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giovedì 22 dicembre 2011

Del negazionismo


In Francia ci sono circa 500 mila cittadini di origine armena. A fine aprile 2012 si voterà per le elezioni presidenziali. E oggi si discute in Parlamento se fare una legge che proibisca la negazione del genocidio armeno fatto dai turchi soprattutto tra il 1914 e il 1916 ( 500 mila – 1 milione di morti ). In parole povere si assimila il genocidio armeno a quello ebraico ; e la Legge vieterebbe il dubbio o la messa in discussione del fatto. Naturalmente i turchi hanno iniziato le procedure per l’incidente diplomatico contro i francesi ; con ritorsioni possibili di varia natura. Per di più , come spesso accade, fanno capolino gli interessi economici : c’ è chi dice che gli armeni debbano essere risarciti di danni subiti, dal Governo turco.

Al di là dei fatti , si apre la discussione sul rapporto tra Storia e Diritto. Può un Parlamento o un Governo, legiferare su fatti storici complicati ? L’Olocausto ebraico non fu “complicato”; fu tragicamente riconducibile solo alla follia umana . Ma molti altri fatti storici , non semplici, parlano di genocidi, di stragi , di persecuzioni e omicidi di massa. Tra tutti e solo per fare alcuni esempi : a partire dal 1994 ci fu il genocidio dei Tutsi in Rwanda ( tra 500 mila e 1 milione di morti ), fatto dall’esercito regolare , composto dagli Hutu e , sembra, appoggiato da militari francesi : il dito fu puntato contro lo stesso Presidente Mitterand e contro i Primi Ministri Balladur, Juppé, de Villepin ; i Governi francesi hanno sempre considerato fantasiose queste accuse. Tra il 1975 e il 1978 in Cambogia il regime comunista degli khmer rossi di Pol Pot fece una strage di più di 2 milioni di persone su 7 milioni di abitanti ; furono eliminate le minoranze vietnamite, cinesi , mussulmane , ed europee, oltre a tutta la borghesia cambogiana ( bastava una laurea per essere mandato sotto terra ). Il regime comunista sovietico perseguitò e fece stragi di minoranze etniche e politiche (60 milioni le vittime , secondo Solgenicyn ). E più in là nella storia si valuta che gli 8 milioni di indiani di Hispaniola , furono eliminati dalla generazione che seguì alla scoperta dell’isola da parte di Cristoforo Colombo. Si stimano anche in 80 milioni le vittime inca e atzeche, dovute alle conquiste spagnole del centro e sud America. Per non parlare delle stragi coloniali in Africa o Asia ; o del genocidio di africani fatto durante il commercio di schiavi, da parte di Governi e Società “occidentali”, ben identificabili.
Questa lista ,solo esemplificativa, di alcune tragedie sofferte negli ultimi secoli di storia , vuole sottolineare la complessità della sovrapposizione del Diritto , esercitato dai Parlamenti o dai Governi, sulla Storia, fatta dai popoli e interpretata dagli studiosi.
E’ evidente che impedire la rimessa in discussione di fatti storici acclarati, ove vittime e carnefici sono ben definiti nella sostanza e nel contesto , costituisce se non altro una forma liberatoria per la coscienza individuale e collettiva. Ma è possibile limitare il “negazionismo” ad alcuni fatti e non ad altri ? E’ possibile accettare che il “negazionismo” diventi oggetto di interesse di parte ( qualsiasi essa sia ) politica ? E ‘ infine possibile che i Parlamenti o i Governi stabiliscano le regole di lettura della Storia e mettano delle penali per chi non le rispetti ? Non può anche essere pericoloso ( per esempio un Governo o un Parlamento, a maggioranza, mettono una penale su una interpretazione di fatti storici diversa dalla loro) ?
L’Olocausto ebraico rappresenta ancora il sale nella ferita di una generazione che sta ora finendo. E quindi questa stessa generazione ha voluto che la storia di quello sterminio fosse subito scritta , senza se e senza ma , avendola vissuta direttamente e quindi sofferta. L’estensione di questo principio ad altri fatti storici , anche contemporanei ,o quasi, non è così semplice ; soprattutto quando questi sono diversamente interpretati , come nel caso degli armeni, visto dai turchi o dei gulag staliniani, visto da molti comunisti, russi e non.
Insomma l’uso dei 500 mila armeni di Francia in campagna elettorale, stiracchiati di qua e di là, non sembra proprio il massimo della “eleganza” , nella vita di un Paese civilissimo , come la Francia.

Pubblicato da "l'Occidentale" il 23 dicembre 2011

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