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martedì 1 maggio 2018

DON LORENZO MILANI


Don Lorenzo Milani : c’è chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e chi no. Morì nel giugno 1967, cioè 50 anni fa.
Nel dicembre 1967 la rivista Testimonianze dedicò un numero speciale a Don Lorenzo, il numero 100; a quello dovremmo riferirci per tutti gli aspetti della sua vita pastorale, umana, didattica e “politica”. La rivista fece parlare amici e “nemici”del parroco, documenti e testimonianze.
C’è chi ora cerca di ricostruire il percorso storico di Don Milani. Impresa non facile perché in quegli anni il cattolicesimo di Firenze viveva con La Pira, Don Enzo Mazzi e la sua Comunità dell’Isolotto, Padre Balducci, Don Bensi, Don Borghi, i cardinali Dalla Costa e Florit, Don Facibeni e la sua Comunità della Madonnina del Grappa. Nello spazio di una “piccola” città si sviluppavano idee ed esperienze di portata universale (per questo La Pira amava definire Firenze la “città sul monte”). Quel cattolicesimo, cioè, viveva con spirito teologico da un lato (Padre Ernesto Balducci) e operaio, dall’altro (Don Mazzi).
Poche prediche, molta devozione e molto lavoro. Ma chi vuol approfondire la figura di Don Milani, ha tuttora una strada facile; quella di poter contare su testimonianze di persone che lo hanno conosciuto, lo hanno avversato, lo hanno amato, lo hanno avuto come maestro. E invece no; si rovista nella spazzatura e si scrivono presunti scoop su questioni morali fantasiose; per far soldi, per entrare nelle cronache. Non si parla di Don Milani, si inventa una figura inesistente e se ne fa una bandiera.
A nome di tutti quelli che hanno conosciuto Don Milani, laici e cattolici, allievi e amici, avversari politici o religiosi, credo che sia doveroso dire basta a pseudo-scrittori-giornalisti, capaci di infangare l’immagine di una figura, che per molti di noi laici fu un “santo”. Già, un “santo”, ribelle alla assuefazione, alle regole ingiuste; libero e servo solo del suo Dio; rispettoso, ma critico e polemico nei confronti delle proprie gerarchie ecclesiastiche; fedele alle sue idee; partigiano dei poveri; religioso, a volte anche mistico, duro, spigoloso, aggressivo, come solo i “santi” possono esserlo; anche i “santi” laici, quando vivono con forza e passione le proprie idee, prima dei propri interessi.
Nella spazzatura hanno trovato frammenti di insinuazioni morali su Don Lorenzo, leggendo in maniera cretina alcune sue parole, come spesso poteva succedere, eccessive e aggressive, paradossali. Chi vuole scrivere deve anche saper leggere, capire il pensiero e la logica che stanno dietro allo scritto. Altrimenti è meglio che cambi mestiere.
L’amore di Don Lorenzo per il proprio mondo fu passionale; amò i poveri, la sua gente, la loro vita, le loro cose, il loro mondo. E ne fu in qualche modo anche geloso; guai a toccarglieli! Erano sue creature che dovevano essere sempre difese con le unghie e con i denti e, se necessario, con gli artigli. Avevano sempre ragione loro, perché poveri, e quindi vittime di una ingiustizia sociale di radice. Capitava che qualche povero “sbagliasse” (per esempio non volesse mandare a scuola il figlio; o il figlio, andato a scuola, si comportasse male); non poteva questo essere motivo di critica esterna, “borghese”; spettava a lui correggere gli errori; a suo modo, con i suoi metodi.
Nella scuola fu monarca e autorità morale, come solo i “santi” possono esserlo; autorità morale non solo nella sua scuola, ma anche nella vita, fatta di operai e contadini, preti e laici, accademici e maestri elementari, professionisti e dirigenti d’azienda, impiegati e magistrati, sindacalisti e politici; per tutti, amici e “avversari”, un’autorità morale. Fu animo irrequieto, sofferente per le ingiustizie del mondo; e sofferente anche per il suo male, quando cominciò a minare il suo corpo.
Insinuare, balbettare, alludere attorno alla moralità di Don Lorenzo, a 50 anni dalla Sua morte, è stupido e blasfemo: stupido, perché chi ha vissuto con lui o accanto a lui può ancora oggi testimoniare sulla sua vita rigorosa e sofferta, in spirito cristiano; blasfemo, perché Don Lorenzo visse solo per il suo gregge e per il suo Dio.
Per noi laici fu un “santo”.
Marcello Inghilesi
Le Formiche 28 aprile 2017

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