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giovedì 10 marzo 2011
Sarkò non ama Gheddafi
La casbah della guerra libica
La Francia non ama Gheddafi: ma guarda un po’ ! In effetti i propri amici, per di più francofoni, del nord Africa sono sempre stati ,dal periodo coloniale in poi, i tunisini, gli algerini e i marocchini, che hanno anche grandi colonie di immigrati cittadini dell’esagono. La Francia è stata tenuta in un angolino nelle questioni petrolifere libiche ( basti dire che la sola Eni produceva in Libia 270 mila barili equivalenti di petrolio , contro i 57 mila della grande sorella francese Total ) ; che significa essere tenuta da parte nelle relazioni privilegiate della Libia con l’ Europa.
Nella mondializzazione dell’economia si parla ormai inglese ; e anche i francesi negli affari parlano inglese ; quindi la francofonia è per loro una bellissima cosa , ma sempre meno importante agli effetti pratici. Ci sono stati movimenti in Libia ? E allora perché non buttarsi subito con gli insorti ? Se va male , la Francia resta emarginata ; se va bene acquisisce il merito di essere stata la prima a scegliere il campo giusto. Questi ragionamenti sono tagliati con l’accetta. Sicuramente la politica estera francese nei confronti del problema libico è più complicata e raffinata assieme, rispetto agli interessi bruti sopra esposti. Ci sono problemi di principio ( la “France républicaine” della “ liberté, egalité , fraternité” e dei diritti dell’uomo ).E ci sono anche problemi politici ; la destra francese è contro Gheddafi e i sondaggi favorevoli a Marine Le Pen ( Front National ), 23 % contro il 21% di Sarkozy, sollecitano il Governo ad assecondare un elettorato che rischia di passare dalla destra alla estrema destra, alle prossime presidenziali del 2012.
Ma forse il punto determinante di questa improvvisa e rapida scelta del ministro degli esteri francese ,Alain Juppé, di riconoscere la legittimità della nuova Libia nata in Cirenaica, nasce da informazioni sulla situazione interna libica. Ormai è chiaro a tutti che la guerra civile libica è una guerra “tribale”. Ci sono oggi in Libia circa 140 tribù, che rappresentano più dell’85 % della popolazione ( 6,3 milioni di persone ). Gheddafi ha volutamente privilegiato lo stato-tribale , rispetto a quello democratico o militare o dittatoriale . Lui era il garante di un equilibrio tra le tribù, conquistato con denari e potere , da distribuire tra le diverse genie . Ci sono state anche contraddizioni evidenti in questo “equilibrio” ; per esempio Gheddafi destituì il suo primo ministro Jallud, che aveva partecipato con lui al colpo di stato contro re Idris ; Jallud è un esponente della importante tribù Magariha ; quindi molti pensavano che questa tribù si fosse schierata contro Gheddafi; ma nella stessa tribù ci sono anche l’attentatore di Lockerbie ( El Megrahi ) , che il capo libico riuscì a far liberare in Inghilterra ; e molti alti ufficiali delle forze armate, tra cui il generale Jaber. Probabilmente all’inizio la rivolta è partita dalle tribù dominanti , anche con ammutinamenti militari, incoraggiati da ufficiali di questa o quella genia ; Gheddafi era perdente ; basti pensare a quella prima intervista televisiva nelle macerie del proprio antico potere. Poi, sempre probabilmente, egli è riuscito a trovare un nuovo equilibrio tribale, facendo concessioni, ristabilendo reti di accordi e di potere. E chi sa se i Magariha non siano tornati con lui. In ogni modo ora lui sembra stare dalla parte vincente.
I servizi francesi hanno una tradizione nell’area nord africana ; probabilmente conoscono bene anche i giochi e i doppi giochi tribali libici ; non è escluso che il governo francese cerchi di mettere a frutto queste informazioni, scommettendo su una caduta rovinosa di Gheddafi (anche nel caso di un accordo “tribale”tra il premier e gli altri, perderebbe la scommessa ). Un fatto è certo: allo stato attuale la Libia è una “casbah” di tribù in guerra tra loro ; ogni scommessa su chi prevarrà può essere azzardata ; e ogni interventismo può essere avventuroso. Parlare oggi di una democrazia laica o dei diritti dell’uomo ( non solo in Libia, ma in tutto il nord Africa e in quasi tutti i Paesi arabi ) è fare della retorica. Quindi il governo francese ha scelto di fare retorica, puntando al petrolio, se possibile, e alle elezioni del 2012 in difesa di Sarkozy.
Pubblicato da " l'Occidentale" l' 11 marzo 2011
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