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giovedì 26 agosto 2010

Esodo

Da qualche decennio ormai si parla di esodo, non più di migrazione: dalle aree povere a quelle ricche , che, attraverso lo sviluppo dei trasporti e delle comunicazioni, sono sempre più a drammatico contatto.

Questo esodo deve essere governato, se si vogliono evitare catastrofi cosiddette umanitarie ; e se si vuole anche evitare lo sporco sfruttamento che il fenomeno può implicare e sta implicando. Il governo di questi movimenti migratori di massa è nazionale, ma dovrebbe essere spostato progressivamente su aree multinazionali e internazionali, nei Paesi di partenza e in quelli di arrivo.

Con queste ovvie premesse, non si capisce l’intervento della Chiesa in materia, con la retorica del “vogliamoci bene”. Essa predica ai Governi “ricchi”, sanzionandone interventi e politiche. Con quale autorità ? Quella morale, che è l’unica alla quale può riferirsi ? Per avere un potere morale, bisogna innanzitutto dimostrare di … meritarlo. Ogni cittadino del Vaticano ospiti nel suo Stato ricchissimo almeno un povero emigrante o meglio ancora una famiglia di poveri emigranti ; e poi ogni parrocchia faccia lo stesso; ogni Chiesa; ogni canonica; ogni comunità religiosa; ogni monastero, ogni abbazia ;ogni ufficio ;ogni palazzo , villa o immobile di proprietà ecclesiastica.  Già qualche decina di migliaia di immigrati potrebbero trovare una giusta e laboriosa ospitalità: molti, ma molti di più di quelli a cui il Papa ha fatto riferimento vago nella sua omelia dal balcone della sua meravigliosa residenza estiva di Castelgandolfo. Dopo vengano le prediche; non quelle politiche per favore; né quelle amministrative. Sarebbe facile per noi laici fare prediche politiche e amministrative sul Vaticano; le evitiamo,quando possibile, con rispetto. Chiediamo la reciprocità.” Non fare agli altri quello che non vuoi che sia fatto a te”.La Chiesa , che si vuole custode del precetto, non chieda agli altri quello che Lei non vuol fare a sé stessa. E noi invece nel rispetto di questo principio chiediamo agli altri quello che domandiamo a noi stessi ; il rispetto delle nostre Leggi di convivenza civile.

Sull’immigrazione dunque le scelte da fare sono semplicissime; si vuole o no far rispettare una Legge ? Si può accettare un’anarchia sui movimenti di popolazioni , se pur bonaria o buonista quanto si voglia ? Si discutano le Leggi; le si cambino; le si concordino tra Stati e tra continenti:si amino e si rispettino i poveri e i diseredati ; ma le regole devono esserci , a difesa di tutti; di chi parte con disperazione e di chi ospita, a volte anche con grande sacrificio , personale o collettivo che sia.

25 agosto 2010