Tutti, almeno in
apparenza, sembrano convertiti alla teoria del “rigore con la crescita” ;
questo viene richiesto ai Paesi della eurozona.
Cominciamo dal rigore : il concetto è chiaro : i conti
pubblici devono tornare ; si deve spendere il meno possibile e si deve anche
vendere almeno qualcosa del patrimonio che non serve alla collettività ; poi si
devono rifare i conti ; se questi continuano a non tornare , si prova a
ragionare su eventuali tasse. Ma il rigore nella spesa e la cessione di un
patrimonio non essenziale , sono i primi due strumenti da usare per coprire i
debiti . Le tasse vengono dopo. Invece si sta procedendo all’inverso ; prima le
tasse , poi quella che in termini caricaturali chiamano la “spending revew” e
infine il patrimonio da vendere ,che sembra processo più lento e complesso (
anche se non è vero ). Come fu fatto con l’euro ; si ribaltarono i termini di
procedure economiche arcinote a tutti gli addetti ai lavori ; fecero la moneta
, per fare l’integrazione economica ; e non l’inverso , come ogni logica
avrebbe voluto ; non solo: questa moneta “artificiale” fu anche ingessata (
cioè non gestita ).
Veniamo alla “crescita” ;
si cresce, se si investe e si
creano così lavoro , prodotti e consumi ; per investire bisogna avere moneta ;
ma il rigore impedisce di avere “altra” moneta ; bisognerebbe stamparla ;
stampare euro, svalutando così la moneta attuale. Quando nacque essa fu
concepita in una parità sostanziale col
dollaro ; forse sarebbe giusto tornare
attorno a quei tassi di cambio ; o quanto meno porsi il problema e avere
progetti , fare proposte. La Germania vuole una moneta più forte ; lavora e produce
in maniera diversa da gran parte delle regioni europee; e quindi la sua moneta
deve essere rappresentativa del suo sistema economico. Non ha torto a
irrigidirsi sui problemi economici e monetari , misurandoli sulla propria
realtà. Il problema è che la crescita dell’Europa parte in larga misura da
situazioni di arretratezza economica strutturale, che richiedono investimenti e
sviluppo , del tutto diversi per qualità e quantità da quelli delle aree ricche
del continente. Quindi crescita vuol dire investimenti , nazionali ed europei
che siano.
Che fare ? E’ necessario insistere affinché la BCE sia una
vera Banca dell’Unione Europea , capace di : a) emettere eurobond ,
obbligazioni europee da destinare ad investimenti infrastrutturali, ma anche
culturali e scientifici; b )garantire i prestiti destinati allo sviluppo
industriale delle aree più deboli dell’Unione ; c) gestire la moneta europea ,
in analogia con le altre monete “concorrenti” , di tutto il mondo ( tra poco ci
sarà da fronteggiare anche la potente
entrata dello yuan cinese nel mondo finanziario internazionale ). Gestire
significa fare anche azioni di svalutazione o di rivalutazione della moneta. Un
direttorio della BCE rappresentativo delle esigenze monetarie dell’Unione dovrà
avere l’autonomia e la forza per accompagnare le politiche economiche di Paesi
molto diversi , che hanno aderito
all’eurozona ( oltretutto ne stanno arrivando altri ) . Queste tre condizioni
possono mantenere in vita l’euro; e anche rafforzarlo quale moneta di scambio
internazionale. Ma a queste condizioni , bisogna aggiungere una premessa ; alla
costituzione dell’euro , non fu pensata una procedura per uscire da quella
moneta ; questo limite fu in parte corretto nel Trattato di Lisbona del
2007, su proposta tedesca ; la correzione è stata parziale e abbozzata (
procedure per uscire dall’Unione , non dall’eurozona); bisogna invece chiarire
questa procedura ; perché si sappia bene cosa significhi non solo entrare , ma
anche uscire dall’euro. Quando la Germania pose il problema si disse che essa
stava preparando l’uscita della Grecia . Qualcuno pensò che invece stava
preparando la sua uscita ; probabilmente sapendo che prima o poi qualcuno
avrebbe chiesto per l’euro le condizioni sopra ricordate ,oggi inaccettabili per la Germania, Federale unificata con la DDR , grazie anche all’aiuto dell’euro.
Ma ci sarà qualcuno in Europa capace di parlare con
chiarezza su questi problemi , essenziali per la vita dell’ euro e forse
dell’Unione stessa ?
Pubblicato da "l'Occidentale" il 23 maggio 2012
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