viaaaa!!!

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lunedì 31 gennaio 2011

Odio le prediche


                            (...odio le prediche...)

Progresso



Walter Benjamin, filosofo tedesco, poco prima di suicidarsi, interpretò questo Angelus Novus di Paul Klee, come una figura che respinge la tempesta  del "progresso".

Hegel legge "... la storia dell'umanità come una linea ,con un senso ; è la libertà dell'uomo che avanza , tappa dopo tappa. La storia è fatta di rotture successive ,  è insomma una consapevolezza delle sfide. La storia delle società progredisce e , alla fine, avendo raggiunto l'uomo la sua più completa libertà , abbiamo lo Stato democratico nella sua forma ideale.
"Ma esiste anche un'altra interpretazione della storia.  I progressi fatti attraverso la libertà , la competizione, la corsa al "sempre più" ; tutto ciò può essere vissuto come un uragano di annientamento" ( Stéphane Hessel : Indignez vous . Indigène éditions 2011).

Hessel merita grande rispetto, intanto perché ha 93 anni e ragiona con un cervello meraviglioso, senza età ; e poi per la sua milizia anti-nazista e anti-fascista ; per il suo impegno culturale e politico solare, continuo e tollerante. Ma questa storia del progresso hegeliano , riproposta oggi, dopo più di un secolo di riflessioni , di confronti e di politiche, ha ancora un senso ? Probabilmente si, ma solo come utopia, socio-filosofica , analoga a qualsiasi credo mistico sulla configurazione dell'al di là.
E poi ; contro la logica del  "sempre più ", vale quella del "sempre meno" ? O è un'idea che nasce nella testa di gente sta già bene e può fare a meno del "più" ?  Non è meglio avere una storia del "sempre più" ,             " sempre meglio distribuito"? Non è che l'Angelus Novus di Klee, a differenza della lettura di Benjamin, rappresenta solo un grido di difesa da tutte le violenze devastanti della storia?

sabato 29 gennaio 2011

Tafazzi e la "sinistra"



La cosiddetta “sinistra” ha finalmente trovato un leader , che riesce ad unificare tutti, partiti, partitini, prime e seconde donne , liberi anarchici solitari : si tratta di Gaio Tafazzi, mitico martellatore dei propri genitali, sempre , malgrado e a dispetto di tutto ! Passiamo in rassegna solo alcuni titoli delle feroci e salutari martellate del nostro magnifico autolesionista.


1. Con il celeberrimo Occhetto, accompagnato dai bravi Napolitano, D’Alema, Veltroni, Bersani e tanti altri , tuttora in grande spolvero, organizzò una gioiosa macchina da guerra per vincere le elezioni del 1994; aveva lavorato bene, facendo fuori per via giudiziaria tutti i nemici ; aveva davanti un’autostrada per vincerle . Riuscì a perderle , inventandosi un gigante outsider milanese , sconosciuto alla politica.

2. Con Prodi e D’Alema , Presidenti italiani e non , vice Presidenti, Ministri degli esteri, con Napolitano, Ministro degli Interni, riuscì in un impresa storica: riuscì sempre a mettere insieme vastissime coalizioni, facendole permanentemente litigare tra loro ; e riuscendo anche a paralizzare il loro fare, per cui è impossibile ricordare anche una sola cosa concreta importante, in Italia e all’estero,da essi  fatta e conclamata. Risultato impossibile, ma Tafazzi c’è riuscito, con martellate durissime, che egli stoicamente ha finto di sopportare e che invece gioia infinita gli dettero.

3. Messa la cosiddetta “sinistra “ all’opposizione , il nostro ha cominciato a darsi da fare per distruggere il concetto stesso dell’ opposizione parlamentare ; ha cominciato col divertirsi a dare grande spazio all’integralismo cattolico da contrapporre non a quello islamico, ma al potere , al puro e semplice potere ; e così, con un colpo geniale, ha fatto mettere la signora Rosi Bindi ( che nella sua vita aveva fatto non la qualunque , ma la grandiosa vice-presidente dell’Azione Cattolica ) alla testa del Partito e alla vice – presidenza della Camera dei Deputati. La sola Bindi , nella sua santità tollerante,è l’immagine stessa della dolorosa e forse anche irritata penitenza dal peccato umano ; il messaggio di Tafazzi agli italiani è stato così forte e chiaro.

4. Aveva creato prima tal Uolter Veltroni: figlio del giornalismo ,egli si era dedicato a capire i films: poi Tafazzi lo fece il primo non comunista ad essere iscritto al partito comunista italiano . Uolter ascese e ascese e ascese e poi cadde ; non era abituato a farsi male ; così prese i suoi balocchi e andò a giocare da un’altra parte ; e poi disse che si sarebbe trasferito in Africa a lavorare per i poveri; forse anche loro fecero sapere di non volerlo . Uolter restò nel bel Paese, imbronciato. Tafazzi  lo raccattò e lo spinse a nuovi  vaniloqui , con il chiaro disegno  di altre  e violente martellate .

5. Gaio Tafazzi non ha mai lasciato solo neppure il conte Max d’Alema ; nella sua vertiginosa storia, d ‘ Alema ha avuto un solo e unico amico : lui , Gaio Tafazzi . Il conte Max ha sempre tramato e galleggiato; galleggiato e tramato ; è riuscito a dire e fare cose ovvie , passandole sempre per genialità : dovunque : da Palazzo Chigi, al bar di Gallipoli, dalla Farnesina a Sankt Moritz ; fino alla ultima e strepitosa proposta, al di là di ogni capacità inventiva umana : “ facciamo un governo con dentro tutti, con a capo un altro” (probabilmente pensava al suo sodale, il Magnifico Tafazzi ).

6. In questi ultimi tempi Gaio si è particolarmente eccitato . Si diverte come un matto a far mozioni contro il Governo . A farle votare e a perderle sistematicamente, con una goduria profonda e inconfessabile. A far fare accordi tra la cosiddetta “sinistra”e tutti gli altri possibili . A gestire nei pollai della TV scontri furiosi , di sicuro fascino per le curve dello stadio, ma tombe fatali per il futuro dei suoi protetti e datori di lavoro assieme. A fare il moralismo in mezzo a bande ululanti di goliardi in libera uscita : per questa inquisizione Tafazzi non ha utilizzato il martello abituale , ma una mazza recuperata tra i marmi delle Apuane .Insomma a voler promuovere una gran festa del masochismo ,a cui tutta l’opposizione parlamentare italica partecipa con entusiasmo, lasciando al presunto infame ex outsider ricco milanese sconosciuto alla politica, il governo della maggioranza , ma ormai anche della opposizione.



Il giornale con la raccolta delle imprese di Gaio Tafazzi può diventare un’enciclopedia. Potremmo invitare a scriverla tutti coloro che hanno avuto e hanno il privilegio di assistere alle mirabolanti esibizioni dell’unico, mitico e irraggiungibile Gaio Tafazzi, padre incontrastato della cosiddetta “sinistra” , che continua ad avere godimenti sublimi nel farsi del male : nel perdere sì , ma partecipando, con sofferenze goduriose !

giovedì 27 gennaio 2011

Semi salati

                                       


Si stima che da ora al 2020 l'Europa abbia bisogno di altri 16 milioni di lavoratori qualificati; mentre i lavoratori con scarsa qualificazione diminuiranno di almeno 12 milioni di unità.

Il costo della riunificazione tra le due Coree è valutato in 1500 miliardi di euro . Quello tra le due Germanie fu di 1300 miliardi di euro.

Per le spesucce la coppia Ben Ali si è portata via da Tunisi 1,5 tonnellate d'oro: equivalenti a circa 48 milioni di euro .

Il tugrik mongolo è la moneta che si è più rivalutata sul dollaro nel 2010 : + 15,8 %.

"...c'è una perfetta congenialità tra giustizialismo e post fascismo..." ( Edoardo Crisafulli )

" ...Meno sappiamo e più lunghe sono le nostre spiegazioni..." ( Ezra Pound )

"...il paradiso lo preferisco per il clima ; l'inferno per la compagnia..." ( Oscar Wilde)

Faccia nostra sotto i piedi vostri

















Avanti

ssshhh! numeracciooo! lasciamo perdere.....

Silvus Princeps

Teofilo riceve in pergamena ,a rotolo con fiocco verde, la seguente attestazione, che pubblica qui di seguito





Noi , magnifici Gran Maestri, Maestri, Signori e Dignitari del Sovrano e Commendevolissimo Ordine Goliardico di San Salvi, del Poverissimo Ordine della Lira e del Placido Ordine della Vacca Stupefatta,
nominiamo Ser Silvus dei Berlusconi di Letitia  Dadda e d' El Maharug

                                 Principe di Goliardia

Egli  potrà fregiarsi dei mostrini spettanti al Suo rango  in tutte le manifestazioni, pubbliche e private, di Suo interesse; Egli potrà inoltre avvalersi del Lasciapassare Goliardico ,valido in tutto il globo terracqueo. 

lunedì 24 gennaio 2011

Le frontiere di Debray

Se i confini funzionano come "porte aperte"

Con Régis Debray la sinistra riscopre
il valore delle frontiere fra i popoli


C’erano una volta le frontiere. Poi si è detto che lo sviluppo dei valori universali dell’uomo e del suo sapere avrebbe eliminato le barriere, i confini. C’ è stata la mondializzazione dell’economia e dell’informazione; miliardi di persone hanno cominciato a spostarsi dappertutto e in maniera sempre più veloce. I progressisti, nel tempo, sono sempre stati per il superamento dei confini; i conservatori per il loro mantenimento.

In Francia la sinistra intellettuale è in fermento. Una conferenza a Tokyo di un suo prestigioso esponente, Régis Debray (amico di Fidel Castro e del Che negli anni Sessanta, poi di Mitterand e infine professore di filosofia a Parigi), si è trasformata in un volumetto “Eloge des frontières”. Cosa dice Debray? Considerazioni antropologiche, storiche e filosofiche a parte, l’autore sostiene che le frontiere sono le uniche a poter garantire la pace e un corretto sviluppo delle relazioni tra i popoli; alla condizione essenziale che esse rappresentino delle porte aperte, non inchiavardate, in entrata e in uscita; ma delle porte, non dei muri o reticolati, che producono l’effetto opposto, ossia la non conoscenza e il non riconoscimento degli “altri” e quindi tensioni e guerre.

Le frontiere sono anche l’unica garanzia per la valorizzazione della storia e della cultura dei popoli, in un mondo sempre più multicolore, multietnico e multinazionale. Le comunità peraltro esistono solo se hanno dei confini, che, con la loro stessa esistenza, generano la politica, le politiche. La frontiera “d’aria”, quella non fisica, indeterminata sul territorio, è una linea astratta che, quando vuol separare, premia solo i più forti. La linea d’aria dei villaggi planetari in sostanza tende a creare unicamente ghetti di violenza. “Un Paese, come un individuo, possono morire in due maniere; o asfissiati tra i muri o spazzati via da correnti d’aria”.

Le frontiere quindi sono belle; e a varcarle ancora si provano i brividi; brividi nel rientrare a casa propria e brividi nell’andare in casa altrui ; bisogna solo avere la coscienza fisica che si stanno varcando delle soglie. E poi che la mondializzazione stia eliminando le frontiere non è vero: negli ultimi 20 anni sono stati costruiti 26 mila km di nuove frontiere e 10 mila km di muri e fili spinati sono attualmente in corso di realizzazione; negli ultimi due anni ci sono state ben 26 guerre frontaliere. E ancora: “...che sia utile mettere il mondo in rete non significa che si possa abitare questa rete come un mondo”, anche la rete insomma è un attrezzo, non un luogo.

Queste le idee di Débray. Forse che questo raffinato intellettuale d’oltralpe (se pur con passati guerriglieri andini ) se la intenda con il nostro ruspante e prosaico Bossi? In un certo senso sì; e il fatto curioso è che nei dibattiti politico culturali sul libro di Débray è difficile trovare qualcuno che non sia d’accordo con lui, qualcuno mondialista o internazionalista; la stessa Europa è messa a dura prova in questi dibattiti. E non parliamo di quello che fu l’internazionalismo socialista!

Non sono contro le sue tesi neppure quelli delle varie associazioni “sans frontières”, che lui sbeffeggia un po’, elencandole, dagli avvocati ai veterinari. Brauman, prestigioso Presidente emerito di Medecins sans frontières, per esempio, sostiene con Debray che i loro medici devono passare le frontiere e sapere di lavorare in casa altrui, senza protezione alcuna di Governi o organizzazioni internazionali. Anche lui confessa di amare il brivido della soglia di una frontiera, con sbarra e passaporto.

Pubblicato da " l ' Occidentale " il 24 gennaio 2011

domenica 23 gennaio 2011

Criteocrazia




Monos = solo

Aristos = pochi

Demos = popolo

Kratos = autorità, forza , potenza

Arké = potere, governo

Krites = giudice

Da qui : monarchia, aristocrazia, democrazia.

Quindi ; il re ha il “potere” e “ governa”.

In aristocrazia, i pochi o in democrazia, il popolo , hanno l’autorità , la forza ( per ex la dittatura del proletariato , tristemente nota, in termini etimologici , dovrebbe essere considerata una forma di democrazia).

Dicono che in Italia non c’è solo una criteoarchia ; c’è proprio una criteocrazia.

sabato 22 gennaio 2011

Elogio dei limiti



Da Régis Debray Eloge des frontières Gallimard 2010

…Roma la Città delle città. Primo atto ; Romolo prende un vomere di aratro e traccia il “pomerium”, limite sacro e inviolabile del Palatino. Suo fratello Remo lo pagherà con la vita , perché si ammazzerà , saltandoci sopra. Così nelle nostre radici . Sacro viene dal latino sancire : delimitare, cingere, vietare. E così Santuario.



Una popolazione si trasforma in popolo .L’ economista, il sociologo, il demografo trattano la popolazione , da un punto di vista scientifico…Un popolo, invece , è una questione sia più solforosa che più lunatica ; un problema di miti e di forme. Sono richieste una leggenda e una carta. Degli antenati e dei nemici. Un popolo è una popolazione, con in più dei contorni e dei narratori.


La miseria mitologica dell’effimera Unione Europea, che la priva di ogni “affectio societatis”deriva in ultima analisi da ciò che essa non vuol sapere e , ancora peggio, da quello che non vuol dichiarare : da dove essa cominci e dove essa finisca.


Chiunque, nazione o federazione di Stati, non riesca a riconoscersi un “di sopra”, non si sente responsabile di “un di fuori”. Non tollera neppure l’idea di “un di fuori”. E ignora dunque il suo “dentro”. Chi vuole superarsi, deve cominciare con il delimitarsi. L’ Europa non è riuscita a prendere una forma ; non incarnandosi in nulla, ha finito per rendere l’anima.


Niente rivela meglio il retro-pensiero di una società, che i propri avamposti. Per entrare nell’ intimo di una società, allontanatevi dalla sua capitale e fate il cammino delle frontiere.Ho seguito questa regola in Terra Santa. Non credo di essermi sbagliato. Là si trovano i veri cristiani , i veri ebrei, i veri mussulmani, quelli dietro essendo solo delle pallide contraffazioni, perché troppo ben protetti. Più esposti ai rischi delle perfusioni e delle confusioni con il fratello-nemico, i centravanti di ogni squadra mobilitano i propri anticorpi , come un gatto, che tira fuori le proprie unghie.


“Quando una scienza naturale fa dei progressi, non li fa mai nel senso del concreto, ma sempre verso l’incognito. Ora l’incognito si trova alle frontiere delle scienze, laddove i professori si mangiano tra loro , come disse Goethe” ( Marcel Mauss )


“Oggi non ci sono più limiti”, si sente dire. …L’indecenza dell’epoca non proviene da un eccesso, ma da un deficit di frontiere. Non ci sono più limiti “a” , perché non ci sono più limiti “tra”. Gli affari pubblici e gli interessi privati. Il cittadino e l’individuo, il noi e l’io. Tra l’essere e il suo apparire. Tra la banca e il casinò.Tra l’informazione e la pubblicità. Tra la scuola da una parte e le convinzioni e gli interessi dall’altra. Tra lo Stato e le lobbies… La camera e l’ufficio del capo dello Stato. ecc. Il principio della laicità aveva un nome : separazione. La Legge, nel forum ( il collettivo ) ; il Privato , a casa.


La frontiera rende eguali ( per quel poco che sia ) potenze diseguali . I ricchi vanno dove vogliono, volando ; i poveri vanno dove possono, remando.

Guardiana del proprio carattere, rimedio contro l’adorazione ombelicale, scuola di modestia, leggero afrodisiaco, stimolatrice di sogni, una frontiera riconosciuta è il miglior vaccino possibile contro l’epidemia dei muri.

Il predatore odia i bastioni ; la preda li ama.


“ Lo stato di frizione latente e continuo elettrizza i rapporti “ ( Julien Gracq ) .Lo strofinio delle civiltà tra loro provoca degli eczema. Gli integralismi religiosi sono malattie della pelle del mondo globale , dove le religioni sono attaccate tra loro. “ Quando lo spazio senza limiti si unifica al punto da divenire tutto assieme una frontiera, allora il mondo intero diventa una zona irritabile “ ( Daniel Innerarity ) . Ad ogni tocco, un grido di collera, ad ogni disaccordo, un punto d’onore. Ci si picchia, ci si spia, ci si oltraggia, si prende fuoco per una parola di troppo.


“ Quale è il cuore della pace ? Una frontiera . Quando due popoli vicini fanno la pace , fissano, prima di ogni altra cosa una frontiera tra loro.( Uri Avnery )


“ Agli altri popoli è stato dato un territorio limitato ; la città di Roma e il mondo hanno la stessa estensione.” ( Ovidio)

mercoledì 19 gennaio 2011

Le frontiere del villaggio

                     Marc Chagall Io e il villaggio 1911 

Da : Régis Debray  Eloge des Frontières Gallimard 2010


“La nostalgia del paese evoca molto quella del ritorno alla matrice, alla maternità del villaggio nel suo involucro quasi fetale ( il nome comune del villaggio è in giapponese fukuro, sacco, tasca, significando sia la comunità che la madre )” Augustin Berque: Le Sauvage et l’Artifice.



Nessun quartiere di Parigi assomiglia ad un altro ...
In ogni quartiere si assapora un’aria di famiglia. Si è di Belleville,del Sentier, della Butte-aux-Cailles, del Faubourg Saint-Germain – con un “di” restrittivo, che può anche essere onorifico. Ci sono pure , e sempre di più, vicini o confinanti con questi territori , dei “non-luoghi”, per persone indifferenziate, rifugi utili e anche indispensabili, ma senza qualità né volto: supermercati, aeroporti,stazioni di servizio, parcheggi, autostrade, ferrovie, caselli . Degli stolti pronosticano, per questo , un pianeta hub, vasto aeroporto senza popoli, capace di collegare Marte e Pandora, con dei bipedi volanti, che non avrebbero più bisogno di posare i loro due piedi da qualche parte. Un consumatore teleportato, una città aerea , a dimensione del globo : questa idea del sorvolo ha fatto poca strada , come quella dell’economia in assenza di gravità , che l’accompagnava.


Una comunità senza esterno , per riconoscerla o investirla , non avrebbe più “luogo” di esistenza, come una nazione sola al mondo vedrebbe svanire il proprio inno nazionale, la sua squadra di calcio o di cricket, fino anche alla sua lingua. Una persona morale ha un suo perimetro o non esiste. Perciò una “comunità internazionale” non può essere una.


Nell’ Ellade le prime scuole filosofiche riferivano gli adepti a un quartiere , a un giardino, a un parco; i moderni si sono riferiti ad una dottrina per compensare la radura perduta. Prima di arrivare al platonismo, la stirpe di Platone si chiamava Accademia, un sobborgo di vasai contornato da platani. Prima dello stoicismo, ci fu il Portico e prima dell’epicurismo il Giardino. Noi abbiamo segato i platani e sostituito i peristili, i cortili con portici e colonne, con dei confini di carta. Marxismo, personalismo, islamismo, buddismo, ecologismo, ecc. ; la nidificazione in un “ismo” è un palliativo dello sradicamento.

Rosina la Bionda

Dicono che Rosina la  Bionda si sia sventrata un intero convento di monaci trappisti ; di nascosto e di notte, per una settimana . Sarà vero ?  Il pm, obbligato agli accertamenti penali del caso, ha inviato 3436 poliziotti giudiziari sul posto e ha predisposto per  35632 intercettazioni telefoniche   ( ad oggi ); ha mandato a Rosina e a a tre suoi compagni di preghiere , avvisi di “garanzia” ( che sono, come noto, ipoteche sulla persona e sulla sua anima ). La Rosi è serena ; anche se l’accusano di aver abusato  di un maggiorenne ( il padre guardiano ha più di 80 anni ; lui , però, balbettando nega ). E’ andata in quel convento ; è vero . Lì ha mangiato ; è vero. Lì ha cantato ; è vero . Lì ha anche bevuto la grappa dei monaci ; è vero ! Ma poi basta ; o forse non ricorda , perché i tabulati telefonici sono assai equivoci. Intervistata in TV ha detto “ che nessuno si permetta di farmi la morale ; la mia morale è più alta di quella di tutti  gli altri !” . Già W Rosina la Bionda e la sua morale superiore, omniscente e adamantina !

lunedì 17 gennaio 2011

Piero della Francesca

Piero della Francesca , figlio di Benedetto de' Franceschi e di Romana di Perino da Monterchi ; nato a Borgo San Sepolcro nel 1416 ( forse : l'anagrafe prese fuoco ) e ivi morto nel 1492 ; terre dell'alta valle del Tevere , facenti parte dell' etrusca Arretium ( antichissimo borgo umano , 600 a.c.)

                  Isabella Sforza e Federico da Montefeltro

domenica 16 gennaio 2011

La frontiera della pelle


Da Régis Debray Eloge des frontières Gallimard 2010

“ Ciò che c’è di più profondo nell’ uomo è la pelle ...“ ( Paul Valery )

"La pelle non è solo l'involucro dell'organismo: essa ne è anche lo specchio e il riassunto  Jean-Paul Escande ).



La materia non ha né guaina né pelle. Solo la cellula ha una membrana. Gli eucarioti ne hanno perfino due, attorno al nocciolo e alla cellula. La pelle sarebbe l’organo primordiale delle epigenesi, il primo riconoscibile nell’embrione. E’ dotandosi di uno strato isolante, il cui ruolo non è quello di impedire, bensì quello di regolare lo scambio tra un dentro e un fuori, che un essere vivente può formarsi e crescere….


Cristalli e minerali non muoiono; questo privilegio è riservato ai vegetali e agli animali. Il vantaggio dell’ involucro si paga con un leggero inconveniente : la morte…..

Ben Ali


Nel 1970 ,all’inizio del Ramadan , il Presidente tunisino, Habib Bourguiba , si presentò in televisione con un bicchiere di latte ;“ Chi vuole , si alimenti; Allah sa che per lavorare e vivere ci si deve alimentare ; chi vuole faccia il digiuno coranico , totale durante il giorno; chi non ce la fa , si nutra quanto necessario, senza eccessi “ ; e bevve il bicchiere di latte. Bourguiba fu il Presidente , che lottò e trattò con i francesi per l’indipendenza tunisina , senza che una goccia di sangue fosse versata ( 1956). Mise in piedi uno stato moderno e laico, anche se … marginalmente democratico . Si dice che il generale Ben Ali fosse ai vertice dei servizi segreti tunisini, quando Bourguiba lo chiamò al Governo ( o gli fu … consigliato di chiamarlo ), a seguito di moti di piazza analoghi a quelli di questi giorni . Poco dopo Ben Ali chiese a Bourguiba di farsi da parte ( aveva ormai 84 anni ) ; lo fece passare per demente, con tanto di certificato medico , firmato, tra l’altro, da due generali ; lo mise in una villa a Monastir (dove morì a 97 anni); e prese il potere ( 1987) . Ora Ben Ali è stato rovesciato ; da chi ?


I media dicono dalla rivoluzione dei “gelsomini “; la cosiddetta “sinistra” dice dal popolo. Possibile ? No. Si tendono a dimenticare alcuni piccoli fatti. Nel novembre 2009 alle elezioni Ben Ali prese 4.238.711 voti su 4.477.388 votanti ; dati falsi ? Probabile , ma qualche tunisino, per ben cinque elezioni di fila dal 1989, Ben Ali lo ha votato ; o no ? e le elezioni stavano nell’immaginario collettivo tunisino e non ? Non solo : in Tunisia ci sono una decina di Partiti rappresentati in Parlamento ( 214 deputati ); tutti commedianti , per 23 anni ? C’è anche un sindacato dei lavoratori , la UGTT, che ora è scesa in piazza; e prima ? Ben Ali “dittatore”, con un Parlamento, dieci partiti , milioni di voti e rappresentanze sindacali.

Insomma è vero che c’è sempre una prima e forse unica volta , per fare una rivoluzione . Ma questa non pare proprio una rivoluzione ; pare semplicemente un colpo di Stato contro un presidente eletto, non un “dittatore”. Qualche giorno fa , prima che ci fossero le manifestazioni di piazza, gli avvocati tunisini fecero sciopero , contro Ben Ali ; attenzione , gli avvocati ( non i diseredati ), cioè quelli che avevano votato in massa Ben Ali appena un anno prima. Chi aveva detto loro che potevano farlo ( o addirittura “dovevano” farlo ), senza scontrarsi con un potere assoluto, come quello del presidente tunisino ? Il 14 gennaio pomeriggio Ben Ali si è presentato alla televisione facendo grandi “concessioni” e promettendo che se ne sarebbe andato, nel giro di tre anni ( ripetendo un gesto che 25 anni prima aveva fatto anche Bourguiba). La mattina dopo con la gente in piazza , con tutti in piazza , guidati dal sindacato filo governativo UGTT, Ben Ali decide di scappare : decide ? O qualcuno è andato a trovarlo, dicendogli che era tempo delle valigie ; come lui stesso aveva fatto con Bourguiba, 23 anni fa? Come allora, probabilmente si sono mosse le forze armate tunisine; esse sembrano lealiste ; non sembrano politicizzate e sembrano essere sempre state fuori da giochi di potere sporchi. E allora perché lo fanno ? Ci sono diverse possibilità , riassumibili in due filoni di cause , non in contraddizione tra loro : il primo riconducibile a problemi di corruzione del potere oltre ogni limite di tolleranza ( e sembra che con Ben Ali e famiglia questo limite fosse stato passato ormai da tempo ); il secondo su spinta di forze alleate straniere ( occidentali ? islamici ? ) , con interessi assai complicati.

Quello che pare intollerabile è l’ipocrisia generale , che consente a tutti ( media, partiti, intellettuali, opinionisti ) di scatenarsi addosso al leader tunisino, come sciacalli; fino a ieri nessuno parlava del “dittatore”; oggi tutti gli sono addosso, tunisini e non . Ma non sarebbe meglio dire la verità ? In Tunisia è stato fatto un colpo di Stato ( probabilmente a ragion veduta ) ; e ora ?

Ora dobbiamo preferire il ricordo del laico Bourguiba , che ha strutturato la Tunisia in Paese civile; piuttosto che quello di Komeini, che fu riportato in Iran da Air France al posto del deposto ( e anche lui scappato) sha in sha; e che fece un governo con laici e liberali, per poi scaricarli , a volte ammazzarli e dare tutto in mano a sistemi di stato clerico-medioevali .

Attenzione : il pericolo ci può essere non tanto nel popolo dei gelsomini, quanto in alcuni interessi strategici internazionali ; e siamo in pieno Mediterraneo, a pochi chilometri dalle coste italiane ed europee !

Pubblicato da " l ' Occidentale" il 16+1 gennaio 2010

Bokassina



Orgone
Fratello mio questi discorsi sanno di libertinaggio...:
Voi vi tirerete addosso qualche brutto affare !
Cleante
Ecco il discorso comune dei vostri simili:
essi vogliono che ognuno sia cieco come loro.
Essere libertino significa solo avere buoni occhi;
e chi non adora un pò di innocue moine,
non ha rispetto né fede per le cose sacre.
Via , tutti i vostri discorsi non mi fanno paura;
so come parlo e il cielo vede il mio cuore.
                                          Moliere
                        Il Tartufo, atto I , scena VI

Grazie  mitica Bokassa ! Finalmente sapremo tutto: cosa si sono detti, come se lo sono detto, cosa hanno fatto in dettaglio nella prostituzione; e cosa sia significato quel "minorile"; e i colori delle lingeries degli uni e delle altre,  i pois e le righe ,i rotoloni e i rotolini, le esclamazioni e gli ordini, i sussurri e le vocine; e le intese , gli appuntamenti , i numeri segreti, i pasti, le feste, le danze, le musiche, i salotti e le alcove, i bagni e i wc, le cucine e le arti culinarie nella prostituzione; le auto, i sedili avvolgenti,  di pelli e di pelliccie , magari le moto prostituite, assieme alle bici. Oh sì, mitica Bokassa nostra !  Dicci e dacci tutto; avremo di che vivere per qualche altro mese ; ma non ci lasciare a metà ; forse sono stati anche al mare ; in barca o in patino o in pedalò; forse nella neve ; nello snow-board in due o in più , seminudi o tutto-nudi; e poi vestiti; ma come nella prostituzione? vestiti come ? è importante per  la moda prossima ventura ( corre anche moneta ! ).  Dai Bokassa , tieni duro , vai fino in fondo; e non badare a spese ; per noi è vita ; vogliamo sapere tutto , nel dettaglio . Oddio, no !  Giocavi soltanto ...oh no , qui giocano soltanto ...e noi come facciamo a divertirci !

                                                                          

sabato 15 gennaio 2011

Eloge des frontières



Peccato ! “ Eloges des frontières” è un bel libro di Régis Debrais ( Gallimard 2010 ), ma è diretto ad una élite delle élites; cioè a qualche migliaio di persone che riusciranno a capirlo nella sua interezza. Debray si arrotola , con autocompiacimento, dentro a idee, a riflessioni , a immagini, talvolta senza logica alcuna, ma con un esibizionismo di erudizione, quasi premeditato e anche pressoché intraducibile in molte sue parti. Cercate di capirmi, sembra dire : io sto quassù e peggio per voi , se non ci arrivate.


Regis Débray fu un mito negli anni 60. Dopo le Grandi Scuole di Parigi, andò a Cuba ; fece amicizia con Fidel Castro ; andò a combattere con Che Guevara in Bolivia; fu preso e incarcerato; alcuni dissero che fu lui , torturato, a mettere l’esercito boliviano sulla pista del Che; fu lui a tradire . Il mistero resta tuttora. Fu condannato a 30 anni di prigione. Fu graziato . Tornò in Francia , dove fu consulente di Mitterand ; e poi professore di filosofia. Ha scritto moltissimo , sempre con grande erudizione ermetica. Si direbbe un grande chirurgo, che non riesce a spiegare in una lingua accessibile cosa fa . Qualche giorno fa , a chi gli chiedeva come si definirebbe oggi , rispose : “un gollista di sinistra”. Nazional socialista ? Questo è il pericolo che paventano coloro che leggono il titolo di questa sua ultima opera . Non è assolutamente così. Le sue tesi sono semplici , anche se argomentate con grandi intrighi formali e sostanziali.

Il mondo è fatto di popoli multicolori : le popolazioni sono numeri statistici e sociologici; i popoli sono localizzati, hanno una loro storia, una cultura e una religione.

Ogni terra, ogni popolo ha un confine, da dove si entra e si esce; non deve essere un muro, una porta chiusa ; e non deve essere neppure solo aria. Nei confini con i muri gli uni vogliono ignorare, non capire, gli altri; e quindi essi generano solo ostilità. Nei confini fatti di aria , il più forte tende sempre a dominare. Quindi i confini creano le condizioni del riconoscimento reciproco, del rispetto, della discussione , della trattativa in difesa dei propri interessi.

La cosiddetta mondializzazione è un fenomeno virtuale , che viene appiccicato addosso a terre e popoli multicolori, a mondi diversi. Essa funziona in alcune nicchie, per esempio finanziarie, informatiche , mediatiche. Ma è irreale : negli ultimi 20 anni si sono avuti 26 mila Km di nuove frontiere e altri 10 mila Km di muri e barriere varie ; e ancora tra il 2008 e il 2010 sono state registrate ben 26 guerre frontaliere.

A forza di non voler capire le ragioni delle separazioni, vinceranno le segregazioni.

“Il “ sans-frontrièrisme” è dunque un’idelogia spontanea che accompagna un economismo globalizzato, un tecnicismo standardizzato, un assolutismo generalizzato e un imperialismo senza complessi”( Philippe Petit )

Colui che si sente dovunque a casa sua , è pericoloso e non abita da nessuna parte .

Le tesi di Debray sono tante , intriganti e spesso sparate con violenza. Ma non paiono rispondere con chiarezza ad alcune tra le tante domande possibili e elementari . Per esempio , se nella casa del vicino non c’è da mangiare o ci sono violenze disumane o ci sono attentati alla sopravvivenza della specie o … tanti altri “o”, di fatti umanamente intollerabili e la porta del vicino è chiusa a chiave, con tre mandate, che si fa ? Si annusano gli odori pestilenziali nel pianerottolo ? Si bussa e si chiede permesso ? Quali sono le regole dei confini di casa propria e di casa altrui ?

“Eloge des frontières” non sembra voler rispondere ai problemi ; sembra piuttosto porli, in maniera intelligente e profonda, anche se un po’ confusa.

domenica 9 gennaio 2011

Il nonno


 Il nonno di Teofilo guarda : pensando ; o viceversa.

sabato 8 gennaio 2011

Cote d' Ivoire




“Pognon”, soldi ; ecco il motivo dello scontro politico in atto in Costa d’Avorio. I due avversari : Laurent Gbagbo ( presidente uscente ) contro Alassanne Ouattara, candidato da quasi venti anni alla presidenza. Tutti e due dicono di aver vinto le elezioni del 28 novembre scorso. La Francia, assieme a tutte le principali organizzazioni internazionali, africane e non ( ONU compresa ) , dicono che ha vinto Ouattara . Ma Gbagbo tiene duro ; non vuol lasciare la presidenza ; minaccia sfracelli, sostenendo che sono i neo-colonialisti stranieri a voler far vincere Ouattara. Il ritornello è il solito ; e la verità sul voto espresso non si conoscerà mai e resterà quella che ufficialmente è stata proclamata, con supervisione ONU : Ouattara 54% ; Gbagbo 46%. Il primo aspetta in un albergo, protetto da milizie ivoriane e caschi blu , che l’ex presidente se ne vada; l’altro si è barricato nella palazzo presidenziale e sta cercando di restare, se necessario con la forza. Tutti , compreso Ouattara, provano a offrire a Gbagbo un’uscita onorevole ( residenza nel Paese, ospitalità negli Usa ; e altro ancora ). Lui continua a rifiutare e aspetta, dopo aver nominato, tra l’altro, come suo porta -parola nel mondo, Roland Dumas, ottantottenne ,ex ministro degli esteri della Francia di Mitterand; su questo i francesi sono furiosi e non perdonano neppure ad alcuni esponenti socialisti di essersi compromessi non poco in una amicizia, anche esibita, con Gbagbo. ( oltretutto contro la direttiva dello stesso loro partito ) . La situazione potrebbe degenerare da un momento all’altro ; anche perché , dopo la morte nel 1993 del fondatore della repubblica Houphouet Boigny , voluto dai francesi all’indipendenza, nel 1960, una guerra civile, strisciante e non, c’è quasi sempre stata ( e dal 1992 ha visto, tra i protagonisti, proprio i due rivali di oggi ).

In effetti la Costa d’Avorio, ex colonia francese , è relativamente ricca ; e quindi è un miraggio per alcuni popoli poveri della regione. Nel Paese sono mescolate tribù e religioni ( il nord povero,in prevalenza islamico, il Sud ricco, in prevalenza cristiano) ; da stime fatte quasi il 30% della popolazione è straniera e il 50% circa delle piccole e medie imprese locali sono in mani estere. La Costa d’ Avorio è il primo produttore al mondo di cacao ; e la società franco-belga Barry Callebault, con sede in Svizzera, controlla circa il 50% del commercio di cacao nel mondo. Il Paese inoltre ha risorse di gas e di petrolio ( gestite in prevalenza dalla francese Total ) ; produce caffè, cotone e legno pregiato, con una popolazione di 21 milioni di persone. Il porto di Abidjan è considerato il primo dell’ Africa nord-occidentale e il secondo del continente.

Questo elementare quadretto geo-economico, da solo ,dice che i problemi ivoriani hanno una proiezione internazionale ; che l’esercito francese non è lì per gita ; e che anche i caschi blu devono garantire ,nel limite del possibile , la pace tra contendenti , motivati a scontrarsi per tante, forse troppe ,ragioni. Da ormai più di 40 giorni dalla proclamazione dei risultati elettorali , tutti sembrano fermi ad aspettare qualcosa ; se non fosse per le continue minacce, più o meno velate, fatte da una parte e dall’altra, e anche da Paesi terzi come la Francia o gli USA, che hanno congelato i rapporti di Gbagbo con il resto del mondo ( pur offrendogli vie di uscita ). Esperti francesi dicono che prima di andar via l’ex presidente deve mettere i conti a posto ; i propri conti, più di quelli del Paese ; quelli nel cacao, nel caffè, nel porto di Abidjan e via dicendo. E gli altri gli stanno dando il tempo di farlo. Poi però dovrà andarsene; perché giudicato inattendibile dai francesi , che nel 2004 hanno dovuto usare anche la forza contro lui ,che aveva fatto bombardare i soldati francesi , provocando nove morti; e soprattutto nemico mortale del vincitore Ouattara , che nel 1992 da primo ministro lo fece incarcerare ; e che nel 2002 dovette rifugiarsi, a sua volta, in casa di un diplomatico francese , per scappare a una squadra della morte di Gbagbo, incaricata di eliminarlo.

Il quadro è chiaro ? Non ancora . Chi glielo ha fatto fare a Gbagbo di andare ad elezioni ora , dopo anni di rinvii e di prove di forza , per perderle e non di poco ? Lo ha consigliato la società di sondaggi francese Euro RSCG, con il suo presidente Stéphane Fouks.; gli aveva garantito una sua sicura vittoria, forse addirittura al primo turno. Il signor Fouks è anche molto amico di Dominique Strauss-Khan ( detto DSK), che molti vedono come il candidato socialista alle elezioni presidenziali francesi del 2012 . E in caso sarà lo stesso Fouks a consigliare DSK nella sua campagna elettorale . Le questioni sono intricate; e le dietrologie si sprecano ; intanto però c’è il pericolo di una nuova guerra civile in Africa; dal 28 novembre ad oggi ci sono già stati 210 morti ammazzati in Costa d’Avorio.

pubblicato da " l ' Occidentale" il 10 gennaio 2011

venerdì 7 gennaio 2011

modi di dire

Dalle letture teofiliane.
" spazzino= operatore ecologico; bidello = operatore scolastico; prostituta = escort ; culo = lato B"
" ladro= diversamente onesto ; killer = addetto alla soppressione altrui ; terrone = diversamente lavoratore ; peccatore = errante per distrazione; i tagli = ottimizzazione delle risorse "
History = herstory ( per le pari opportunità ).

giovedì 6 gennaio 2011

Carlà Borinì-Remmért


Divina !


Alberto Bruni Tedeschi non è suo padre, come sostiene Maurizio Remmert, italo – brasiliano. Remmert è uscito fuori quando Carlà aveva impalmato Nicolà Sarkò , re della Francia republicaine. Ha detto che lui, ventenne, aveva a sua volta "impalmato", per ben 6 anni, l’allora trentenne Marisa Borini , sposa ufficiale dell’ Alberto Bruni Tedeschi, padrone della Ceat gomme. Da questa relazione era nata Carlà. Il Remmert si ricorda della figlia un po’ in ritardo : poco male. La figlia sembra felice di questo riconoscimento ; fa così chic… avere anche  un coté brasileiro! La sora Marisa Borini in Bruni Tedeschi e allegata a Remmert do Brasil, è pure lei contenta ; oltretutto suo marito, ex Ceat,ora non c'è più ; scomparve nel 1996 lasciando a lei e quindi a Carlà qualche spicciolo, comprensivo di ville e castelli . Era scappato in Francia per paura delle Brigate Rosse; e anche di Cesare Battisti dei Pac, personcina solare, oggi di moda ; e lì morì. La moglie , la sora Marisa Borini, attraverso la figlia brasiliana, riuscì ad arrivare al sacro soglio francioso. Ne fu tuttavia sorpresa, considerandolo deludente , per lei ,ex Ceat -beneficiata ed artista di larghe, larghissime vedute. Valutò peraltro il re di Francia , di strette origini ungheresi , un po’ “ zingaro “. In ogni modo il re, probabilmente per entrare nelle sue grazie e quindi in quelle della figlia , la portò in giro per il mondo , a rappresentare la “France”, in tutta la sua “grandeur” ; e ci portò anche il Remmert ,suo amore di gioventù , musicista e uomo di affari a tempo perso ( per esempio quello trascorso con lo stesso Sarkò , re di Francia ).

Ora Carlà protegge i fuggiaschi di quelle armate , brancaleoniche ed assassine , per le quali il falso padre e il vero artefice della sua fortuna, scappò da Torino. Sarà perché vuole chiedere scusa agli italici guerriglieri , onde evitare ritorsioni per quella fuga, un tantino esagerata ? Avrà dei complessi nei confronti dei rivoluzionari brasileiri, forse amici del mitico musicista-businness man,Maurizio Remmert , suo padre vero ?

Le storie di Carlà , di Marisa e di Maurizio Remmert , con allegate quelle della Ceat , del mecenate Alberto Bruni Tedeschi e del nobile ungherese Nicolas Sarkozy de Nagy-Bocsa, rappresentano veri bijoux alla corte della Francia, “republicaine”.

E alla luce delle pari opportunità, molti maschietti franciosi autentici sospirano :“ ma perché non siamo nati donne ? Avremmo potuto conquistare qualsiasi reame con molto meno di un pelo ; a cominciare dal reame di Francia ! “

Oh divina Carlà, Borinì-Remmert !!!

sabato 1 gennaio 2011

Lula Mitterand



Anche Lula, sul caso Battisti, ha applicato la cosiddetta “dottrina Mitterand”. Negli anni di piombo in Europa la Francia non ebbe terrorismo. A Parigi si dettero appuntamento gruppettari anarco-fascio-comunisti di tutto il mondo ; lì avrebbero discusso, pensato, programmato ; ma non agito, : questo era l’accordo con Mitterand: accordo tacito, coperto dalla bandiera francese repubblicana, liberté, égalité , fraternité per tutti. Ovviamente la dottrina Mitterand ( o dottrina del “ paraculo “ , come qualcuno disse ) , non veniva applicata ai movimenti politici indipendentisti francesi, corsi, baschi e bretoni , per esempio. Va da sé che i gruppettari ospitati dovevano garantire di essere in condizione di impedire azioni violente in territorio francese da parte dei propri e degli altrui movimenti eversivi. Non solo ; poiché Mitterand era stato eletto da un fronte dell’allora “sinistra “ e faceva in sostanza una politica liberal-democratica , spesso in contrasto con gli ideali e le promesse del “ programma comune “, aveva la necessità di coprire la sua immagine di socialista ; e lo fece anche ospitando cosiddetti esuli , cosiddetti rivoluzionari di tutto il mondo.


Lula si sta trovando in una situazione analoga a quella di Mitterand , anzi ancor più esposta. Mitterand aveva anche fatto il ministro degli interni della Francia coloniale ; Lula aveva invece combattuto con la guerriglia il potere di una destra dittatoriale in Brasile . Andato al potere , ha dovuto anche lui fare una politica liberal- democratica, in contrasto non solo con tutte le sue vaghezze giovanili rivoluzionarie, ma anche con le forze social democratiche del Paese, che alle ultime elezioni sono state forse più importanti del previsto. In poche parole ha avuto ed ha un doppio volto da difendere. Quindi la dottrina Mitterand gli è servita nel caso Battisti; si è ricreato l’immagine necessaria per esser il leader di quella sinistra radical chic e social populista, importante in Brasile , come in Francia. Probabilmente non a caso il Battisti fu dato dai “francesi” ai “brasiliani”, bisognosi tutti e due della dottrina Mitterand ( o dottrina del “ paraculo “ ).

Come noto il Battisti non c’entra nulla con la politica e la rivoluzione ; è un assassino e anche, a leggere le sue imprese comprese quelle adolescenziali, dei peggiori. Ha anche una comprovata capacità di mascherarsi e di mentire su tutto. E’ riuscito a farsi adottare dai gruppettari francesi e dalla loro gauche caviar , intellettualmente forte in tutto il mondo . Operazione riuscita , grazie soprattutto a questa sua straordinaria capacità di recitare il falso. Quindi il Battisti come strumento della dottrina Mitterand è andato benissimo anche a Lula.

Con quali prospettive ? Non molto felici per il Battisti, se Lula ha lo stesso cinismo dei Mitterand,ma anche degli Chirac e dei Sarkozy, che hanno gestito l’affaire. In effetti lui ha fatto il gesto e si è messo l’aureola in testa, di fronte ai suoi “rivoluzionari “; se poi questa aureola dovesse costare troppo al Paese liberal democratico , saranno altri suoi compagni a scaricare l’ospite incomodo.

E oltretutto il Brasile non è la Francia ; li’ ancora la gente si ammazza per la strada ; altroché paura per la sua vita in Italia ( certo nelle carceri italiane probabilmente non sarebbe accolto con una “ola” ); il Battisti deve temere per la sua vita in Brasile ove un sicario , pubblico o privato che sia , a quanto dicono, costa non più di 300 euro ad assassinio ; e non son pochi a odiarlo, a cominciare dai suoi “cari” abbandonati o traditi. La pulizia di una favela di Rio operata dai poliziotti-gorilla di Lula , mostrata in mondovisione qualche giorno fa, sembrò una fiction con il sangue e la violenza un tanto al chilo e a muscolo. Ecco, Lula potrebbe arruolare il suo neo – concittadino Battisti tra i suoi gorilla delle favelas ; ma non per tenerlo a tavolino ; per mandarlo invece nel sangue, come piace a lui.

Tutto questo è per dire con chi stiamo trattando. Facciamola finita con questi minuetti di diritto ( che non servono più neppure all’interno dell’Unione europea, ove tuttora chiunque potrebbe fare il Mitterand con assassini corsi o baschi o irlandesi o ...brasiliani) ; andiamo ai fatti e spieghiamo al mondo che la dottrina Mitterand è ipocrita e pericolosa , per le relazioni tra Stati di diritto e democratici ( o républicains, come dicono retoricamente i politici francesi) ; e che chi la applica ne deve pagare le ovvie conseguenze, diplomatiche ( rapporti bilaterali e multinazionali ) e materiali ( rapporti economico-commerciali ).

Pubblicato da "l'Occidentale" il 3 gennaio 2011