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sabato 7 gennaio 2012

Nonno ama euro


Nel 2004 mio nonno scrisse

Chi tocca l’Euro …muore. Provando a discutere gli effetti della nuova moneta sull’economia, si è creata una moda per cui ogni critica diventa una causa di anti-europeismo e viceversa. Al grido di viva la libertà e senza voler ledere alcuna maestà governante e non di questo Paese, proviamo ancora una volta a fare alcune considerazioni sull’Euro e sulla sua gestione.

L’istituzione dell’Euro fu decisa per vari motivi: essa avrebbe iniettato una spinta verso la costruzione di un’ Europa sempre più unita; avrebbe semplificato i rapporti economici tra i Paesi europei; avrebbe contrastato lo strapotere del dollaro e dello yen sui mercati internazionali ; avrebbe aiutato la Germania a risolvere il problema della sua unificazione, avendo il suo Governo deciso di unificare il marco a parità di valore tra le due Germanie. Come si può agevolmente comprendere le motivazioni politiche furono dominanti su quelle economiche. E probabilmente furono motivazioni serie e largamente condivisibili. I problemi economici aperti nei vari Paesi dall’introduzione dell’Euro , tuttavia, esistono , devono essere affrontati e , se possibile, risolti.
Non esiste più possibilità per i diversi Paesi dell’Unione di fare una politica monetaria autonoma. Già con il serpente monetario si affermò il principio della necessità di una certa compatibilità tra le diverse politiche monetarie. Avere ora eliminato totalmente questa autonomia pone problemi seri nelle politiche economiche da adottare nella Regioni ricche e nelle Regioni povere dell’Unione. Pensare che la moneta sia una variabile indipendente dalle scelte di politica economica per la conservazione o per lo sviluppo, è quanto meno ingenuo e forse anche un po’…primitivo. La moneta è uno strumento di lavoro per tutti i governanti dell’economia e quasi sempre il loro strumento principe: privarsene e darlo in mani esterne, anche le più avvedute e solide, è un po’ un’avventura. Possiamo a questo proposito ricordare i casi storici di Paesi che hanno imposto la parità della loro moneta con il dollaro statunitense, rinunciando ad una loro politica monetaria: gli esiti di queste scelte sono noti. Noi europei abbiamo dunque spostato questo strumento di lavoro a Bruxelles. Quali effetti ciò ha prodotto sulla nostra economia e sulla nostra politica economica ( su quella italiana in particolare) ? Le risposte trionfalistiche e ipotetiche ( cosa sarebbe successo , se non ci fosse stato l’Euro) sembrano solo opinioni e spesso anche molto superficiali. Forse sarebbe utile approfondire l’argomento con analisi e studi di spessore , per capire limiti e vantaggi dell’operazione Euro nelle diverse situazioni socio-economiche italiane e nei diversi Paesi, nell’Unione.
Non dobbiamo mai dimenticare che l’Italia uscì dalla guerra a brandelli. Fu ricostruita anche grazie a una politica monetaria keynesiana inflazionistica, che spalmò i sacrifici per lo sviluppo su tutta la popolazione,non essendoci altra alternativa.Furono potenziate le Partecipazioni di Stato per raccogliere risorse, non altrimenti disponibili. Si dirà che quella è storia e che non ci riguarda più. È parzialmente vero. Ma quando entreranno nell’Unione nuovi Paesi poveri, come è in progetto, quale sarà la politica monetaria adottata per loro attraverso l’ Euro? E chi la deciderà? E come sarà compatibile con le loro autonome scelte di politica per lo sviluppo ? E l’Europa a due velocità , propugnata da alcuni Paesi dell’Unione, come la metterà con il problema monetario ? E in generale come è compatibile l’autonomia reale delle politiche regionali per lo sviluppo, con la gestione di una moneta sovranazionale, che ha l’ambizione di appianare , rendere compatibili le diversità europee ?
Il Direttorio che gestisce l’Euro, dovendo compiere scelte strutturali per lo sviluppo e l’omogeneizzazione dell’Europa, a chi risponde in termini democratici e non aristocratici ? In termini pratici quale è il potere reale del nostro Ministro dell’ Economia o , ancor più difficile, del Presidente di una Regione in uno Stato federato, sul Direttorio di Bruxelles? Cosa sta facendo il nostro rappresentante in quel Direttorio ? Governo e Parlamento ne sanno qualcosa ?
La Banca d’Italia è stata liberata dagli obblighi della gestione monetaria. Quindi oggi dovrebbe essere più libera per svolgere funzioni di supporto allo sviluppo, sia in termini promozionali che in termini di controllo. Visti i fatti non sembra. In questi fatti dobbiamo anche mettere il gravissimo processo di deindustrializzazione che sta sconvolgendo il Paese da più di dieci anni ad oggi. È astratto pensare che la Banca d’Italia promuova banche regionali di Sviluppo ( in larga parte potenzialmente esistenti ) capaci di correggere l’appiattimento monetario dell’Euro? Non è questione semplice, avendo una struttura monetaria…inavvicinabile e pietrificata. Però la partecipazione ai disegni delle Aziende, l’assistenza alla loro politica finanziaria, il supporto alle loro strategie di sviluppo e di mercato in una economia “mondializzata” non farebbero male, soprattutto in un sistema economico fatto in prevalenza da imprese “familiari”.
Le politiche monetarie inflazionistiche e deflazionistiche rappresentano scelte indispensabili per il governo dell’ economia, soprattutto se riferite a problemi di stabilità o di sviluppo. E le Regioni europee, tutte le Regioni europee, sono molto sensibili a queste scelte, molto più delle Regioni statunitensi o giapponesi. D’altro lato lo stesso valore dell’interscambio tra Euro e altre monete, a cominciare dal dollaro, non è fattore insignificante per la nostra vita economica. Sulla base di quali considerazioni si può affermare che l’Euro possa valere il 20 o il 30 % in più o in meno del dollaro ? Chi ci rimette nell’un caso e nell’altro ?
In conclusione ciò di cui dobbiamo preoccuparci è la gestione dell’Euro, nei suoi riflessi sulle politiche regionali dell’Unione europea. E questa preoccupazione non può e non deve essere una bestemmia o una voce fuori dal coro; anche perché ci può essere la sensazione che la maggior parte dei cittadini europei la pensino così e quindi siano fuori da un coro un po’ troppo aristocratico.

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