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lunedì 5 agosto 2013

Modron il dipendente

Paolo Madron
EDITORIALE

Cav, insuperato maestro nell’uso di utili idioti

Politicanti mediocri e arrivisti si immolano in piazza per il Grande capo. Gente che in una Repubblica normale farebbe a mala pena il consigliere di circoscrizione.

di Paolo Madron
editoriale
Un gruppetto di senza arte né parte, politicanti mediocri, o più spesso arrivisti prestati alla politica, notabili locali di piccolissimo cabotaggio. In una Repubblica normale potrebbero ambire a fare i consiglieri di circoscrizione. Qualcuno, ma sarebbe una professione di fiducia, l’assessore di qualche piccolo Comune.
Com’era appunto Sandro Bondi, ex comunista pentito (di solito i peggiori), che prima di restare folgorato sulla via di Berlusconi faceva il sindaco in quel di Fivizzano, ridente paese adagiato sui molli profili dell’Appennino tosco-emiliano.
In questa Repubblica, così conciata, diventano esponenti di spicco della morente partitocrazia. E arrivano a essere ministri, capobastone, membri della nomenclatura che ruota intorno al Capo e da lui in toto dipende.
LUI SE LI TIENE STRETTI. Da questo punto di vista il Cav è molto migliore dei suoi emuli. Ma siccome è un insuperabile maestro nell’usare pro domo sua schiere di utili idioti, oltre che un virtuoso del divide et impera, se li tiene tutti stretti intorno alla sua tavola.
Certo, dentro di sé li schifa, ne soppesa tutta la pochezza, la furbizia d’accatto, lo stolido opportunismo, anche se non resiste alla loro piaggeria. Come tutti coloro affetti da ipertrofia dell’ego, Silvio si sdilinquisce alle lusinghe. E quelli che gli girano intorno, sapendolo, fanno a gara di ruffianeria.
Ogni tanto, è vero, anche lui non li sopporta e sbotta. Lo scorso autunno, per esempio, quando costoro lo tiravano per la giacchetta perché riscendesse in campo (in verità una parte flirtava con Monti, e questo la dice lunga sul loro fiuto politico, sperando in un prolungamento di carriera) il Cav appalesò momenti di autentica e comprensibile insofferenza. «Quando entrano nel mio ufficio mi verrebbe tanta voglia di prendere e andar via», ebbe a dire dopo l’ennesimo pellegrinaggio di devoti.
COME UN CANE AL POLPACCIO. Sulla Michela Brambilla, la rossa salmonata le cui quotazioni però ora viaggiano al ribasso, disse che le rammentava un cane che si attacca al polpaccio e non ti molla. Su Alfano, con metafora cortese ma pregnante, che gli mancava il quid: un uomo senza un perché, senza qualità.
Questi e altri animali (in senso figurato, per carità) dello zoo pidiellino ce li ritroviamo in un assolatissimo 4 agosto a protestare per l’ingiusta condanna del loro mentore.
Meglio dire di colui da cui dipendono i loro destini, visto che se Silvio non si fosse impegnato in prima persona in campagna elettorale rischiando di vincere le Politiche ora sarebbero a spasso o alle prese con l’anonima occupazione di un tempo. Lontani da privilegi e telecamere, in qualche studio legale o assicurazione, i più fortunati tenuti a galla da qualche poltrona o consulenza che consentisse loro di continuare respirare l’arietta del potere.
LA MARCETTA A SPESE DI SILVIO. Alla manifestazione romana partecipa anche il popolo azzurro, richiamato dalla villeggiatura e caricato sui 500 pullman calati sulla capitale (paga il Cav, naturalmente: vitto, alloggio, lavatura e stiratura direbbe Totò). Una marcetta su Roma preventivamente derubricata da manifestazione a sit-in, quanto basta per far sentire al leader supremo l’affetto dei suoi. E preceduta da una gara a chi la sparava più grossa (dalla Santanchè alla Biancofiore passando per Schifani) con il mite Bondi che li ha però battuti tutti evocando niente di meno che la guerra civile.
Ma tant’è. Il mite Bondi, modi curiali e cuore di poeta, da troppo tempo in naftalina e quasi autoesclusosi dal cerchio magico (a un certo punto sembrava lo assumessero in Mondadori), deve aver intravisto nel pronunciamento della Cassazione la più ghiotta occasione per rilanciarsi. E l’ha sparata grossa. Non sapendo quel che altri due sodali dell’empireo arcoriano, Lele Mora e Emilio Fede, fin da tempi non sospetti avevano intuito: ovvero che il Cav a una guerra civile predilige di gran lunga una Barbara Guerra.

Domenica, 04 Agosto 2013

Così Paolo Modron direttore di Lettera 43.
Teofilo gli ha scritto il seguente commento
  1. Mi pare che  il PDL non Le  piaccia per niente ; quindi il suo “quotidiano on line indipendente “, resterebbe solo con le prime due parole. Niente di male .
  2. Lei è sicuro di essere migliore ( aristos) rispetto ai diversi capi del PDL, da Lei definiti “utili idioti” , che poi a quanto da Lei descritto , non sembrano affatto utili per il Berlusca, né tanto meno idioti per sé stessi ?
  3. Per cortesia può fare analoghi articoli su PD, 5 Stelle, SEL, SC, ecc. ? Un articolo per ciascuno , con i loro quadri e dirigenti .Lo stesso faccia per Organi o Enti dello Stato ecc. 

     E poi ?
    Il Modron non ha pubblicato ; ha invece pubblicato:
    Grande Madron !!! 
    anche tu insuperabile Maestro, portavoce di chi non può più sopportare queste nefandezze.

    Ecco il giornalismo di oggi ; pieno di aperture , spifferi e vortici ; di autoreferenzialità ...( berlusconiana ? )

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