giorni ne sono stati rappresentati alcuni drammatici, sulla tragica scomparsa di una bambina nel norditalia.Si sono formati i soliti capannelli di comari e pettegoli nelle TV, pubbliche e private , che disquisiscono sul lutto particolare e sui lutti in generale. C’è il criminologo , che fa tendenza ; ora c’è anche la criminologa , bella donna con le labbra salsicciate. C’è la magistrato , che si occupa delle procedure, dal delitto al carcere ( ormai è fissa in TV ; sta lì di ufficio ). C’è l’opinionista , ex bella giornalista , un tempo disinvolta e ora beghina-moralista. Poi qualche avvocato, qualche giudice, qualche televisivo mestierante del “chi l’ha visto” ( quelli  che danno noia a chi scappa e che, talvolta, portano pure male…). E soprattutto Lui o Lei , il conduttore magnifico, che regala il microfono a questo o a quello ; si commuove; saltella qua e là; fa il padrone di casa , della scena, dello studio televisivo; si arrotola nel suo autocompiacimento del “quanto-sono-bravo”. E pontifica; dà la linea e la morale.

In questi giorni il teatrino impazza su una tragedia di cui non solo non si conoscono gli autori, ma si ha addirittura difficoltà a “ricostruire” il cadavere. Quindi manca proprio la sceneggiatura del teatrino . I burattini e il loro magnifico conductor ( maschio o femmina che sia ) parlano sul e del vuoto ; fanno acrobazie verbali e quindi per lo più inutili e cretine. Ma, dicono: " tutto ciò piace- tanto-alla gente". O , invece, tutto ciò può anche agevolare  un messaggio  di  violenza omicida , in un mondo bacato come questo ? Una cosa è certa ; l’ "evoluzione" umana viene rappresentata, nella sua "involuzione" animalesca, anche in questo teatro dei burattini ; che è fatto con istinto sanguigno e malsano.