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sabato 15 gennaio 2011
Eloge des frontières
Peccato ! “ Eloges des frontières” è un bel libro di Régis Debrais ( Gallimard 2010 ), ma è diretto ad una élite delle élites; cioè a qualche migliaio di persone che riusciranno a capirlo nella sua interezza. Debray si arrotola , con autocompiacimento, dentro a idee, a riflessioni , a immagini, talvolta senza logica alcuna, ma con un esibizionismo di erudizione, quasi premeditato e anche pressoché intraducibile in molte sue parti. Cercate di capirmi, sembra dire : io sto quassù e peggio per voi , se non ci arrivate.
Regis Débray fu un mito negli anni 60. Dopo le Grandi Scuole di Parigi, andò a Cuba ; fece amicizia con Fidel Castro ; andò a combattere con Che Guevara in Bolivia; fu preso e incarcerato; alcuni dissero che fu lui , torturato, a mettere l’esercito boliviano sulla pista del Che; fu lui a tradire . Il mistero resta tuttora. Fu condannato a 30 anni di prigione. Fu graziato . Tornò in Francia , dove fu consulente di Mitterand ; e poi professore di filosofia. Ha scritto moltissimo , sempre con grande erudizione ermetica. Si direbbe un grande chirurgo, che non riesce a spiegare in una lingua accessibile cosa fa . Qualche giorno fa , a chi gli chiedeva come si definirebbe oggi , rispose : “un gollista di sinistra”. Nazional socialista ? Questo è il pericolo che paventano coloro che leggono il titolo di questa sua ultima opera . Non è assolutamente così. Le sue tesi sono semplici , anche se argomentate con grandi intrighi formali e sostanziali.
Il mondo è fatto di popoli multicolori : le popolazioni sono numeri statistici e sociologici; i popoli sono localizzati, hanno una loro storia, una cultura e una religione.
Ogni terra, ogni popolo ha un confine, da dove si entra e si esce; non deve essere un muro, una porta chiusa ; e non deve essere neppure solo aria. Nei confini con i muri gli uni vogliono ignorare, non capire, gli altri; e quindi essi generano solo ostilità. Nei confini fatti di aria , il più forte tende sempre a dominare. Quindi i confini creano le condizioni del riconoscimento reciproco, del rispetto, della discussione , della trattativa in difesa dei propri interessi.
La cosiddetta mondializzazione è un fenomeno virtuale , che viene appiccicato addosso a terre e popoli multicolori, a mondi diversi. Essa funziona in alcune nicchie, per esempio finanziarie, informatiche , mediatiche. Ma è irreale : negli ultimi 20 anni si sono avuti 26 mila Km di nuove frontiere e altri 10 mila Km di muri e barriere varie ; e ancora tra il 2008 e il 2010 sono state registrate ben 26 guerre frontaliere.
A forza di non voler capire le ragioni delle separazioni, vinceranno le segregazioni.
“Il “ sans-frontrièrisme” è dunque un’idelogia spontanea che accompagna un economismo globalizzato, un tecnicismo standardizzato, un assolutismo generalizzato e un imperialismo senza complessi”( Philippe Petit )
Colui che si sente dovunque a casa sua , è pericoloso e non abita da nessuna parte .
Le tesi di Debray sono tante , intriganti e spesso sparate con violenza. Ma non paiono rispondere con chiarezza ad alcune tra le tante domande possibili e elementari . Per esempio , se nella casa del vicino non c’è da mangiare o ci sono violenze disumane o ci sono attentati alla sopravvivenza della specie o … tanti altri “o”, di fatti umanamente intollerabili e la porta del vicino è chiusa a chiave, con tre mandate, che si fa ? Si annusano gli odori pestilenziali nel pianerottolo ? Si bussa e si chiede permesso ? Quali sono le regole dei confini di casa propria e di casa altrui ?
“Eloge des frontières” non sembra voler rispondere ai problemi ; sembra piuttosto porli, in maniera intelligente e profonda, anche se un po’ confusa.
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