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mercoledì 23 maggio 2012

Eurocondizioni



Tutti, almeno in apparenza, sembrano convertiti alla teoria del “rigore con la crescita” ; questo viene richiesto ai Paesi della eurozona.
Cominciamo dal rigore : il concetto è chiaro : i conti pubblici devono tornare ; si deve spendere il meno possibile e si deve anche vendere almeno qualcosa del patrimonio che non serve alla collettività ; poi si devono rifare i conti ; se questi continuano a non tornare , si prova a ragionare su eventuali tasse. Ma il rigore nella spesa e la cessione di un patrimonio non essenziale , sono i primi due strumenti da usare per coprire i debiti . Le tasse vengono dopo. Invece si sta procedendo all’inverso ; prima le tasse , poi quella che in termini caricaturali chiamano la “spending revew” e infine il patrimonio da vendere ,che sembra processo più lento e complesso ( anche se non è vero ). Come fu fatto con l’euro ; si ribaltarono i termini di procedure economiche arcinote a tutti gli addetti ai lavori ; fecero la moneta , per fare l’integrazione economica ; e non l’inverso , come ogni logica avrebbe voluto ; non solo: questa moneta “artificiale” fu anche ingessata ( cioè non gestita ).
Veniamo alla “crescita” ;  si cresce,  se si investe e si creano così lavoro , prodotti e consumi ; per investire bisogna avere moneta ; ma il rigore impedisce di avere “altra” moneta ; bisognerebbe stamparla ; stampare euro, svalutando così la moneta attuale. Quando nacque essa fu concepita in  una parità sostanziale col dollaro ; forse sarebbe giusto tornare  attorno a quei tassi di cambio ; o quanto meno porsi il problema e avere progetti , fare proposte. La Germania vuole una moneta più forte ; lavora e produce in maniera diversa da gran parte delle regioni europee; e quindi la sua moneta deve essere rappresentativa del suo sistema economico. Non ha torto a irrigidirsi sui problemi economici e monetari , misurandoli sulla propria realtà. Il problema è che la crescita dell’Europa parte in larga misura da situazioni di arretratezza economica strutturale, che richiedono investimenti e sviluppo , del tutto diversi per qualità e quantità da quelli delle aree ricche del continente. Quindi crescita vuol dire investimenti , nazionali ed europei che siano.
Che fare ? E’ necessario insistere affinché la BCE sia una vera Banca dell’Unione Europea , capace di : a) emettere eurobond , obbligazioni europee da destinare ad investimenti infrastrutturali, ma anche culturali e scientifici; b )garantire i prestiti destinati allo sviluppo industriale delle aree più deboli dell’Unione ; c) gestire la moneta europea , in analogia con le altre monete “concorrenti” , di tutto il mondo ( tra poco ci sarà da fronteggiare anche  la potente entrata dello yuan cinese nel mondo finanziario internazionale ). Gestire significa fare anche azioni di svalutazione o di rivalutazione della moneta. Un direttorio della BCE rappresentativo delle esigenze monetarie dell’Unione dovrà avere l’autonomia e la forza per accompagnare le politiche economiche di Paesi molto  diversi , che hanno aderito all’eurozona ( oltretutto ne stanno arrivando altri ) . Queste tre condizioni possono mantenere in vita l’euro; e anche rafforzarlo quale moneta di scambio internazionale. Ma a queste condizioni , bisogna aggiungere una premessa ; alla costituzione dell’euro , non fu pensata una procedura per uscire da quella moneta ; questo limite fu in parte corretto nel Trattato di  Lisbona del  2007, su proposta tedesca ; la correzione è stata parziale e abbozzata ( procedure per uscire dall’Unione , non dall’eurozona); bisogna invece chiarire questa procedura ; perché si sappia bene cosa significhi non solo entrare , ma anche uscire dall’euro. Quando la Germania pose il problema si disse che essa stava preparando l’uscita della Grecia . Qualcuno pensò che invece stava preparando la sua uscita ; probabilmente sapendo che prima o poi qualcuno avrebbe chiesto per l’euro le condizioni sopra ricordate ,oggi  inaccettabili per la Germania,  Federale unificata con la DDR  , grazie anche all’aiuto dell’euro.
Ma ci sarà qualcuno in Europa capace di parlare con chiarezza su questi problemi , essenziali per la vita dell’ euro e forse dell’Unione stessa ?

Pubblicato da "l'Occidentale" il 23 maggio 2012
 

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