viaaaa!!!
lunedì 30 dicembre 2013
Giulia Innocenzi
“Un mondo che speriamo di poter costruire con fondamenta solide, e non di carta, come quello che ci avete lasciato. E magari lasciarlo migliore a chi verrà dopo di noi".
Dice la santorina Giulia Innocenzi.
“10 anni fa trascorrevo un anno di liceo negli Stati Uniti, per vivere un'esperienza arricchente e per arricchire pure il mio CV, lontana migliaia di chilometri dai miei, che potevo sentire una volta ogni due settimane".
"Ci avevate detto che impegnandoci all'università si sarebbero aperte tutte le porte. I meno ottimisti aggiungevano un "quasi tutte". Per carità, all'università ci siamo divertiti, e tanto. Ma ci siamo fatti anche un gran culo”.
In effetti ; la Innocenzi si è sempre divertita , grazie al padre umbro e alla madre inglese, che le hanno lasciato questo mondo su cui sputa ; loro si erano solo arrabattati in un mondo da ricostruire dopo la guerra. Beh quanto a “gran culo” la santorina non scherza : ne è stata abbandonata solo agli esami per fare una sua improbabile professione giornalistica ; forse non è stata ben ...supportata . Per quanto la riguarda, lei lascerà ai posteri un mondo solo fatto di “gran culo”; speriamo che basti.
domenica 22 dicembre 2013
Craxi ? Un allegato
venerdì 13 dicembre 2013
martedì 10 dicembre 2013
Esterna che ti esterno
(ANSA) - ROMA, 10 DIC - "Con tutte queste esternazioni, compresa quella odierna, Napolitano non si attiene al suo ruolo; il Presidente della Repubblica può rapportarsi al Parlamento solo con un messaggio alle Camere e non con continue esternazioni. Per molto meno Napolitano criticò il presidente Cossiga contribuendo alla decisione del Pci di chiederne l'impeachment''. Renato Brunetta
sabato 7 dicembre 2013
Un, due tre : gorpe, bigorpe, trigorpe
La Corte Costituzionale Italiana , che
giudica gli atti sulla base della loro corrispondenza ai dettami
della Costituzione Italiana , “la più bella del mondo” (?) ,
mica cacchi, ha deciso ; il sistema elettorale è incostituzionale ;
dunque il Parlamento eletto sarebbe illegittimo ; perciò sarebbero
illegittimi anche tutti i suoi atti, a cominciare dalle somme
percepite dagli onorevoli e dalla elezione del Presidente della
Repubblica : ma il Mailodatoasufficienza ha detto invece che il
parlamento è legittimo e quindi la sentenza della Immensa
Corte va interpretata. ; d’altronde le Loro Immensità stesse hanno
detto che la loro sentenza per essere operativa deve essere scritta e
pubblicata ; quando ? e chi lo sa ? alla discrezione di penna e di
lavoro dei Lorsignori Serenissimi .
Non solo: l’Infinito Signor
Presidente si è premurato di dichiarare, nell’ambito dei suoi
poteri deistici , che il sistema elettorale italiano deve essere
quello maggioritario : quelli che erano per il proporzionale , puro o
impuro, sono stati esodati dal Suo Reame. Per ora non si prevedono
pene corporali. Insomma tutto va come prima : la Corte Costituzionale
ha solo mormorato . Lo Stato di diritto ? Un’opinione .
Chi ha dei dubbi sul torciglione
buro-presidenziale è già diventato uno “squadrista”.
domenica 20 ottobre 2013
Monti Mario
Ricordate ?
Mario Monti, preside della Bocconi ;
mediocre economista e professore ( a detta dei suoi ex allievi ) ;
buon curriculum vitae , dovuto soprattutto alla sua esperienza di
commissario europeo, proposto da Berlusconi ; poi solo alla ricerca
di una dignitosa collocazione “a riposo”.
Estate 2011 : la Merkel rompe con
Berlusconi , forse anche nel timore che questi ponga problemi alla
compattezza della UE e dell’euro a guida franco-tedesca , o
meglio, tedesco-francese. E chiama Napolitano. E’ crisi . Viene
individuato il “salvatore” nel “tecnico” Monti, gradito a
questi e quelli e soprattutto a Bruxelles e a Berlino . Gradito,
anche perché chiamato al sacrificio della impopolarità per le
scelte politiche dure e pauperiste richieste dalla Merkel
all'Italia. Così Monti, abile e manieroso nel tratto , di “destra”
e di “sinistra”, quindi di “centro”( per esclusione) fu
scelto da Napolitano . Lui , astuto, chiese di essere prima nominato
“senatore a vita”, non si sa per quali straordinari meriti
previsti dalla Costituzione , per quella funzione; ma sicuramente per
sfuggire ad una eventuale punizione elettorale dopo un governo di
lacrime e sangue. Napolitano lo nominò “senatore a vita” e poi
lo incaricò di fare un Governo , con Destra e Sinistra assieme, di
salvezza pubblica. Per poco più di un anno governò, senza infamia e
senza lode ,con qualche leggera lacrima e qualche goccia di sangue :
un po’ come gli altri , ma più servizievole degli altri nei
confronti della Commissione Europea e della Germania. Poi non avendo
salvato il Paese e avendo solo creato problemi , cadde. Ci furono
elezioni . Cosa fece il nostro “senatore a vita “? Fece un suo
partito , racimolando politici qua e là : e si presentò alle
elezioni . Credeva di aver ricostituito un grande centro , tipo
“democrazia cristiana” , a cui molti hanno sempre guardato con
interesse . Niente da fare : un flop dei risultati rispetto alle
attese ; di peggio ; in molti ci chiedemmo come un “senatore a
vita”, quindi costituzionalmente “super partes”, non solo
continuasse a fare milizia politica , ma addirittura fondasse un suo
partito, contro gli altri. Nei traffici politici di Monti ci caddero
in molti tra i centristi, a cominciare dal loro leader.
Ora Monti , sempre “senatore a vita”(
quindi non eletto ), rompe con il partito che aveva fatto e con i
suoi amici e compagni dopo neanche un anno di vita politico-partitica
assieme. Per fare cosa non è dato sapere ; forse un altro partitino
o una frazione di qualche altra organizzazione , che si muove in
Parlamento. . O il “senatore a vita” : di professione !
Presidente Giorgio Napolitano , già
“migliorista” del PCI, non ha qualche problema con sé stesso su
tutta questa storia ? Lei pensa sempre alle cose “migliori” ; e
anche questa è una di quelle ? Come le cose “migliori” di una
volta ?
Art 59 della Costituzione :”...Il
Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque
cittadini che hanno illustrato la patria per altissimi meriti nel
campo sociale, scientifico, artistico e letterario.” Già la
fotografia di Mario Monti.
mercoledì 16 ottobre 2013
Priebke
Sono riusciti ( tutti , ma proprio tutti ) a fare casino e vilipendio anche attorno alla gestione di un cadavere, morto ergastolano ; a proposito, ma chi lo aveva messo a casa nel borghese quartiere Flaminio a Roma con badante ? e perché ?
sabato 12 ottobre 2013
Il bimbo chiacchiera
''L'Italia in 20 anni non può che essere l'Italia che ha perso tempo con discussioni continue ma non ha risolto problemi, l'establishment ha fallito. Noi siamo qui per ridare speranza e per cambiare''. Lo ha affermato Matteo Renzi aprendo la campagna per il congresso a Bari.
''Il governo non si caratterizza per quanto dura ma per le cose che fa. Se fa le cose utili noi lo sosteniamo. Non vogliamo mettere bandierine come Brunetta ma fare in modo che le cose si facciano'', ha detto Renzi dal palco della Fiera di Bari.
''La scommessa che abbiamo di fronte è dare spazio non alla rassegnazione ma al cambiamento: il Pd se continua come adesso non vince e un partito che non vince mai non serve perché vincere è l'unico modo perché l'Italia torni a crescere''.
''La scommessa che abbiamo di fronte è dare spazio non alla rassegnazione ma al cambiamento: il Pd se continua come adesso non vince e un partito che non vince mai non serve perché vincere è l'unico modo perché l'Italia torni a crescere''.
''Sul carro non si sale, si spinge'': così Matteo Renzi avvisa, aprendo la sua campagna a Bari, chi ha deciso di sostenerlo per la leadership del Pd.
''Il centrosinistra si carichi la responsabilità di cambiare verso all'Italia. Siamo fermi, immobili, stiamo indietreggiando in tutte le classifiche internazionali, perdiamo posizioni. Al Pd non ci sono alternative e quindi tocca a noi cambiare verso al paese'', ha aggiunto Renzi.
Matteo Renzi rimarca la necessita' di un Pd che possa anche diventare sentinella del bipolarismo, un bipolarismo 'gentile' - dice parlando a Bari - dove in campagna elettorale si possono anche alzare i toni ma in Parlamento si deve poi votare secondo le indicazioni date agli elettori.
''Entro novembre presenteremo la nostra proposta e saremo le sentinelle del bipolarismo'', ha detto Renzi rilanciando dal palco di Bari il modello elettorale del sindaco d'Italia, sostenendo che ''bisogna partire dalla Camera''.
''Affrontare cosi' il tema dell'amnistia è un gigantesco errore. Cambiamo prima la Bossi-Fini e la Fini-Govanardi, non hanno funzionato e interveniamo su riforme strutturali, come la custodia cautelare''. ha aggiunto Renzi dal palco della Fiera del Levante.
Secondo Renzi ''essere di sinistra non significa rinunciare al merito, il sistema non è inclusivo. Mi hanno criticato per la proposta di un contributo alle pensioni d'oro ma è un principio di giustizia in un momento di difficoltà per il paese. Per avere più stato non vuol dire avere ancora più macchina pubblica ma dobbiamo premiare le associazioni che lavorano per il bene comune''.
''Sembra che il Pd debba chiudersi ed invece noi i circoli dobbiamo aprirli, spalancarli. Noi vogliamo un Pd curioso che va incontro alle persone giudicandole interessanti per superare la crisi profonda degli iscritti'', ha detto Renzi descrivendo il partito che vuole dal palco della Fiera del Levante.
ANSA 12 ottobre 2013
ECCO !!! Ma che ha detto ? BBBOOOHHH !!!
sabato 31 agosto 2013
Scavando
Scavando
Tra il mio indice e il pollice sta la penna,
salda come una rivoltella.
salda come una rivoltella.
Sotto la finestra, un rumore graffiante all’affondare
della vanga nel terreno ghiaioso:
è mio padre che scava. Guardo da basso,
è mio padre che scava. Guardo da basso,
Finché la sua schiena china tra le
aiuole, si risolleva venti anni indietro,
piegandosi a ritmo attraverso i solchi di patate che interrava.
aiuole, si risolleva venti anni indietro,
piegandosi a ritmo attraverso i solchi di patate che interrava.
Il rozzo scarpone accoccolato sulla staffa,
il manico contro l’interno del ginocchio sollevato con fermezza,
sradicava le alte cime, infossando a fondo l’orlo lucente
per spargere le patate nuove che noi raccoglievamo
amandone la fresca durezza tra le mani.
il manico contro l’interno del ginocchio sollevato con fermezza,
sradicava le alte cime, infossando a fondo l’orlo lucente
per spargere le patate nuove che noi raccoglievamo
amandone la fresca durezza tra le mani.
Sapeva bene come usare una vanga, per Dio.
Proprio come il suo vecchio.
Proprio come il suo vecchio.
Mio nonno tagliava più torba in una giornata
di chiunque altro uomo alla torbiera di Toner.
Una volta gli portai del latte in una bottiglia
turata alla men peggio con un pezzo di carta.
Si raddrizzò per berne e subito riprese
a tagliare e intaccare nettamente,
spalando pesanti zolle, gettandosele alle spalle, andando sempre più a fondo
in cerca di buona torba. Scavando.
di chiunque altro uomo alla torbiera di Toner.
Una volta gli portai del latte in una bottiglia
turata alla men peggio con un pezzo di carta.
Si raddrizzò per berne e subito riprese
a tagliare e intaccare nettamente,
spalando pesanti zolle, gettandosele alle spalle, andando sempre più a fondo
in cerca di buona torba. Scavando.
Il freddo aroma d’ amido nel terriccio, il risucchio
e lo schiaffo della torba umida, i tagli netti della lama
nelle radici vive, mi risvegliano la memoria.
Ma non ho una vanga per imitare uomini come loro.
e lo schiaffo della torba umida, i tagli netti della lama
nelle radici vive, mi risvegliano la memoria.
Ma non ho una vanga per imitare uomini come loro.
Tra il mio indice e pollice
sta salda la penna.
Scaverò con quella.
sta salda la penna.
Scaverò con quella.
Digging
Between my
finger and my thumb
The squat pen
rests; snug as a gun.
Under my
window, a clean rasping sound
When the
spade sinks into gravelly ground:
My father,
digging. I look down
Till his
straining rump among the flowerbeds
Bends low,
comes up twenty years away
Stooping in rhythm through potato drills
Where he was
digging.
The coarse
boot nestled on the lug, the shaft
Against the
inside knee was levered firmly.
He rooted out
tall tops, buried the bright edge deep
To scatter new potatoes that we picked,
Loving their
cool hardness in our hands.
By God, the
old man could handle a spade.
Just like his
old man.
My grandfather cut more turf in a day
Than any
other man on Toner’s bog.
Once I carried him milk in a bottle
Corked sloppily with paper. He straightened up
To drink it, then fell to right away
Nicking and
slicing neatly, heaving sods
Over his
shoulder, going down and down
For the good
turf. Digging.
The cold
smell of potato mould, the squelch and slap
Of soggy
peat, the curt cuts of an edge
Through
living roots awaken in my head.
But I’ve no
spade to follow men like them.
Between my
finger and my thumb
The squat pen
rests.
I’ll dig with
it.
venerdì 30 agosto 2013
Mullah Bagnasco
(ANSA) - ROMA, 30 AGO - "L'ora è talmente urgente che qualunque intoppo o impuntatura, da qualunque parte provenga, resterà scritto a futura memoria". Lo afferma Angelo Bagnasco, presidente della Cei. "Nessuno partito può tirarsi fuori da scelte non rinviabili come l'emergenza lavoro o la legge elettorale, né permettersi di tirare a campare", aggiunge. "C'è un clima surriscaldato e demagogico che preferisce all'affronto dei problemi gli slogan e le dichiarazioni incendiarie. E intanto c'è chi ha bisogno del pane".
Ma che c'entra lui ??? Questi monoteisti sono tutti eguali !
lunedì 26 agosto 2013
Artigianato giudiziario
(ANSA) - PALERMO, 26 AGO - La corte d'appello di Palermo ha scarcerato i capimafia Salvatore Gioeli, Nunzio Milano, Settimo Mineo, Rosario Inzerillo, Emanuele Lipari e Gaetano Badagliacca.Erano stati tutti condannati a pene definitive superiori ai dieci anni nel processo Gotha. I giudici, dopo un annullamento con rinvio della Cassazione, hanno rideterminato le condanne escludendo l'aggravante della recidiva: ciò ha comportato una liberazione anticipata degli imputati, tutti esponenti di spicco di Cosa Nostra.
Il lavoro bisogna saperselo costruire !
domenica 25 agosto 2013
Giudici al lavoro
Dare della "battona" a una escort é un reato - quello di ingiuria - e se accade in pubblico scattano le aggravanti. E' quanto afferma la Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui alcuni mesi fa ha confermato la condanna di un imprenditore che nell'ottobre 2010 aveva insultato un'accompagnatrice 40/enne a una festa in una villa a Roma, all'Olgiata. Lo rende noto l'avvocato Gianluca Arrighi, legale della donna. L'uomo era stato condannato a mille euro di multa dal giudice di pace penale e al risarcimento dei danni in sede civile. "L'espressione 'battona' proferita dall'imputato è lesiva dell'onore della querelante - scrivono i giudici - a nulla rilevando la circostanza, peraltro ammessa dalla stessa persona offesa, dell'effettivo esercizio da parte di quest'ultima del lavoro di escort e accompagnatrice".
Qui si lavora ! Altro che pizza e fichi !
venerdì 23 agosto 2013
Perorazione garantista
In Italia ci sono circa 5.500.000 procedimenti civili in corso ; essi coinvolgono i due ( o più ) contendenti e le loro famiglie ; per prudenza diciamo solo 4 persone ( tenuto anche conto che una persona può avere più giudizi in corso ) ; quindi 22 milioni di persone ( più qualche decina di migliaia di avvocati ).Ci sono poi circa 3.262.000 procedimenti penali, con almeno 7 milioni di persone coinvolte e ancora alcune decina di migliaia di avvocati. Poi ci sono almeno 500.000 procedimenti amministrativi davanti a TAR, Consiglio di Stato e Corte dei Conti , ancora con migliaia di avvocati. La malagiustizia sta di fronte ad almeno 30 milioni di italiani, adulti ed elettori.
Ci sono infine 67 mila detenuti ( per metà sono stranieri) e 26 mila di loro sono ancora in attesa di giudizio ; quindi più di 20 mila persone ( comprendendo gli innocenti condannati ) , che potenzialmente diventano "milizie combattenti", vittime della malagiustizia
Ora leggiamo la perorazione garantista di Lanfranco Pace ; la capiremo meglio.
23 agosto 2013 - ore 06:59
Perorazione garantista
Se dopo tanti anni, a milioni stanno ancora con lui, ci sarà pure una ragione. Non basta il talento del comunicatore o l’appeal degli slogan contro la pressione fiscale. Se il Cav. seduce ancora è anche perché è l’unico che abbia osato sfidare la magistratura a petto in fuori. I tanti che alzano il ditino a difesa del principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, dell’insopprimibile uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, i tanti che straparlano di sentenze che non vanno nemmeno commentate ma solo rispettate ed eseguite, i tanti che credono nella bontà di un sistema in cui magistrati di ogni ordine e grado sono indipendenti e liberi di sottrarsi a ogni controllo perché questo detta la Costituzione più bella del mondo, gli editorialisti di giornali di proprietà della conglomerata delle procure, gli intellettuali con un bersaglio fisso in mente, un Partito democratico come per miracolo unito, il venerabile Scalfari che ha solo un attimo di imbarazzo ma poi a domanda risponde che è giusto che i magistrati abbiano in mano la libertà degli altri perché hanno vinto un concorso statale: bene tutta questa importante materia grigia è solo minoranza, agguerrita, determinata ma pur sempre minoranza. La maggioranza degli italiani invece sa benissimo che l’obbligatorietà dell’azione penale è una favola oscena. Che ogni procuratore ha facoltà di cambiare l’ordine dei suoi dossier, dedicarsi al più succoso di cui prevede che prima o poi lo porterà a fare notizia al Tg delle 20. Quanto alla legge uguale per tutti, si sa che i rapinatori, quando decidono di fare un colpo, si informano anche dei giudici e della giurisprudenza imperante nelle varie città. E’ una questione di pelle: per una maggioranza di italiani, non si stratta più di stigmatizzare le cosiddette toghe rosse, la parte politicizzata della magistratura.Il Cav. è un moderato, fa tenerezza il suo – e dei suoi – distinguere il grano dall’erbaccia: la toga in quanto tale, la corporazione tutta che ha perso da tempo autorevolezza e la competenza necessaria per essere il baluardo dello stato di diritto. Vale per la giustizia penale, civile e pure sportiva. E’ vista, lei sì, come una casta, dedita a riti barocchi, ben riparata dal corpus legislativo più ridondante e complicato d’Europa, che parla una lingua di altri tempi. Non si tratta più dell’incedere da puttane con un manto di ermellino, che tanto colpì l’allora direttore del Manifesto Luigi Pintor che assisteva all’inaugurazione dell’anno giudiziario, altri tempi e altra sinistra. Oggi è la loro idea di giustizia che è insieme fumosa e furente, obesa di faldoni, commi e sottocommi. La lunga partita contro il Cav. si è giocata con la cultura giuridica nata negli anni di piombo e rafforzatasi nelle emergenze successive: la cultura del “non poteva non sapere”, del “relata refero”, la negazione del principio che la responsabilità penale è individuale.
Se Marco Pannella ha ragione, ce l’ha per difetto. Voler separare le carriere dei magistrati e riconoscere la responsabilità civile è buona cosa ma ci siamo già cascati un paio di volte. L’amnistia è ancora meglio ma non è da oggi che ci si prova. La battaglia da fare è dunque più grande, più radicale, in tutti i sensi. Rimettere al centro l’individuo e le sue libertà significa rimettere mano sostanziale ai codici, mettere davvero difesa e accusa sullo stesso piano, non di fronte a un gip spesso in debito con le procure ma di fronte a un giudice terzo.
Una battaglia così solo il Cav. può guidarla. Un Cav. che dovrebbe ammettere di aver sbagliato nel 2001 e nel 2008 a non farne la questione centrale e generale, l’ubi consistam del suo essere in politica: anche altri leader o tecnocrati possono fare una decente politica estera, ridistribuire ricchezza o far scendere la pressione fiscale. Ma rovesciare il mondo della giustizia e fare finalmente dell’Italia un paese civile, questo solo lui può farlo: lui, non i suoi figli, non i dirigenti del suo partito. Non si rendono conto quelli che lo vogliono fuori dal Parlamento. Fuori dal Parlamento il Cav. è nato e cresciuto, nel contatto diretto con il popolo sovrano: niente trattative in vista del voto al Senato, niente richiesta di grazia, umiliante e politicamente irrilevante. Per cultura e per il coraggio dimostrato il Cav. è un extraparlamentare. Resti tale e dica addio ad Aule. L’agibilità politica, quella non gliela può togliere nessuno se non gli elettori. Se se la sente, faccia un po’ d’ammuina: lui che varca la porta del carcere simbolicamente sarebbe un trionfo. E un incubo che si rinnoverebbe ogni giorno per i suoi avversari. Vada all’attacco, legga Jacques Vergès più di quanto sta a sentire gli avvocati. Al punto in cui si è non c’è più nulla da difendere, c’è solo da vincere l’ultima battaglia.
Lanfranco Pace Il Foglio
giovedì 22 agosto 2013
La Turco-immigrata
(ANSA)- ROMA, 22 AGO - La proposta del ministro dell'Interno Alfano di far
pagare agli Stati di provenienza il vitto e l'alloggio dei detenuti immigrati ha
scatenato molte polemiche.In prima linea il Pd,ma anche le associazioni
che parlano di trovata elettorale.''In un momento in cui la crisi economica
morde -commenta Livia Turco,presidente del Forum Politiche Sociali e
Immigrazione dei democratici- è giusto porsi il problema di risparmiare.
Tuttavia la proposta di Alfano è assolutamente strampalata".
Perché ?
Perché ?
lunedì 19 agosto 2013
Impeachement
Archivio › La giornata
19 agosto 2013 - ore 15:58
Toccò a Francesco Cossiga, nel 1991, beccarsi 19 cartelle messe nero su bianco dal comitato della rivoluzione del Pds che lo accusava nientemeno di aver ordito una “concatenazione logico-temporale di atti e comportamenti volti intenzionalmente a modificare la forma di governo”. Andò come doveva andare – con Cossiga che se ne infischiò e coniò uno “zombie coi baffi” per Achille Occhetto – e finì come doveva finire, cioè con l’archiviazione dei fantasiosi capi d’imputazione. Ieri. E oggi? Il Movimento 5 stelle avrà lo stesso sprezzo del ridicolo mostrato dal Pds ventidue anni fa? Prima nota, squisitamente tecnica. La “procedura” non parte da Largo Fochetti (Roma, Italia), quartier generale di Repubblica, ma da Menlo Park (California, Stati Uniti), sede di Facebook. Segno dei tempi. Ezio Mauro scavalcato da Zuckerberg. Messaggio in bacheca: “Qualsiasi atto di clemenza per Berlusconi sarebbe un atto eversivo. E il presidente dovrebbe essere messo in stato d’accusa per attentato alla Costituzione. Non è una mia posizione personale, anche Grillo è d’accordo e ci stiamo già preparando”. E’ il 13 agosto e così va online il j’accuse del cittadino-facebucchista Michele Giarrusso, senatore grillino. E poi? Il resto, direbbe Mogol, lo scopriremo solo vivendo. Ma la grazia al Cav., giammai. Intanto, al casello dell’impeachment, la stradale segnala in coda il trattorino rosso di Di Pietro da Montenero di Bisaccia. E’ il 14 agosto, Tonino alza l’aratro per avvisare Giorgio: “A nostro parere, se lei concedesse la grazia al Cavaliere, potrebbero profilarsi gli elementi per chiedere l’impeachment per attentato alla Costituzione”.
Cos’è successo nella fortezza del Quirinale? Diamo un’occhiata all’agenda. Il diario del Quirinale è fermo a venerdì 9 agosto, quando Guglielmo Epifani sale sul Colle per prendere istruzioni. E poi? Vedere Epifani può essere noioso, ma non è reato. Ah, eccolo, il documento-sobillatore, la prova regina del disegno destabilizzatore. La “dichiarazione” del presidente della Repubblica del 13 agosto e il passaggio galeotto: “Tocca al presidente della Repubblica far corrispondere un esame obiettivo e rigoroso – sulla base dell’istruttoria condotta dal ministro della Giustizia – per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza passata in giudicato, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale che incida sull’esecuzione della pena principale”. Atto di clemenza? Per il Caimano? All’armi! Ripasso di diritto costituzionale, seconda parte della Carta, all’articolo 87 leggiamo che il presidente della Repubblica “può concedere grazia e commutare le pene”. Troppa grazia, sant’Antonio. E poi l’ha detto sotto l’ombrellone anche Massimo D’Alema al Messaggero (15 agosto) che nel caso Berlusconi “la legge va rispettata, si può svolgere un ruolo politico anche fuori dal Parlamento. Beppe Grillo non è parlamentare eppure è il leader indiscusso del suo movimento. E poi cosa dovremmo fare? Creare un precedente? La legge è uguale per tutti”. Tiè. Passata la notte, spenti i fuochi in spiaggia, entra in acqua (Agenzia Agi, 16 agosto, ore 11:17) il motosilurante di Fabrizio Cicchitto: “Noi ci interroghiamo ancora sulle ragioni vere che hanno portato a suo tempo il Pds a offrire graziosamente a Di Pietro un seggio nel Mugello e poi al Pd di Veltroni di fare una unica alleanza nel 2008 con la famosa Italia dei valori del medesimo Di Pietro”.
Come finirà quest’anno di grazia e disgrazia? Bastava osservare ieri il Palio dell’Assunta a Siena per capire come va e sempre andrà l’Italia. Correvano in Piazza del Campo i seguenti fantini: Dè, Grandine, Tittia, Tremendo, Trecciolino, Gingillo, Voglia, Amsicora, Girolamo e… Scompiglio.
Impeachment!
Da Grillo a Tonino, minacce a Re Giorgio peggio di quando lo Zombie coi baffi ci provò con Cossiga
Impeachment! Ah, che scompiglio è in corso. Napolitano non s’azzardi a concedere la grazia a Berlusconi o impeachment sarà! Mentre sul Twiga di Forte dei Marmi (15 agosto, Assunzione della Beata Vergine Maria) planano gli aerei con gli striscioni di Forza Italia, mentre lo spread Btp/Bund tocca quota 237, il minimo degli ultimi due anni (chiusura di Borsa del 14 agosto), mentre Letta (Enrico) dopo aver fatto il bilancio dei cento giorni di governo (9 agosto), volava in Azerbaigian per discutere del progetto Tap, 791 chilometri di gasdotto (11 agosto) per sfoderare in quel di Baku una frase che avrebbe ingelosito anche il mai troppo compianto Massimo Catalano (“se cade il governo, a settembre si paga l’Imu”), mentre la presidente della Camera Laura Boldrini convocava la Camera su Facebook per il 20 agosto (notizie dal mondo virtuale, 10 agosto) ma in quello reale risultava un ordine del giorno per il 6 settembre (discussione sull’istituzione del comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali), mentre il presidente del Senato Grasso si esibiva in tutto il suo repertorio (presentazione-saluto-ricordo-orazione-commemorazione) e dunque presentava a Salina il suo libro (9 agosto), si faceva intervistare dal Tg1 per dire che il governo non deve cadere e dunque lui deve restare là dov’è capitato per (dis)grazia bersaniana (10 agosto), ricordava la memoria di Antonio Giaccone (11 agosto), mandava un messaggio per commemorare la strage di Stazzema (12 agosto), mentre accadevano tali strafatti estivi, ecco avvicinarsi in rada, appena sopra l’ombrellone, il vero tormentone da spiaggia, il “Get Lucky” (hit dei Daft Punk) della politica italiana: il ritornello dell’impeachment, la pistola (s)puntata sulla testolina del presidente della Repubblica quando egli ricorda di avere certi poteri, grazia e commutazione della pena compresi.Toccò a Francesco Cossiga, nel 1991, beccarsi 19 cartelle messe nero su bianco dal comitato della rivoluzione del Pds che lo accusava nientemeno di aver ordito una “concatenazione logico-temporale di atti e comportamenti volti intenzionalmente a modificare la forma di governo”. Andò come doveva andare – con Cossiga che se ne infischiò e coniò uno “zombie coi baffi” per Achille Occhetto – e finì come doveva finire, cioè con l’archiviazione dei fantasiosi capi d’imputazione. Ieri. E oggi? Il Movimento 5 stelle avrà lo stesso sprezzo del ridicolo mostrato dal Pds ventidue anni fa? Prima nota, squisitamente tecnica. La “procedura” non parte da Largo Fochetti (Roma, Italia), quartier generale di Repubblica, ma da Menlo Park (California, Stati Uniti), sede di Facebook. Segno dei tempi. Ezio Mauro scavalcato da Zuckerberg. Messaggio in bacheca: “Qualsiasi atto di clemenza per Berlusconi sarebbe un atto eversivo. E il presidente dovrebbe essere messo in stato d’accusa per attentato alla Costituzione. Non è una mia posizione personale, anche Grillo è d’accordo e ci stiamo già preparando”. E’ il 13 agosto e così va online il j’accuse del cittadino-facebucchista Michele Giarrusso, senatore grillino. E poi? Il resto, direbbe Mogol, lo scopriremo solo vivendo. Ma la grazia al Cav., giammai. Intanto, al casello dell’impeachment, la stradale segnala in coda il trattorino rosso di Di Pietro da Montenero di Bisaccia. E’ il 14 agosto, Tonino alza l’aratro per avvisare Giorgio: “A nostro parere, se lei concedesse la grazia al Cavaliere, potrebbero profilarsi gli elementi per chiedere l’impeachment per attentato alla Costituzione”.
Cos’è successo nella fortezza del Quirinale? Diamo un’occhiata all’agenda. Il diario del Quirinale è fermo a venerdì 9 agosto, quando Guglielmo Epifani sale sul Colle per prendere istruzioni. E poi? Vedere Epifani può essere noioso, ma non è reato. Ah, eccolo, il documento-sobillatore, la prova regina del disegno destabilizzatore. La “dichiarazione” del presidente della Repubblica del 13 agosto e il passaggio galeotto: “Tocca al presidente della Repubblica far corrispondere un esame obiettivo e rigoroso – sulla base dell’istruttoria condotta dal ministro della Giustizia – per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza passata in giudicato, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale che incida sull’esecuzione della pena principale”. Atto di clemenza? Per il Caimano? All’armi! Ripasso di diritto costituzionale, seconda parte della Carta, all’articolo 87 leggiamo che il presidente della Repubblica “può concedere grazia e commutare le pene”. Troppa grazia, sant’Antonio. E poi l’ha detto sotto l’ombrellone anche Massimo D’Alema al Messaggero (15 agosto) che nel caso Berlusconi “la legge va rispettata, si può svolgere un ruolo politico anche fuori dal Parlamento. Beppe Grillo non è parlamentare eppure è il leader indiscusso del suo movimento. E poi cosa dovremmo fare? Creare un precedente? La legge è uguale per tutti”. Tiè. Passata la notte, spenti i fuochi in spiaggia, entra in acqua (Agenzia Agi, 16 agosto, ore 11:17) il motosilurante di Fabrizio Cicchitto: “Noi ci interroghiamo ancora sulle ragioni vere che hanno portato a suo tempo il Pds a offrire graziosamente a Di Pietro un seggio nel Mugello e poi al Pd di Veltroni di fare una unica alleanza nel 2008 con la famosa Italia dei valori del medesimo Di Pietro”.
Come finirà quest’anno di grazia e disgrazia? Bastava osservare ieri il Palio dell’Assunta a Siena per capire come va e sempre andrà l’Italia. Correvano in Piazza del Campo i seguenti fantini: Dè, Grandine, Tittia, Tremendo, Trecciolino, Gingillo, Voglia, Amsicora, Girolamo e… Scompiglio.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
di Mario Sechi
mercoledì 7 agosto 2013
Giustizia e Munch
Il Presidente della Sezione feriale della Suprema Corte di Cassazione italiana , della "magistratica" gens Esposito.
No comment . Solo l'urlo di Munch ! Horribilis visu et auditu !
lunedì 5 agosto 2013
Modron il dipendente
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EDITORIALE
Cav, insuperato maestro nell’uso di utili idioti
Politicanti mediocri e arrivisti si immolano in piazza per il Grande capo. Gente che in una Repubblica normale farebbe a mala pena il consigliere di circoscrizione.
di Paolo Madron
Un gruppetto di senza arte né parte, politicanti
mediocri, o più spesso arrivisti prestati alla politica, notabili locali di
piccolissimo cabotaggio. In una Repubblica normale potrebbero ambire a fare i
consiglieri di circoscrizione. Qualcuno, ma sarebbe una professione di fiducia,
l’assessore di qualche piccolo Comune.
Com’era appunto Sandro Bondi, ex comunista pentito (di solito i peggiori), che prima di restare folgorato sulla via di Berlusconi faceva il sindaco in quel di Fivizzano, ridente paese adagiato sui molli profili dell’Appennino tosco-emiliano.
In questa Repubblica, così conciata, diventano esponenti di spicco della morente partitocrazia. E arrivano a essere ministri, capobastone, membri della nomenclatura che ruota intorno al Capo e da lui in toto dipende.
LUI SE LI TIENE STRETTI. Da questo punto di vista il Cav è molto migliore dei suoi emuli. Ma siccome è un insuperabile maestro nell’usare pro domo sua schiere di utili idioti, oltre che un virtuoso del divide et impera, se li tiene tutti stretti intorno alla sua tavola.
Certo, dentro di sé li schifa, ne soppesa tutta la pochezza, la furbizia d’accatto, lo stolido opportunismo, anche se non resiste alla loro piaggeria. Come tutti coloro affetti da ipertrofia dell’ego, Silvio si sdilinquisce alle lusinghe. E quelli che gli girano intorno, sapendolo, fanno a gara di ruffianeria.
Ogni tanto, è vero, anche lui non li sopporta e sbotta. Lo scorso autunno, per esempio, quando costoro lo tiravano per la giacchetta perché riscendesse in campo (in verità una parte flirtava con Monti, e questo la dice lunga sul loro fiuto politico, sperando in un prolungamento di carriera) il Cav appalesò momenti di autentica e comprensibile insofferenza. «Quando entrano nel mio ufficio mi verrebbe tanta voglia di prendere e andar via», ebbe a dire dopo l’ennesimo pellegrinaggio di devoti.
COME UN CANE AL POLPACCIO. Sulla Michela Brambilla, la rossa salmonata le cui quotazioni però ora viaggiano al ribasso, disse che le rammentava un cane che si attacca al polpaccio e non ti molla. Su Alfano, con metafora cortese ma pregnante, che gli mancava il quid: un uomo senza un perché, senza qualità.
Questi e altri animali (in senso figurato, per carità) dello zoo pidiellino ce li ritroviamo in un assolatissimo 4 agosto a protestare per l’ingiusta condanna del loro mentore.
Meglio dire di colui da cui dipendono i loro destini, visto che se Silvio non si fosse impegnato in prima persona in campagna elettorale rischiando di vincere le Politiche ora sarebbero a spasso o alle prese con l’anonima occupazione di un tempo. Lontani da privilegi e telecamere, in qualche studio legale o assicurazione, i più fortunati tenuti a galla da qualche poltrona o consulenza che consentisse loro di continuare respirare l’arietta del potere.
LA MARCETTA A SPESE DI SILVIO. Alla manifestazione romana partecipa anche il popolo azzurro, richiamato dalla villeggiatura e caricato sui 500 pullman calati sulla capitale (paga il Cav, naturalmente: vitto, alloggio, lavatura e stiratura direbbe Totò). Una marcetta su Roma preventivamente derubricata da manifestazione a sit-in, quanto basta per far sentire al leader supremo l’affetto dei suoi. E preceduta da una gara a chi la sparava più grossa (dalla Santanchè alla Biancofiore passando per Schifani) con il mite Bondi che li ha però battuti tutti evocando niente di meno che la guerra civile.
Ma tant’è. Il mite Bondi, modi curiali e cuore di poeta, da troppo tempo in naftalina e quasi autoesclusosi dal cerchio magico (a un certo punto sembrava lo assumessero in Mondadori), deve aver intravisto nel pronunciamento della Cassazione la più ghiotta occasione per rilanciarsi. E l’ha sparata grossa. Non sapendo quel che altri due sodali dell’empireo arcoriano, Lele Mora e Emilio Fede, fin da tempi non sospetti avevano intuito: ovvero che il Cav a una guerra civile predilige di gran lunga una Barbara Guerra.
Com’era appunto Sandro Bondi, ex comunista pentito (di solito i peggiori), che prima di restare folgorato sulla via di Berlusconi faceva il sindaco in quel di Fivizzano, ridente paese adagiato sui molli profili dell’Appennino tosco-emiliano.
In questa Repubblica, così conciata, diventano esponenti di spicco della morente partitocrazia. E arrivano a essere ministri, capobastone, membri della nomenclatura che ruota intorno al Capo e da lui in toto dipende.
LUI SE LI TIENE STRETTI. Da questo punto di vista il Cav è molto migliore dei suoi emuli. Ma siccome è un insuperabile maestro nell’usare pro domo sua schiere di utili idioti, oltre che un virtuoso del divide et impera, se li tiene tutti stretti intorno alla sua tavola.
Certo, dentro di sé li schifa, ne soppesa tutta la pochezza, la furbizia d’accatto, lo stolido opportunismo, anche se non resiste alla loro piaggeria. Come tutti coloro affetti da ipertrofia dell’ego, Silvio si sdilinquisce alle lusinghe. E quelli che gli girano intorno, sapendolo, fanno a gara di ruffianeria.
Ogni tanto, è vero, anche lui non li sopporta e sbotta. Lo scorso autunno, per esempio, quando costoro lo tiravano per la giacchetta perché riscendesse in campo (in verità una parte flirtava con Monti, e questo la dice lunga sul loro fiuto politico, sperando in un prolungamento di carriera) il Cav appalesò momenti di autentica e comprensibile insofferenza. «Quando entrano nel mio ufficio mi verrebbe tanta voglia di prendere e andar via», ebbe a dire dopo l’ennesimo pellegrinaggio di devoti.
COME UN CANE AL POLPACCIO. Sulla Michela Brambilla, la rossa salmonata le cui quotazioni però ora viaggiano al ribasso, disse che le rammentava un cane che si attacca al polpaccio e non ti molla. Su Alfano, con metafora cortese ma pregnante, che gli mancava il quid: un uomo senza un perché, senza qualità.
Questi e altri animali (in senso figurato, per carità) dello zoo pidiellino ce li ritroviamo in un assolatissimo 4 agosto a protestare per l’ingiusta condanna del loro mentore.
Meglio dire di colui da cui dipendono i loro destini, visto che se Silvio non si fosse impegnato in prima persona in campagna elettorale rischiando di vincere le Politiche ora sarebbero a spasso o alle prese con l’anonima occupazione di un tempo. Lontani da privilegi e telecamere, in qualche studio legale o assicurazione, i più fortunati tenuti a galla da qualche poltrona o consulenza che consentisse loro di continuare respirare l’arietta del potere.
LA MARCETTA A SPESE DI SILVIO. Alla manifestazione romana partecipa anche il popolo azzurro, richiamato dalla villeggiatura e caricato sui 500 pullman calati sulla capitale (paga il Cav, naturalmente: vitto, alloggio, lavatura e stiratura direbbe Totò). Una marcetta su Roma preventivamente derubricata da manifestazione a sit-in, quanto basta per far sentire al leader supremo l’affetto dei suoi. E preceduta da una gara a chi la sparava più grossa (dalla Santanchè alla Biancofiore passando per Schifani) con il mite Bondi che li ha però battuti tutti evocando niente di meno che la guerra civile.
Ma tant’è. Il mite Bondi, modi curiali e cuore di poeta, da troppo tempo in naftalina e quasi autoesclusosi dal cerchio magico (a un certo punto sembrava lo assumessero in Mondadori), deve aver intravisto nel pronunciamento della Cassazione la più ghiotta occasione per rilanciarsi. E l’ha sparata grossa. Non sapendo quel che altri due sodali dell’empireo arcoriano, Lele Mora e Emilio Fede, fin da tempi non sospetti avevano intuito: ovvero che il Cav a una guerra civile predilige di gran lunga una Barbara Guerra.
Così Paolo Modron direttore di Lettera 43.
Teofilo gli ha scritto il seguente commento
- Mi pare che il PDL non Le piaccia per niente ; quindi il suo “quotidiano on line indipendente “, resterebbe solo con le prime due parole. Niente di male .
- Lei è sicuro di essere migliore ( aristos) rispetto ai diversi capi del PDL, da Lei definiti “utili idioti” , che poi a quanto da Lei descritto , non sembrano affatto utili per il Berlusca, né tanto meno idioti per sé stessi ?
- Per cortesia può fare analoghi articoli su PD, 5 Stelle, SEL, SC, ecc. ? Un articolo per ciascuno , con i loro quadri e dirigenti .Lo stesso faccia per Organi o Enti dello Stato ecc.E poi ?Il Modron non ha pubblicato ; ha invece pubblicato:Grande Madron !!!anche tu insuperabile Maestro, portavoce di chi non può più sopportare queste nefandezze.Ecco il giornalismo di oggi ; pieno di aperture , spifferi e vortici ; di autoreferenzialità ...( berlusconiana ? )
lunedì 29 luglio 2013
Teocrazie basta!
Teofilo è contro tutte le teocrazie : l’uso delle fedi per il potere è perfido e blasfemo. Quindi non solo Teofilo è contro le teocrazie , ma non capisce neppure quelli che con queste si uniscono, per obiettivi congiunturali : come la caduta di un regime . In effetti poi si sono trovati i teocrati a comandare , peggiori del regime abbattuto . Questo è successo in Egitto, Libia e Tunisia ( altroché primavere arabe ! ) : e in Siria Teofilo per ora sta con Assad , finché i teocrati cercheranno di prendere il suo posto . Fuori i teocrati e fuori anche Assad.
Aggiornamento al 19 agosto 2013 . E per ora sta anche con el Sissi ( e Moubarak) in Egitto , finché la Confraternita dei mussulmani resta armata con obiettivi teocratici. Con il seguente quesito ; è meglio una dittatura civil-militare o una dittatura religiosa-teocratica ? La prima che hai detto ; con le lacrime agli occhi .
mercoledì 24 luglio 2013
martedì 23 luglio 2013
Porcherie magistrali : Gardini
Intervista di Von Peter al Corriere della Sera del 21 luglio 2013.
"Per me fu una
sconfitta terribile. La morte di Gardini è il vero, grande rammarico
che conservo della stagione di Mani pulite. Per due ragioni. La
prima: quel 23 luglio Gardini avrebbe dovuto raccontarmi tutto: a chi
aveva consegnato il miliardo di lire che aveva portato a Botteghe
Oscure, sede del Pci; chi erano i giornalisti economici corrotti,
oltre a quelli già rivelati da Sama; e chi erano i beneficiari del
grosso della tangente Enimont, messo al sicuro nello Ior".
"...Seconda ragione":
"Io Gardini lo potevo salvare. La sera del 22, poco prima di
mezzanotte, i carabinieri mi chiamarono a casa a Curno, per
avvertirmi che Gardini era arrivato nella sua casa di piazza
Belgioioso a Milano e mi dissero: 'Dottore che facciamo, lo
prendiamo?'. Ma io avevo dato la mia parola agli avvocati che lui
sarebbe arrivato in Procura con le sue gambe, il mattino dopo. E
dissi di lasciar perdere. Se l'avessi fatto arrestare subito, sarebbe
ancora qui con noi".
I soldi andarono al PCI ? Quindi ? Se tutti fossero stati eguali , anche i capi del PCI , come gli altri , non potevano non sapere ; eppure secondo l'irraggiungibile Von Peter non sapevano . A meno che Gardini gli avesse detto... ; ma Gardini si ammazzò ; o no , come dicono in molti ?
A margine Von Peter se l'è presa anche con Cagliari morto suicida in carcere , dicendo che Cagliari era un uomo che sputava nel piatto in cui aveva mangiato.
(Von Peter è stato così condannato, tra l'altro, a farsi dodici sciacqui al giorno allo specchio guardandosi sugli occhi e gorgogliando dieci ave-pater-gloria ; per 9 anni, 9 mesi (anzi 6 ) e 12 giorni , prima di aver diritto di tornare a parlare di Cagliari ) .
Qui di seguito la lettera di addio di Cagliari , "lo sputo sul piatto" .
“Miei carissimi Bruna, Stefano, Silvano, Francesco, Ghiti: sto per darvi un nuovo, grandissimo dolore. Ho riflettuto intensamente e ho deciso che non posso sopportare più a lungo questa vergogna
La criminalizzazione di comportamenti che sono stati di tutti, degli stessi magistrati, anche a Milano, ha messo fuori gioco soltanto alcuni di noi, abbandonandoci alla gogna e al rancore dell’opinione pubblica. La mano pesante, squilibrata e ingiusta dei giudici ha fatto il resto.
Tutto quanto mi viene contestato non corre alcun pericolo di essere rifatto, né le prove relative a questi fatti possono essere inquinate in quanto non ho più alcun potere di fare né di decidere, né ho alcun documento che possa essere alterato. Neppure potrei fuggire senza passaporto, senza carta d’identità e comunque assiduamente controllato come costoro usano fare [ ]
L’obbiettivo di questi magistrati, quelli della Procura di Milano in modo particolare, è quello di costringere ciascuno di noi a rompere, definitivamente e irrevocabilmente, con quello che loro chiamano il nostro “ambiente”. Ciascuno di noi, già compromesso nella propria dignità agli occhi della opinione pubblica per il solo fatto di essere inquisito o, peggio, essere stato arrestato, deve adottare un atteggiamento di “collaborazione” che consiste in tradimenti e delazioni che lo rendano infido, inattendibile, inaffidabile: che diventi cioè quello che loro stessi chiamano un “infame”[ ]
La convinzione che mi sono fatto è che i magistrati considerano il carcere nient’altro che uno strumento di lavoro, di tortura psicologica, dove le pratiche possono venire a maturazione, o ammuffire, indifferentemente, anche se si tratta della pelle della gente. Il carcere non è altro che un serraglio per animali senza teste né anima [ ]
Come dicevo, siamo cani in un canile dal quale ogni procuratore può prelevarci per fare la propria esercitazione e dimostrare che è più bravo o più severo di quello che aveva fatto un’analoga esercitazione alcuni giorni prima o alcune ore prima[ ]
Già oggi i processi, e non solo a Milano, sono farse tragiche, allucinanti, con pene smisurate comminate da giudici che a malapena conoscono il caso, sonnecchiano o addirittura dormono durante le udienze per poi decidere in cinque minuti di Camera di consiglio.[ ]
Quei pochi di noi caduti nelle mani di questa “giustizia” rischiano di essere i capri espiatori della tragedia nazionale generata da questa rivoluzione. [ ]
Sento di essere stato prima di tutto un marito e un padre di famiglia, poi un lavoratore impegnato e onesto che ha cercato di portare un po’ più avanti il nostro nome e che, per la sua piccolissima parte, ha contribuito a portare più in alto questo paese nella considerazione del mondo. Non lasciamo sporcare questa immagine da nessuna “mano pulita”. Questo vi chiedo, nel chiedere il vostro perdono per questo addio con il quale lascio per sempre.[ ]
A tutti lascio il ricordo di me che vorrei non fosse quello di una scheggia che improvvisamente sparisce senza una ragione, come se fosse impazzita. Non è così, questo è un addio al quale ho pensato e ripensato con lucidità, chiarezza e determinazione.
Non ho alternative … Gabriele“
(Von Peter è stato così condannato, tra l'altro, a farsi dodici sciacqui al giorno allo specchio guardandosi sugli occhi e gorgogliando dieci ave-pater-gloria ; per 9 anni, 9 mesi (anzi 6 ) e 12 giorni , prima di aver diritto di tornare a parlare di Cagliari ) .
Qui di seguito la lettera di addio di Cagliari , "lo sputo sul piatto" .
“Miei carissimi Bruna, Stefano, Silvano, Francesco, Ghiti: sto per darvi un nuovo, grandissimo dolore. Ho riflettuto intensamente e ho deciso che non posso sopportare più a lungo questa vergogna
La criminalizzazione di comportamenti che sono stati di tutti, degli stessi magistrati, anche a Milano, ha messo fuori gioco soltanto alcuni di noi, abbandonandoci alla gogna e al rancore dell’opinione pubblica. La mano pesante, squilibrata e ingiusta dei giudici ha fatto il resto.
Tutto quanto mi viene contestato non corre alcun pericolo di essere rifatto, né le prove relative a questi fatti possono essere inquinate in quanto non ho più alcun potere di fare né di decidere, né ho alcun documento che possa essere alterato. Neppure potrei fuggire senza passaporto, senza carta d’identità e comunque assiduamente controllato come costoro usano fare [ ]
L’obbiettivo di questi magistrati, quelli della Procura di Milano in modo particolare, è quello di costringere ciascuno di noi a rompere, definitivamente e irrevocabilmente, con quello che loro chiamano il nostro “ambiente”. Ciascuno di noi, già compromesso nella propria dignità agli occhi della opinione pubblica per il solo fatto di essere inquisito o, peggio, essere stato arrestato, deve adottare un atteggiamento di “collaborazione” che consiste in tradimenti e delazioni che lo rendano infido, inattendibile, inaffidabile: che diventi cioè quello che loro stessi chiamano un “infame”[ ]
La convinzione che mi sono fatto è che i magistrati considerano il carcere nient’altro che uno strumento di lavoro, di tortura psicologica, dove le pratiche possono venire a maturazione, o ammuffire, indifferentemente, anche se si tratta della pelle della gente. Il carcere non è altro che un serraglio per animali senza teste né anima [ ]
Come dicevo, siamo cani in un canile dal quale ogni procuratore può prelevarci per fare la propria esercitazione e dimostrare che è più bravo o più severo di quello che aveva fatto un’analoga esercitazione alcuni giorni prima o alcune ore prima[ ]
Già oggi i processi, e non solo a Milano, sono farse tragiche, allucinanti, con pene smisurate comminate da giudici che a malapena conoscono il caso, sonnecchiano o addirittura dormono durante le udienze per poi decidere in cinque minuti di Camera di consiglio.[ ]
Quei pochi di noi caduti nelle mani di questa “giustizia” rischiano di essere i capri espiatori della tragedia nazionale generata da questa rivoluzione. [ ]
Sento di essere stato prima di tutto un marito e un padre di famiglia, poi un lavoratore impegnato e onesto che ha cercato di portare un po’ più avanti il nostro nome e che, per la sua piccolissima parte, ha contribuito a portare più in alto questo paese nella considerazione del mondo. Non lasciamo sporcare questa immagine da nessuna “mano pulita”. Questo vi chiedo, nel chiedere il vostro perdono per questo addio con il quale lascio per sempre.[ ]
A tutti lascio il ricordo di me che vorrei non fosse quello di una scheggia che improvvisamente sparisce senza una ragione, come se fosse impazzita. Non è così, questo è un addio al quale ho pensato e ripensato con lucidità, chiarezza e determinazione.
Non ho alternative … Gabriele“
Porcherie magistrali : Del Turco
(ANSA) - ROMA, 23 LUG -"Accanto
allo scandalo della sentenza che ha condannato Ottaviano Del Turco ce
ne sta un altro ben più grave: quello di un vile silenzio. Tacciono
su questa incredibile vicenda il Pd di cui Del Turco è stato tra i
fondatori e la Cgil dove egli ha trascorso metà della vita. Tace
Guglielmo Epifani che a Del Turco deve gran parte della sua carriera.
Credo che sia questo silenzio assordante ad addolorare di più
Ottaviano". Così Giuliano Cazzola, ex sindacalista e amico di
Ottaviano Del Turco.
Forza Ottaviano ! Lo Stato di diritto
fu sospeso ; e resta sospeso . Gli unici torti che hai avuto sono stati quelli di non aver visto i golpisti e di credere, forse ancora, nella
dignità e nella riconoscenza di molti amici-compagni. Forza
Ottaviano !
giovedì 18 luglio 2013
Peppone vs Calderoli
Calderoli, vice
-presidente del Senato, va al negozio Eataly di Monticello;
sottobraccio tiene un orango , datogli in affidamento da un vicino
zoo ; Calderoli voleva comprare cibo per il suo orango. Lo hanno
messo alla porta su ordine del proprietario , Oscar Natale Peppone
Farinetti : Calderoli ha denunciato il negoziante ; i giudici si sono
riuniti subito ed hanno condannato Peppone Farinetti , in
applicazione dell'art 1336 del codice civile ; i commerci non possono
rifiutare i clienti. Il danno quantificato da risarcire a Calderoli è
stato stabilito in 55 miliardi di euro : Peppone Farinetti è stato
rovinato.
giovedì 11 luglio 2013
Bagnasco ama SE il Potere
Il capo dei vescovi , Bagnasco , voleva
fare il presidente di Finmeccanica . La famiglia Letta , zio e
nipote, gli hanno preferito il capo della polizia De Gennaro. Visto il suo attivismo politico , il suo Capo, Francesco , gli ha subito rifilato 2115 immigrati da collocare nei suoi palazzi cardinalizi e nelle aziende da lui controllate , a Genova ; 12 li deve prendere a casa sua.
Santo subito :con riserva
Papa Francesco ha fatto il suo :a
Lampedusa ha dichiarato amore per i poveri immigrati , tutti, vivi , morti e futuri ( dei traffici non si è occupato )
Poi ha preso una decisione storica ; ne
ha caricati un centinaio nell' aereo papale e li ha messi nei suoi
appartamenti pontifici liberi . Ha anche organizzato un ponte aereo
con Lampedusa per portarne in Vaticano altri 5 mila circa , da
collocare presso presso i santi curiali e loro annessi. Una
attenzione particolare Papa Francesco l'ha riservata al paolino don
Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana , che aveva
rimproverato i cattolici politici per non avere troppo sostenuto il
Papa nella sua missione evangelica di “ amore verso i poveri e gli
ultimi “ ; gliene ha rifilati 27 in casa sua e nella redazione del
giornale. Altri 12 li ha dati alla Boldrini , in ricordo del suo
passato e tenuto conto del suo presente. Cicchitto , con il suo
“predicare è diverso dal governare” è stato risparmiato : ma
Papa Francesco gli vuole bene e lo ricorda nelle Sue preghiere.
E' appena uscita una agenzia di stampa
: dice che Papa Francesco si è limitato alla predica e ha lasciato
gli immigranti e i loro problemi proprio nello stesso posto dove
erano ; il paolino don Sciortino , essendosi esposto, teme di essere
inviato a vivere nel centro di accoglienza di Lampedusa , in povertà
e castità .
lunedì 8 luglio 2013
80 anni
Oliver Sacks proclama che il suo ottantesimo compleanno alle porte segna l'inizio di una nuova era: "Non penso alla vecchiaia come a un epoca più triste da sopportare ma un tempo di piacere e libertà: libertà dalle fastidiose urgenze di giorni precedenti, libertà di esplorare i miei desideri e di legare assieme pensieri e sentimenti di una vita".
Vero ; basta che ci siano 3 condizioni 3 : salute ; no dolori fisici o morali ; libertà dal bisogno . Insomma un vecchio è felice se libero di...e libero da...
domenica 7 luglio 2013
Occidente d'Egitto
In piazza Tahrir , al Cairo, c'è stato
di tutto: fin dall'inizio. Religiosi e laici ; operai e colletti
bianchi; lavoratori e diseredati ; vecchi e giovani ; donne intasate
nei loro veli e donne aggressive moderne ; studenti e intellettuali :
armi e bastoni. Di tutto. I più di 40 partiti che si contendono il
potere non rispondono ad una logica politica , all' “occidentale”;
ci sono lotte intestine religiose ( più di dieci fazioni islamiste ,
più o meno tolleranti nei confronti dei cattolici coopti ) ,
ideologiche ( dai vaghi liberali ai vaghi comunisti ) , rivoltose ,
conservatrici. Una miscela ingestibile e ingovernabile. E talvolta
violenta , con assassini e stupri di piazza. E tutto questo perché ?
Per quella che sbrigativi intellettuali nostrani chiamarono
“primavera araba”. Diplomatici e “servizi” occidentali
dovevano sapere bene che non si sarebbe trattato di una “primavera
“ , ma di un autunno , vicino all'inverno, ventoso e carico di
brutti segni per le stagioni future.
In Egitto Mubarak fu eliminato perché
il suo cerchio di potere si stava lentamente spostando dalle forze
armate alla sua famiglia. Le forze armate indispettite lo fecero
fuori, alleandosi per la bisogna ai loro nemici storici , islamisti ,
in generale , “fratelli mussulmani” in particolare e
intellettuali antimilitari .
Le forze armate hanno provato a far
governare i “fratelli mussulmani “ , concedendo pure qualche
testa , come quella del loro capo Tantawi ; ma mantenendo
rigorosamente tutti i loro privilegi economici e sociali. Accettarono
così l'elezione di Mursi , che non era neppure il capo dei “fratelli
mussulmani”, a Presidente dell'Egitto ( il primo presidente non
militare dalla cacciata del re Faruk nel 1952 ) . Mursi si è
rilevato un disastro ; perché non ha “unito” , ma al contrario
è stato solo un disciplinato esecutore degli ordini della sua
confraternita mussulmana; perché non ha rispettato alcuno degli
impegni presi alle elezioni ; perché ha trascinato il Paese in una
situazione economica e sociale drammatica , in una spirale di
povertà dilagante tra gente che, a quanto si legge, per il 30 % è
ancora analfabeta. Le spinte religiose e tribali si alimentano nella
miseria e nella disperazione. Le piazze Tahrir si riempiono di gente
arrabbiata che non ce la fa più , disposta anche a morire , se non
altro per una bandiera o una fede ; assieme a gente che lotta per
nuovi potere e nuove ricchezze.
Mubarak , con il suo laicismo militare
, duro e intollerante (nato anche sull'assassinio del suo
predecessore Sadat da parte del gruppo estremista al jihad )) aveva
portato il Paese ad uno stato di benessere ben lontano dalla
situazione attuale ; e oggi molti, in cuor loro, lo rimpiangono e
pensano che sarebbe stato più semplice tenere lui , emarginando
tutta la sua corte familiare. Dopo lo scontro tra forze armate da un
lato e fratelli mussulmani dall'altro, i primi riprendono il potere
che avevano prestato ; lo riprendono direttamente, da Stato nello
Stato, , facendo finta di prestarlo di nuovo ( si dice che puntino
questa volta sul tecnocrate civile El Baradei, che sta al Nobel per
la pace, che ha ricevuto, come il nostro Dario Fo sta a quello per
letteratura ). E poi ? Poi con altre elezioni , la cui
attendibilità, nella situazione data, è molto discutibile, si
cercherà un nuovo uomo della provvidenza ; o un militare con grande
carisma o un civile che oltre al carisma abbia chiaro il concetto
della sua sottomissione alle forze armate e al loro potere economico.
E' superfluo dire che la situazione
egiziana è determinante per il futuro del medio oriente e del
Mediterraneo tutto. Quindi ulteriori errori non sono consentiti alle
comunità internazionali . Se si passa dalla situazione A alla B ,
bisogna esser certi che la B sia migliore della A ; cosa che non
sembra essersi ancora verificata con la favola delle primavere arabe.
A meno che la logica seguita fin qui sia stata quella del “divide
et impera” ; sciiti contro sunniti ; islamisti violenti contro i
moderati ; cattolici contro mussulmani ;borghesia laica contro
militari ; e così via.Logica cinica , perversa e pericolosissima per
tutti noi. Che il mondo stia alla finestra di quello che sta
succedendo in Egitto ( o nella vicina Siria ) sembra una tesi un
tantino ingenua, per gli appoggi materiali e non, dati a questo o
quello. E che errori madornali siano stati compiuti nelle “primavere
arabe” è ormai un fatto oggettivo. Le armi di Gheddafi sono sparse
ormai in tutto il nord Africa ; e non solo; e sono in funzione , per
disgregare.
In Egitto , per il bene di tutto il
Mediterraneo, dobbiamo sperare che vinca uno Stato laico , lontano da
guerre sante : militare o non.
Pubblicato da "l'Occidentale" l'8 luglio 2013
Pubblicato da "l'Occidentale" l'8 luglio 2013
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