viaaaa!!!

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sabato 19 settembre 2009

W la France! Segò cerca i ladri

« Tocca alla Direzione attuale del Partito Socialista punire coloro che hanno rubato voti .. », dice ora Segolène Royal , sconfitta da Martine Aubry ( la pura e dura sindaco di Lille , figlia di Jacques Delors) al Congresso socialista dello scorso novembre E ha preannunciato una « dichirazione solenne ». Ha anche minacciato denunce penali. « ..Il Partito socialista non è un'area di non-diritto.Rubare un voto in un' associazione, in un partito , in una società, è un delitto penale. Nessuno capirebbe l'impunibilità di coloro che hanno coperto queste frodi; sarebbero capaci di ricominciare! ». « ..Ogni elettore del Partito Socialista ha diritto a denunciare l'affare in sede giudiziaria »... E chi sarebbero i mandanti o i protettori dei ladri di voti ?
« Una manciata di elefanti » ( leggi vecchi notabili) del Partito: quindi non Martine Aubry, anche se sotto accusa è in particolare proprio la federazione di Lille. Tutto è nato dalla pubblicazione di un libro sui brogli congressuali « « Hold-uPS, arnaques et trahisons ». Ma c'è chi dice che anche i supporters della Royal non siano stati proprio delle mammolette...D'altro lato Ségolène sembra abbastanza sola in questa denuncia. E' in minoranza in Direzione. La Aubry dice che ha altro da fare ; non vuole occuparsi di queste sciocchezze.La maggioranza del Partito dice che i rappresentanti della Royal erano negli organi di scrutinio dei voti ; se volevano dire qualcosa dovevano farlo: ne hanno avuto tutto il tempo. Gli stessi seguaci di Ségolène la pregano di « ...girarsi verso il futuro », senza piccarsi su fatti del passato, difficilmente dimostrabili. Ma lei continua. E perché ? Se lo chiedono in molti. Negli ambienti socialisti si dice che Ségolène, punti all'elettorato e non più al Partito; vuole stare sui media, fare notizia; obbiettivo :vincere le primarie aperte per la designazione del candidato socialista alle elezioni presidenziali del 2012 e prima ancora, ottenere la riconferma alla presidenza della regione Poitou-Charente. In effetti la « dichiarazione solenne », preannunciata con le fanfare, per il 15 settembre ,dalle 5 alle 6 del pomeriggio, accompagnata da una presenza televisiva al TG delle 20, sul primo canale francese, è sembrata alquanto sproporzionata rispetto ai fatti. Di solenne ha avuto ben poco; la Royal ha rinunciato alla via giudiziaria, ma ha chiesto « la verità » ( da accertare come, non è dato sapere ); e se brogli non ci sono stati, gli autori del libro devono essere denunciati. Il Partito Socialista invece ha sfidato gli autori a un dibattito pubblico sui brogli denunciati. Segolène ritiene questa una scorciatoia inaccettabile: e anche gli autori del pamphlet sembrano respingere la sfida del PS. Gli « elefanti » tacciono: sono sicuri che la bella signora si stia scavando la fossa da sola, come ormai è sua abitudine ( pensano ,tra l'altro, che non sia stato Sarkozy a vincere le presidenziali del 2007,ma lei a perderle..) . Non a caso da un'indagine Ipsos risulterebbe che Ségolène sarebbe ottava nelle preferenze della sinistra francese, molto dietro a Strauss-Khan, Delanoe e la stessa Aubry. E' insomma opinone diffusa in Francia che Ségolène stia facendo una sceneggiata, per riprendersi il palcoscenico; e lo fa da bella donna ,quale è; facendosi aspettare ( la dichiarazione delle 5 del 15, è stata a bella posta, ritardata, poi rinviata , poi riannunciata); gestendo la sua immagine, anche fisica; facendo capricci e ripicche. Si direbbe che, per Sarkozy, Ségolène Royal sia una grande fortuna ! Tutto il mondo è paese.

settembre 2009 Marcello Inghilesi
pubblicato da L'Occidentale nel settembre 2009

W la France ! La borghese Royal ha perso

Citoyenne Royal, vorrei dirLe, umilmente e da viandante toscano con appendici bretoni, perché Lei ha perso le elezioni. Lei ha vinto le primarie nel Suo Partito. Subito dopo , Machiavelli , che il Suo Maestro Mitterand aveva studiato bene, avrebbe o eliminato definitivamente gli avversari o li avrebbe ridotti in schiavitù. Lei li ha tenuti a corte convinta che tirassero la carretta a Suo servizio. Non è stato così ; anzi: erano sopra il carro, ma alcuni palesemente, altri di nascosto, al freno. Sulla tecnica di conquista e “unificazione” del Partito avrebbe dovuto studiare quello che aveva fatto il Suo avversario Sarkozy, in tempi anche assai recenti. Ora stia attenta alle legislative : lasci perdere le parole; stia ai fatti ; deve capire chi è o chi sono i reali “padroni” del Partito; non consideri il PS un accessorio: non è più alle primarie.
Nonostante l’ENA , Lei deve imparare a far di conto. Al primo turno , l’effetto Ségolène non c’è stato. Rispetto al tragico 2002 di Jospin, Lei non ha guadagnato quasi niente in termini di voti utili : ha ripreso i voti del socialista Chevenement e ha tratto beneficio da piccoli spostamenti di voti di sinistra, trotzkisti, comunisti e verdi, verso i socialisti . Non ha preso nulla dall’enorme serbatoio del centro borghese , conservatore e progressista assieme. Questa analisi superficiale, potrebbe essere verificata con una calcolatrice e , senza scomodare gli scientifici del settore, con la rete del Partito. Partito, che Lei invece ha teso a snobbare, forte della bella vittoria alle primarie. Le reti ( Mitterand insegnò ) devono essere usate umilmente e pervicacemente. Constatato che l’effetto Royal aveva fatto buca, avrebbe dovuto concludere che le elezioni erano ormai fortemente compromesse e che quindi doveva tirare fuori l’orgoglio dell’appertenenza e delle origini politiche ( storia di popolo e ideali ) e un grande Progetto socialista , costruito sulle grandi riforme democratiche e popolari e non su 100 cose da fare , oltretutto spesso neanche di matrice socialista. Non avrebbe vinto, ma avrebbe gettato le basi per una speranza futura, per una Francia pacatamente e strutturalmente alternativa.
No , cercando di vincere tutto e subito, è andata dall’attuale campione della piccola borghesia terriera e artigianale di Francia, Bayrou, fino al giorno prima dileggiato da Lei stessa e dal Suo Partito, come infido terminale della Destra francese, a discutere su come mettersi d’accordo per vincere su Sarkozy. Bayrou era ed è padrone di tutti i suoi voti ? Se Bayrou avesse detto ai suoi di votarLa , Lei era sicura che l’avrebbero votata ? Ma via ! Dopo appena una settimana dal Suo tentativo, già i due terzi dei deputati del partito di Bayrou, avevano dichiarato di appoggiare Sarkozy. Lei ha confuso il successo di un movimento di idee, con una rete politica elettorale. Bayrou aveva preso oltre ai suoi voti , certamente non socialisti, quelli di chi, moderato, era contro Lei e Sarkozy e oltretutto sposava l’idea di una sesta repubblica francese,diversa dall’attuale. Ma poteva, Lei, in piena corsa cambiare cavallo di battaglia ? L’ha fatto in maniera maldestra e ne ha pagato le conseguenze , non solo nei voti, ma anche nell’immagine.
Ha così aperto le porte alla sfida delle sfide : facciamo nostro il referendum contro Sarkozy, proposto subito dai trozkisti. Quindi si è trovata a guidare non più un progetto, ma una confusa armata del “tutti contro Sarkozy”. Un indubbio vantaggio elettorale (tutti contro uno ), che tuttavia Le è costato moltissimo come immagine.
Ha lasciato intravedere il cosiddetto “terzo turno”, quello della piazza , della rivolta contro il Presidente eletto. Cosa che per il momento sta avvenendo , in termini per lo più provocatori, accuratamente predisposto dai trozkisti. Questo Le tirerà contro non il 53, ma il 95% almeno dei francesi !
Infine ha voluto insistemente presentare una Francia povera , bisognosa e stracciona, dove niente va, da cieca oppositrice di un governo; la Francia , come Lei può insegnare, non è quella da Lei presentata in termini partigiani: è uno dei Paesi più ricchi del mondo e per di più a benessere diffuso: e di questo i francesi sono orgogliosi, al di là dei governi.
In questo quadro ha affrontato il duello televisivo finale, che impostato sul referendum contro il Suo avversario, avrebbe potuto dare frutti. Le è andata bene, anche se forse non lo ha vinto. Le è andato bene perché donna, bella e rappresentativa della Sua Francia e perché ha dimostrato carattere. Ma ha dimenticato Gandhi e la cortesia, le Grandi Scuole e l’ironia dell’intelligenza; e soprattutto, invece di invischiarsi su cifre e fatti, che conosceva poco e male forse anche a giusto titolo, doveva volare in alto sul Progetto politico, sulle idee per la Francia di questo secolo e per la Francia nel mondo. Ma quel carattere, potenzialmente molto positivo, spesso l’ha trasformata in persona autoritaria, presuntuosa, rissosa e sgradevole agli occhi di tanti francesi che potevano ancora votarla.
E ora la strada Le si fa tutta in salita : non segua gli schiamazzi o …lo stormir di fronde… La cosiddetta Sinistra in Francia è in minoranza: e non da oggi ! Lei , discepola di Mitterand, studi bene, ancora meglio, il metodo usato per divenire l’unico presidente di Sinistra in una terra della cosiddetta Destra. Destra e Sinistra sono concetti in gran parte superati.Costruisca un Progetto sul quale poter credere, come ha fatto il Suo avversario Sarkozy. E lo gestisca , come ha fatto lui. Lei forse potrebbe essere più brava di tutti, più credibile e più aperta al mondo dei bisogni e del lavoro, dei meriti e delle necessità.

maggio 2007 Marcello Inghilesi

pubblicato dal Riformista il 10 maggio 2007

W la France! La novella di Segolène

“ Mignonne, allons voir…” è un libro di Marc Lambron su Ségolène Royal. E’anche l’inizio di una poesia di Pierre de Ronsard :”..andiamo a vedere se la rosa che stamani aveva aperto il suo vestito di porpora al sole..”. Già : la rosa nel pugno dei socialisti francesi. Riuscirà Ségolène Royal a riaprirla, dopo lo smacco subito da Lionel Jospin alle precedenti presidenziali ?Riuscirà con un Partito Socialista, che cominciava a rivedere le tristi ombre del passato SFIO ( da cui trasse origine nel 1969, dopo che Deferre, capo SFIO, Sezione Francese Internazionale Operaia, racimolò il 5% dei voti presidenziali, contro il 21,3% dei comunisti ) ? Riuscirà a ripetere il miracolo Mitterand ?
Le radici di Ségolène possono essere sostanzialmente ricercate nella sua famiglia, all’ENA ( Scuola Nazionale di Amministrazione, forse la prima Accademia universitaria di Francia ) e nel Partito Socialista.
Figlia di un Tenente-Colonnello è nata e ha vissuto infanzia e adolescenza nei quartieri militari della Francia d’Oltremare. Il padre Jacques, figlio del generale Florian, amava dire “ ho cinque figli e tre femmine” : otto figli in nove anni .Alla Messa in fila per due. Niente riscaldamento o acqua calda.Niente dolci o zuccheri. Preghiera al mattino , a sera e prima dei pasti. Catechismo, musica e cucito durante il giorno. Caserma fuori e caserma in casa. Da questa educazione è uscita Ségolène Royal ed è arrivata all’Università prima e all’Ena dopo. Corso Diderot. Il più brillante del corso e capo della sinistra interna era François Hollande . Diventerà il suo compagno; ma la guiderà anche nei meandri del pensiero, degli studi e della politica: assieme socialisti, assieme alla corte di Mitterand. Tra Mitterand e la giovane Ségolène nasce un rapporto serio , di stima e affetto profondo , forse reciproco. Così rapidamente ella sale nelle gerarchie di partito e entra anche in Parlamento, dopo aver fatto la giudice amministrativa, uscendo dall’ENA. La famiglia, dunque, l’ENA, il Partito hanno generato la candidata alla Presidenza francese “2007”: la prima donna all’Eliseo. Come è stato possibile ?La reazione al padre-padrone militare( arriverà a denunciarlo per non averla mantenuta agli studi e vincerà la causa ), non vuol dire, di per sé, aver accumulato dentro una disciplina di ferro, in tutti i sensi. All’ENA si va da soli e si vince da soli. Vincendo il concorso nasce la stima per sé stessi. E’ scuola di pensiero, di organizzazione e di disciplina. Dal sistema della caserma è passata ad un altro sistema , quello ENA, opposto forse alla prima, ma parimenti duro e stringente. Nel Partito Ségolène non ha imparato né il marxismo, né la rivoluzione; ma il buon senso affidato ad una cattolica , non militante, ma intimamente formata, che sta con i poveri, gli emarginati, i più deboli; e nello stesso tempo le regole di una socialdemocrazia; il cinismo e gli schemi organizzativi della politica.Un altro sistema ancora. E poi l’Amministrazione e il Governo.
Il suo capolavoro,però, la sua esplosione è stata l’improvvisa, decisa e dura defenestrazione dei vecchi e forti “elefanti” del Partito che da anni o decenni stavano studiando per diventare Presidenti : i Jospin, gli Strauss-Khan, i Fabius,solo per ricordare gli ultimi candidati, assieme a tutte le loro corti di quadri e militanti. In pochi mesi ( almeno così è apparso ) li ha sbaragliati nelle primarie del Partito. Lì si è vista la sua capacità di leadership. Le viene rimproverato di aver un fratello militare, che ha contribuito a mettere una bomba sotto un battello di Greenpeace a Mururoa. Lei ha fatto saltare la biblica Arca socialista, piena di vecchi e sacri “elefanti” del Partito, come dice Lambron. Poi ha trattato con molti di loro. Li ha recuperati per aiutarla in campagna elettorale, senza visibili risultati. Cercherà di utilizzarne le capacità , se mai vincesse le elezioni. Ma l’Arca è saltata ; e difficilmente il partito socialista tornerà ad essere quello di prima ; anche perché il primo segretario , François Hollande , suo compagno di vita e di pensiero, non starà lì per nulla.
E quando uno riesce a sgombrare il campo in casa propria con tanta forza , energia e apparente semplicità , figurarsi gli sfraceli che è capace di produrre nei campi avversi. Proprio Lei, Ségolène Royal, bella, sorridente , dolce, con il tailleur bianco, apparentemente la donna ideale per la zia Amelia e per la buona borghesia francese. Eppure nella Regione Poitou Charente, dove è Presidente, dopo aver scalzato una maggioranza storica di destra, rappresentata alle ultime elezioni da Raffarin, ex Primo Ministro, la chiamano la Zapaterrore, tanto è il polso di ferro con cui dirige le cose pubbliche. Hollande all’ENA forse aveva pensato di corteggiare Cenerentola, come avevano tentato molti altri suoi compagni del corso Diderot. Si è trovato in casa una Thatcher.
Per capire bene la misteriosa Ségolène Royal, bisogna studiare il “Narciso doloroso” Lionel Jospin e rovesciarlo : così ecco Ségolène. Come bisogna invertire la frase di Churchill, “ho cominciato per ambizione e ho continuato per rabbia”,per capire un senso importante della sua vita.

10 marzo 2007-03-10 Marcello Inghilesi
pubblicato da Il Riformista il 17 marzo 2007

martedì 8 settembre 2009

I catto-comunisti di Berlusconi

Finalmente !!! Berlusconi ha definito la sua opposizione più importante, come dovrebbe fare sempre : i catto-comunisti ! Che non dovrebbero offendersi se uno li chiama con il loro vero nome ; a meno che si vergognino delle loro matrici , cattoliche e /o comuniste, che siano ( o c’è di che vergognarsi ? ). Qui la sinistra e la destra non c’entrano nulla , neanche per abbreviare il discorso ; come nulla più c’entrano le abbreviazioni, del tipo “ progressisti e conservatori” . Erano terminologie di altri tempi. E le abbreviazioni, pur essendo comode, tendono sempre più a falsare la realtà.
Dobbiamo misurare le politiche sui fatti. Sono stati più progressisti i socialdemocratici svedesi o i comunisti sovietici ? Sono più riformisti i liberals o i laburisti , nel Regno Unito ? E’ stato più di “sinistra” Marchais ( capo dei comunisti francesi ) o Mitterand ? E , in casa nostra, è stato più riformista Nenni o Togliatti, Berlinguer o Donat Cattin, Spadolini o Zaccagnini, Moro o Tanassi ? In tempi più vicini chi fece del riformismo una bandiera, fu Craxi ; “ sporco riformista “ , gli gridarono i compagni di Bersani, che anche all’epoca li dirigeva; e gli lanciarono monetine . Oggi Bersani predica di voler essere il capo di un partito “riformista”, erede quindi di Craxi; e quaranta figli politici di Craxi, o molti di più, siedono in Parlamento con il Partito della Libertà, contro Bersani. E chi è più riformista , più progressista, Tremonti,di origine socialista, braccio economico di Berlusconi o Visco,di origine comunista, braccio economico degli ex comunisti ? L’ex missino Fini o l’ex comunista D’Alema ?L’ex Ministro degli Interni, il democristiano Scalfaro o quello attuale, il leghista Maroni? L'ex Ministro del Lavoro , comunista non pentito ,Salvi o l'attuale Sacconi ?
E’ proprio difficile e opinabile dire che uno è più di “sinistra” di un altro, partito o persona che sia, solo in base a schieramenti pseudo-ideologici di altri tempi.
E nel merito delle proposte ; è più progressista ( o di “sinistra” ) chi dice di non volere immigrazione arbitraria e insicura , ma di ricercare lo sviluppo nei Paesi di provenienza; o chi predica integrazione planetaria , nello spirito, piuttosto ovvio, dell’aiuto e della solidarietà dei “ricchi” nei confronti dei “poveri”? Chi opera nel concreto dei fabbisogni, facendo scelte e interventi, o chi predica e fa finta di mediare continuamente tra interessi contrapposti, per non smuovere assolutamente nulla ? Chi manda le “avanguardie” sui tetti per fare richieste di parte o chi cerca la pace sociale e lo sviluppo economico attraverso tutte le negoziazioni possibili e immaginabili? Chi mente, per una causa “politica” o chi è vittima della menzogna, magari con convincimenti personali a suo parere progressisti?
Tutte domande retoriche , se uno ragiona, alla vecchia maniera e per schieramenti. Domande , con risposte non facili, se uno riflette sui contenuti delle proposte, delle scelte e delle politiche.
Quindi bene ha fatto Berlusconi a chiamare i suoi oppositori catto – comunisti , e non “sinistra”o progressisti o riformatori; male farebbe se considerasse questo definizione , come un insulto ( la verità non si insulta ! Si sente invece insultato un dirigente del Partito Democratico, che dice che la definizione “catto-comunisti”, qualifica chi la usa. Boh ? ). D’altro lato, opposti ai catto-social-comunisti, ci sono i catto-social-liberali , che Berlusconi rappresenta. Poi ci sono le frattaglie , che tutte assieme non sono poche ; con pochi ideali, quasi sempre campati in aria; con , invece, tanti , piccoli e concreti interessi , che si trasformano a volte anche in grandi interessi, violenti e spudorati.
“ E tu con chi stai ?” chiedono. Guardando alle proposte e ai fatti, il Governo di Berlusconi propone e fa : spesso bene, altre volte male , altre volte ancora da vedere, ai risultati. La sua opposizione è capace solo di insultare o di saltellare tra grandi chiacchiere etiche, metodologiche, organizzative, demagogiche; quasi mai escono giudizi positivi sul pensare o sul fare degli altri; sempre tutto è negativo ; il Bene da un alto, il Male dall’altro. Ma il Bene non è proposto: deve essere accettato come atto di fede; komeinista o papista, leninista o fascista, che sia ; difficile da digerire, se non si è uomini dalle “fedi” facili…Quindi in realtà i catto-comunisti hanno trasformato la politica di questo Paese , in atti di fede, rispondendo ad un loro istinto cultural-genetico: o con noi o contro di noi; o con Berlusconi o contro Berlusconi; la politica, quella sana , non di Chiese, non è questo; è progetto , è programma, è confronto, è “tesi-antitesi-sintesi”,è decisione.La “fede”monoteista o monoculturale ha fatto da sempre solo sconquassi in politica, in tutto il mondo.

venerdì 4 settembre 2009

Voltagabbana

Ricevo e traduco.
Voltagabbana: opportunista, banderuola, trasformista, per tornaconto personale. Ma questo Paese è fatto di voltagabbana ? Esiste nel profondo della cultura e della storia italiane lo spirito dei voltagabbana ?
In linea generale dovremmo proprio dire di si . Da Machiavelli, che teorizzò la gestione del potere con tutti i mezzi possibili, anche i più atroci, senza alcun riguardo alla coerenza ; alle guerre italiane , tutte decise e condotte con grande equivocità di politica e di pensiero. Per esempio , la decisione di intervenire nella prima guerra mondiale , fu presa , trattando contemporaneamente a Londra con l’Intesa e a Vienna con la Triplice, di cui l’Italia faceva parte. Per una settimana circa, nella primavera 1915, l’ Italia era impegnata a trattare con tutti e due i contendenti. E il popolo ? Come i capi ; da pacifista diventò rapidamente guerrafondaio. Era in gioco l’onore della bandiera o un semplice interesse egoistico? Ovviamente l’ interesse , che fu giocato tra i due schieramenti, su chi ci avrebbe dato di più in termini di espansioni territoriali. E’ così che ci guadagnammo la sfiducia dell’intera Europa, sulla nostra serietà e la nostra coerenza, pur facendo quella guerra contro l’Austria, in principio nostra alleata , con seicento mila morti e con i ragazzi del ’99, tra cui mio padre, che furono mandati al fronte a 16-17 anni.
Siamo dei voltagabbana. E non da ora. Da sempre. Questo forse è l’aspetto più importante che ci distingue dagli altri Paesi europei e ci sprofonda nell’area mediterranea.
La furbizia prevale sull’intelligenza. E la furbizia viene più dai sensi, dall’istinto, che dalla razionalità, dal ragionamento. Siamo un Paese di furbi e qualche volta di geni. Si , perché il genio è l’espressione prevalente di un acuto dei sensi, accompagnato anche, ma non sempre, da raziocinio.La furbizia può anche essere fonte di allegria, di spensieratezza, di vita movimentata, male o non organizzata. Quando sui grandi problemi economici che ci stringono, rispondiamo che lo stellone ci salverà, esprimiamo il meglio di noi e cioè diciamo che con la nostra furbizia e con quattro piroette ancora una volta ce la faremo. E in genere ce la facciamo veramente , perché furbizia e mancanza di regole , di ideali , di coerenza, ci fanno improvvisare soluzioni estemporanee , che normalmente poco hanno a che vedere con la razionalità.
Comincio a odiare i toni enfatici , che magnificano le virtù italiane, facendoci primi nel mondo quasi sempre e dovunque: discorsi cretini e infondati . E’ vero l’inverso: questo è un Paese , che con arguzia, volontà e sacrificio combatte per restare a galla : e ci riesce, come i voltagabbana. E talvolta gli capita perfino di primeggiare in qualcosa: come i voltagabbana.
Questo orribile termine, i voltagabbana, torna troppo spesso. Vediamolo. Vediamo se gran parte della nostra classe dirigente , di Governo e di Opposizione , non ha voltato anche più volte la propria “gabbana”. Qualche giornalista ci ha scritto libri, nominando molti cosiddetti voltagabbana e intervistandoli anche. Ne viene fuori un quadro sconcertante, con alcuni principi di difesa-ragionamento, comuni a tutti ( si veda in particolare Claudio Sabelli: “Voltagabbana. Manuale per galleggiare come un sughero” ).
“Chi non cambia idea è un imbecille”: detta così , è solo una frase cretina, che offende la storia del pensiero umano e il sacrificio che,per un ideale, milioni o miliardi di persone, affatto cretine, nella storia hanno sacrificato la propria esistenza. Chi non cambia idea è solo convinto di quello che pensa, ci ha riflettuto e ha sposato una sua filosofia di esistenza individuale e sociale, che sicuramente evolve durante la vita , ma che resta ancorata ad un pensiero , ad un’ideale. E chi cambia ideale, sistema di riferimento di pensieri e di relazioni, è un voltagabbana ? Se lo fa per un interesse materiale, fosse anche per sopravvivere ,certamente si. Sviluppare un’idea , un ideale , non significa cambiarli : significa farli progredire ; non significa tradirli ; significa amarli, nel profondo rispetto del proprio pensiero, che può essere in contraddizione con il proprio interesse.
“Il primo voltagabbana fu San Paolo, che si convertì sulla via di Damasco”. Anche in questo caso siamo sulla idiozia pura, che faticosamente riuscirà financo a recuperare una qualsivoglia furbizia. Una conversione religiosa è quanto di più elevato ci possa essere nella storia del pensiero umano : un fatto intimo e sofferto , che niente ha a che vedere con tornaconti individuali: a meno che il tornaconto ci sia e allora non di conversione si tratta, ma di furba azione diretta a trarne beneficio individuale o di gruppo.
“ Diventai cattolica, quando vidi il figlio di un professore ucciso dalle Brigate rosse dire che perdonava gli assassini di suo padre”. Già , perché il mondo cristiano aveva bisogno di far arrivare i martiri di oggi, per dimostrare le proprie convinzioni sul perdono e sulla tolleranza. La verità è che quando uno diventa cattolico a età matura, in un Paese cattolico, spesso lo fa o perché sta per morire o perché , se sta nella vita politica, vuole semplicemente i voti dei cattolici. Se sta per morire è un voltagabbana, con forti attenuanti. Se invece fa politica è un voltagabbana dei peggiori, perché dopo la religione è sicuramente disposto a calpestare i propri adorati figli, cani, marito o moglie e quant’altro appare tra i suoi “cari”, onde ottenere furbescamente i risultati che vuole.
“ Non sono io che ho cambiato: tutto mi è girato attorno: io sono sempre rimasto lo stesso e quindi mi sono trovato collocato altrove”. Questa è la classica pietosa bugia che molti voltagabbana cercano con loro stessi. Non merita commenti, ma solo sorrisi.
Il vero e unico problema è quello del rapporto tra voltagabbana e Paese : quando il Paese mercifica le guerre e i propri morti patrioti; quando i rappresentanti del popolo diventano avvocati ,se possibile, di chi vince ; quando le ideologie vengono considerate come ingessature per il progresso; quando il pragmatismo diventa la regola dell’esistenza; quando non sai più con chi parli, perché il tuo interlocutore può diventare in ogni momento voltagabbana , nell’indifferenza generale; quando tra i più appariscenti voltagabbana, trovi illustri Capi di questa nostra Repubblica; allora ti viene voglia di ricercare un tuo spazio di esistenza ,fatto di idee, di valori, di amori, di consuetudini, di profonde convinzioni e di rapporti elementari , umani e sociali. Il mondo dei voltagabbana di questo Paese deve restare lontano e nemico : non merita nulla, neppure un sorriso.