Non
è un film.
Non
è un documentario.
La
sceneggiatura è un foglio raccartocciato.
Si
tratta di episodi incollati attorno alla figura immaginata degli
ultimi giorni di vita di un presunto Bettino Craxi . Ma perché
presunto ? O era lui ( e bisognava dirlo e rispettare i fatti ) ; o
poteva essere una storia fantastica, costruita sulla sua figura. Si è
preferito mettere assieme una specie di collezione di francobolli
farlocchi, con spirito equivoco .
I
personaggi vogliono apparire di fantasia , riferiti invece a qualcuno
, lasciato interpretare dal pubblico per dietrologia salottiera.
Non
c'è quindi né storia né cronaca; solo il gusto di scavare
sull'agonia di un leader politico eliminato da un colpo di stato, con
invenzione di idee e di fatti.
L'interprete
Pierfrancesco Favino , bravo nel ruolo di Bettino Craxi,, non manca
di alcuni limiti , non personali , ma oggettivi. Si è dovuto
adattare ad una persona agli antipodi della sua ; e il suo titanico
sforzo è stato quello di calarvisi dentro. Lo stesso “trucco”
celebrato dai media appare subito posticcio, con alcune smagliature
evidenti ( come quelle sopracciglia da clown del circo ). D'altro
lato gli stessi occhi e lo sguardo di Favino sono cosa del tutto
diversa dalle espressioni irripetibili di Bettino ( forse l'unico che
lo ricorda bene è il figlio Bobo ). In poche parole probabilmente
la scelta di Amelio per Favino-Craxi non è stata tra le più felici.
Ci
sono poi alcuni personaggi semi-inventati , come il Vincenzo
amministratore suicida; o il Fausto figlio disperato di un socialista
suicida , che avrebbe dovuto rappresentare il tenebre spirito di
autocritica, accompagnatore degli ultimi giorni di vita di Bettino (
salvo poi con un coup de theatre finale far diventare Fausto
assassino del padre , per vergogna ); o il politico italiano
importante “amico-avversario”, in visita, che sviluppa un
colloquio con Bettino su traffici partitici e storie dell'italietta
furbesca ; o della visita della solita donna-amante, in albergo,in
vestaglia e discinta davanti a Bettino ...morente. Personaggi tutti ,
che non hanno né capo né coda ; buttati lì solo come urla
stravaganti nel deserto tunisino.
La
vita di Craxi nella casa dell'esilio è visibilmente artefatta ; nel
suo svolgersi ; nelle frequentazioni ; nei rapporti. Il ruolo della
famiglia ruota tutto attorno alla figlia “Anita”, senza alcuna
spiegazione logica , se non forse sentimentale.
Insomma
il film non c'è. E non c'è neppure lo spettacolo.
La
fotografia è banale.
La
musica non c'è o se c'è non si ricorda.
La
scenografia è inesistente.
E
nella costruzione di un film come questo ad Hammamet , in Africa ,nel
Mediterraneo ,tra l'Italia e il Sahara, per la rappresentazione di
una tragedia straziante, fotografia , musica e scenografia avrebbero
potuto essere in un film , dei capolavori.
E
poi quel misterioso messaggio finale di Fausto ( anima critica di
Bettino chiuso in un ospedale psichiatrico) contenuto in una cassetta
oscura e forse ricattatoria per la storia del Paese.
La
mia opinione è che Amelio ha fatto un “coso” ( non film, storico
o meno; non documentario ; solo immagini e ... fantasia, su un fatto
da tragedia antica ) ; e non si capisce perché . Gianni Amelio
passa per essere uno dei migliori registi italiani della nuova
generazione : forse che la decadenza rispetto ai loro padri ( in
verità monumentali e irraggiungibili ) è ormai entrata in una
spirale irreversibile ?
Per
chi ha avuto la fortuna di conoscere Bettino Craxi, questo spettacolo
ha rappresentato un momento di grande emozione , commozione e
riflessione su quella figura politica e umana del compagno e amico,
sulla sua storia e sulla recente storia di questo Paese.
Nonostante
Gianni Amelio.