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domenica 16 ottobre 2011

Indignez vous



“Indignez vous !” è il titolo di un libriccino, scritto da Stephane Essel per il Natale 2010 : Essel all’epoca aveva 93 anni; persona allegra estroversa , militante della Resistenza francese e amico di molti intellettuali celebri nella gauche transalpina. Cosa dicevano le 35 pagine del libriccino ? Giovani , ragazzi siete un mortorio ; il mondo si sta sviluppando a ritmi frenetici e voi state lì impalati a giocare con i balocchi del benessere ; svegliatevi ! I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri ; sta arrivando una dittatura dei mercati finanziari ; i sistemi di assistenza e protezione sociale si stanno restringendo ; i movimenti migratori si scontrano con nazionalismi e violenze . Il capitalismo , espressione dell’unica ideologia rimasta , il liberalismo, ha una crisi grave ; e voi dormite , guardate , non partecipate . Indignatevi !


Essel è socialista , di quella socialdemocrazia francese che ora si candida a riprendere il potere presidenziale ; è amico di Delors e di sua figlia Aubry ; solo per dire che il suo “indignatevi “ non è nato come grido rivoluzionario, anarchico o antagonista .

Il grido fu ripreso dai giovani spagnoli , gli indignados, e poi ha fatto il giro del mondo , assorbendo dentro all’indignazione tutto e il contrario di tutto . Sbarcato in Italia , sembra essersi concentrato su due “indignazioni”maggiori ; il debito pubblico e , ovviamente, Berlusconi.

Sul debito pubblico i nostri cari rampolli , ben vestiti , ben nutriti e ben equipaggiati , sembrano essersela presa con i nonni o i genitori ; una bella ragazzina si è presentata in TV indignata : “perché mai noi dobbiamo pagare per gli errori e i debiti delle nostre progenie ? Non paghiamo ! Falliamo e chissenefrega !” Ecco fatto ; a forza di dire che oggi paghiamo gli errori del passato , questo è il risultato ; ad essere  superficiali e approssimativi , non ci dobbiamo meravigliare che i frutti siano altrettanto superficiali e beceri. L’Italia uscì dalla seconda guerra mondiale con le pezze al sedere ; negli anni 80 era diventata la quarta potenza industriale del mondo ; in 30 anni da uno stato di miseria diffuso , siamo passati al benessere ; dall’emigrazione all’immigrazione ; da perdenti di una guerra disastrosa , a prestigiosi partecipi dei consessi internazionali politici , economici e finanziari. Se l’Italia si è indebitata è stato per crescere , per svilupparsi ; forse si è indebitata troppo , forse sono stati fatti errori, forse si poteva avere una politica economica e finanziaria migliore ( a cominciare dalla gestione della nostra entrata nell’euro ) ; ci possono essere tanti “forse” ; ma il dato di partenza non può mai essere dimenticato ; noi siamo un Paese privo di risorse , un Paese povero e manifatturiero ; la nostra unica forza sta nella trasformazione dei prodotti, nel dare valore aggiunto a materie prime o semi lavorate che ci arrivano da fuori ; o a servizi che riusciamo a fare meglio di altri . E quindi abbiamo bisogno di risorse finanziarie che noi dobbiamo prendere dalle banche , mentre altri le hanno nel proprio suolo ; nel nostro suolo c’è un patrimonio smisurato , che non è monetario e non è monetizzabile , quello storico, artistico, culturale e ambientale. Ma questo non può coprire i debiti fatti e da fare per lo sviluppo. Una volta non c’era la mondializzazione delle finanze e c’era la gestione della propria moneta ; e i debiti dello Stato venivano pagati da tutti con la svalutazione ; la gestione “tedesca” dell’euro non prevede questa parola, “svalutazione” ; anzi per la verità non prevede alcuna politica monetaria vera ; e quindi la spirale perversa del debito pubblico tende a soffocare l’economia di impresa : in Italia e nel mondo. Ci dobbiamo indignare con i nostri nonni ? No, assolutamente no ; se con qualcuno dobbiamo prendercela è con chi ha voluto e vuole che la Banca europea sia gestita come uno sportello postale e per di più con tutte le voglie e le forme dei ricchi e tutti i mezzi dei poveri.

Sull’indignazione contro Berlusconi emersa anche questa da molte interviste agli “indignados” nostrani ( che forse dovrebbero essere ricondotti alla loro reale essenza di semplici incazzati, con rispetto parlando ), stendiamo un velo pietoso ; questi giovani e meno giovani sono realmente vecchi : mancano di fantasia e di cultura umana ( lasciando da parte la semplice erudizione ), quella del confronto , delle idee , dei progetti e anche quella dei sogni : ripetono i ritornelli del “piove governo ladro”; lì si fermano e ballano . Lasceranno ai figli un mondo peggiore di quello che hanno ricevuto dai vituperati nonni , “che hanno fatto i debiti”.

Pubblicato da " L'Occidentale" il 17 ottobre 2011

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