In piazza Tahrir , al Cairo, c'è stato
di tutto: fin dall'inizio. Religiosi e laici ; operai e colletti
bianchi; lavoratori e diseredati ; vecchi e giovani ; donne intasate
nei loro veli e donne aggressive moderne ; studenti e intellettuali :
armi e bastoni. Di tutto. I più di 40 partiti che si contendono il
potere non rispondono ad una logica politica , all' “occidentale”;
ci sono lotte intestine religiose ( più di dieci fazioni islamiste ,
più o meno tolleranti nei confronti dei cattolici coopti ) ,
ideologiche ( dai vaghi liberali ai vaghi comunisti ) , rivoltose ,
conservatrici. Una miscela ingestibile e ingovernabile. E talvolta
violenta , con assassini e stupri di piazza. E tutto questo perché ?
Per quella che sbrigativi intellettuali nostrani chiamarono
“primavera araba”. Diplomatici e “servizi” occidentali
dovevano sapere bene che non si sarebbe trattato di una “primavera
“ , ma di un autunno , vicino all'inverno, ventoso e carico di
brutti segni per le stagioni future.
In Egitto Mubarak fu eliminato perché
il suo cerchio di potere si stava lentamente spostando dalle forze
armate alla sua famiglia. Le forze armate indispettite lo fecero
fuori, alleandosi per la bisogna ai loro nemici storici , islamisti ,
in generale , “fratelli mussulmani” in particolare e
intellettuali antimilitari .
Le forze armate hanno provato a far
governare i “fratelli mussulmani “ , concedendo pure qualche
testa , come quella del loro capo Tantawi ; ma mantenendo
rigorosamente tutti i loro privilegi economici e sociali. Accettarono
così l'elezione di Mursi , che non era neppure il capo dei “fratelli
mussulmani”, a Presidente dell'Egitto ( il primo presidente non
militare dalla cacciata del re Faruk nel 1952 ) . Mursi si è
rilevato un disastro ; perché non ha “unito” , ma al contrario
è stato solo un disciplinato esecutore degli ordini della sua
confraternita mussulmana; perché non ha rispettato alcuno degli
impegni presi alle elezioni ; perché ha trascinato il Paese in una
situazione economica e sociale drammatica , in una spirale di
povertà dilagante tra gente che, a quanto si legge, per il 30 % è
ancora analfabeta. Le spinte religiose e tribali si alimentano nella
miseria e nella disperazione. Le piazze Tahrir si riempiono di gente
arrabbiata che non ce la fa più , disposta anche a morire , se non
altro per una bandiera o una fede ; assieme a gente che lotta per
nuovi potere e nuove ricchezze.
Mubarak , con il suo laicismo militare
, duro e intollerante (nato anche sull'assassinio del suo
predecessore Sadat da parte del gruppo estremista al jihad )) aveva
portato il Paese ad uno stato di benessere ben lontano dalla
situazione attuale ; e oggi molti, in cuor loro, lo rimpiangono e
pensano che sarebbe stato più semplice tenere lui , emarginando
tutta la sua corte familiare. Dopo lo scontro tra forze armate da un
lato e fratelli mussulmani dall'altro, i primi riprendono il potere
che avevano prestato ; lo riprendono direttamente, da Stato nello
Stato, , facendo finta di prestarlo di nuovo ( si dice che puntino
questa volta sul tecnocrate civile El Baradei, che sta al Nobel per
la pace, che ha ricevuto, come il nostro Dario Fo sta a quello per
letteratura ). E poi ? Poi con altre elezioni , la cui
attendibilità, nella situazione data, è molto discutibile, si
cercherà un nuovo uomo della provvidenza ; o un militare con grande
carisma o un civile che oltre al carisma abbia chiaro il concetto
della sua sottomissione alle forze armate e al loro potere economico.
E' superfluo dire che la situazione
egiziana è determinante per il futuro del medio oriente e del
Mediterraneo tutto. Quindi ulteriori errori non sono consentiti alle
comunità internazionali . Se si passa dalla situazione A alla B ,
bisogna esser certi che la B sia migliore della A ; cosa che non
sembra essersi ancora verificata con la favola delle primavere arabe.
A meno che la logica seguita fin qui sia stata quella del “divide
et impera” ; sciiti contro sunniti ; islamisti violenti contro i
moderati ; cattolici contro mussulmani ;borghesia laica contro
militari ; e così via.Logica cinica , perversa e pericolosissima per
tutti noi. Che il mondo stia alla finestra di quello che sta
succedendo in Egitto ( o nella vicina Siria ) sembra una tesi un
tantino ingenua, per gli appoggi materiali e non, dati a questo o
quello. E che errori madornali siano stati compiuti nelle “primavere
arabe” è ormai un fatto oggettivo. Le armi di Gheddafi sono sparse
ormai in tutto il nord Africa ; e non solo; e sono in funzione , per
disgregare.
In Egitto , per il bene di tutto il
Mediterraneo, dobbiamo sperare che vinca uno Stato laico , lontano da
guerre sante : militare o non.
Pubblicato da "l'Occidentale" l'8 luglio 2013
Pubblicato da "l'Occidentale" l'8 luglio 2013
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