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giovedì 31 dicembre 2009

W i Pesci

giovedì 17 dicembre 2009

La notte della politica

Per capire l'aggressione di piazza del Duomo bisogna scavare nel sottosuolo culturale italiano, nel linguaggio avvelenato che ormai ci sommerge dalla mattina alla sera. La violenza è sempre ‘‘il prodotto della notte della politica, di un tutto-è-permesso che addormenta la sensibilità civile e la responsabilità della ragione.

di Giuliano Ferrara da Panorama



Dietro quella storia oscena del demente e vigliacco che spara un oggetto di marmo contro la faccia di Silvio Berlusconi non c'è solo la cupa condizione della lotta politica in Italia, che dura inalterata dal Cinquecento, che riemerge a tratti nelle diverse forme del banditismo fazioso, del lavacro ideologico realizzato sulla pelle delle persone, della vendetta civile in ogni stagione, anche la più felice, della storia degli italiani. Dietro l'intolleranza violenta di un momento c'è la farsa mite, strisciante, della tolleranza universale. Qui è lo scandalo.
Quando per la prima volta la residenza privata di un uomo politico fu presa di mira da una folla inferocita e mentalmente insana, quando al termine di un comizio dell'opposizione il manipolo dei linciatoti e lanciatori di monetine si trasferì sotto l'Hotel Raphael di Roma dove abitava l'uomo nero del momento, Bettino Craxi, nel nostro Paese era in pieno corso una rivolta plebea contro i partiti e le classi dirigenti, animata e nutrita da un pezzo dell'establishment con l'appoggio codino, reazionario, di un manipolo di gazzettieri e togati decisi a tutto, perfino a servirsi di un poliziotto dai comportamenti assai discutibili, in cerca di gloria politica, chiamato Antonio Di Pietro. Il cocco di Enzo Biagi e dell'avvocato Vittorio D'Ajello, il beniamino della salotteria milanese più intrisa di mediocrità.
Craxi doveva venire da me in tv, quella sera, ciò che fece dopo avere superato lo sbarramento linciatorio, infine scortato da uno squadrone di carabinieri. Mi sembrò enorme quel che era successo, proprio per la violazione dello spazio privato di un uomo pubblico, ma non ci fu il becco di un commentatore, e voglio ignorare i nomi spesso insospettabili dei fomentatori e rinfocolatori dell'odio forcaiolo, che comprendesse il messaggio osceno di un'aggressione sotto casa: non è la funzione che contestiamo, non veniamo a un tuo comizio, non cerchiamo di impedire o disturbare una manifestazione politica del tuo partito, no, veniamo sotto casa tua, dove dormi e abiti e mangi e vivi, perché è te in persona che odiamo, sei tu il bersaglio mobile della nostra indignata furia e follia.
Prima di chiedere un facile perdono, che sarà un'altra pietra miliare nella storia della tolleranza violenta di questo Paese, specie dopo il perdono e i tarallucci e vino per l'operaio bergamasco che lanciò il treppiede sul collo di Berlusconi appena cinque anni fa, quell'M.T. sparatore di statuine aveva detto la verità appena nascosta dallo squilibrio mentale: «Perché? Perché lo odio». E perché lo odia? Ve lo dico io, perché lo odia. Lo odia perché è ricco, perché ha infranto il sogno della presa di potere reazionario-plebea dei primi anni Novanta, perché è il nemico riconosciuto di tutte le ideologie fallite del secolo scorso, lo odia per i suoi pregi e per i suoi difetti, ma soprattutto per i propri difetti, per la propria vita frustrata e facile. Non lo sa che è per questo, ma è per questo che lo odia.
La facilità del tutto è lo scandalo. Chi ha mai pagato per la corrosione della civiltà, della creanza, del senso dell'onore nei modi personali e pubblici in questo Paese? Chi deve qualcosa a qualcuno, e in particolare allo Stato e alle sue regole, dopo che si sia sputtanato, calunniato, avvelenato in ogni pozzo dell'esistenza politica? È rozzo prendersela con gli avversari politici aperti del Cavaliere, bisogna scavare nel sottosuolo culturale italiano, capire come sono fatti i giornali e i messaggi televisivi, qual è l'ordito di linguaggio in cui siamo immersi dalla mattina alla sera, con il fulgido contributo, sempre più vanesio e ludico e impostore, della famosa rete, del web, della blogosfera.
La violenza è sempre il prodotto della notte della politica, di un tutto -è- permesso che addormenta la sensibilità civile e la responsabilità della ragione.

17 dicembre 2009

Nuovi fasci

La Sora Rosa e il Sor Tonino
Il doppio misto Sora Rosa e Sor Tonino rappresenta il nuovo fascismo .
La Sora Rosa non ha grande storia . E' cresciuta nell'Azione Cattolica , dove ha preso una deriva integralista , per così dire. La sua unica notorietà la ebbe quando fu ritratta in foto, mentre le br ammazzavano il professore Bachelet. Poi di mestiere si mise a far politica democristiana , con quella « sinistra » integralista, dedita a careghe più che a idee ( e questo da sempre , sulla pelle dei santi fondatori, Dossetti, La Pira e Fanfani ). Navigando nel marasma degli anni 90 tra partiti ed eredità varie, approdò addirittura ad un ministero: scaldò e fece scaldare sedie; ma la povera gente , per la quale voleva governare, non si accorse di nulla. In una diretta TV Berlusconi le disse che a suo parere la signora Bindi era più bella che intelligente. Lei rispose di non essere a disposizione del premier. Battutaccia, con la quale fece altra fortuna. Capito dove poteva essere il suo capitale, cominciò accumulare odio contro Berlusconi; non un'idea, non un progetto, non una discussione ; solo odio, foriero di qualche consenso e di qualche carega . La sera, prediche e crociate contro il cattivo tiranno, per il pio mantenimento dei santi « istituti » esistenti; e al mattino, sana confessione riparatrice del peccato, come le varie « fiamme » dell'Azione cattolica insegnano. Fin qui , nulla di straordinario ; tutto « déjà vu », nel mondo della conservazione diccì, di altri tempi. Il salto avviene nella escalation dell'odio per la cristiana conservazione ; quel « più bella che intelligente » le dà alla testa; le dà anche un piccolo potenziale elettorato che può seguirla nel menare contro Berlusconi. Salvo sempre andare in Chiesa , pregare e confessarsi.
E con chi si trova a menar le mani, per così dire,senza idee e con un concetto di regole "democratiche" fascio-comuniste di altri tempi ? Ma è ovvio , con il figlio della terra Tonino Di Pietro, che sta cercando, per motivi altrettanto pedestri , di levar di mezzo l'odiato Berlusca. Il Sor Tonino è ritratto in un libro recentemente pubblicato da Filippo Facci e finora né in tutto, né in parte smentito. Il quadro che ne viene fuori è semplicissimo: Di Pietro , dopo il golpe del 93, ha capito che il suo grande capitale poteva essere quello di difendere la conservazione dei grandi poteri dello Stato, dei magistrati ( non della Magistratura ) , dei poliziotti ( non della Polizia) , di imprenditori e professionisti , dipendenti dai loro traffici con lo Stato ( e non delle imprese e delle professioni ): e così via. Difendere la conservazione a tutti costi; anche con la piazza. Quindi il Berlusconi dei grandi cambiamenti liberali e sociali ( libertari e socialisti, per dirla alla vecchia maniera ) è il nemico non da battere, ma da abbattere. La storia del Sor Tonino apre la porta a quello che una volta si chiamava fascismo; tutto di quella storia parla proprio di fascio; i dettagli sono ampiamente descritti e documentati nel libro di Facci.
Ed ecco che ancora una volta ,in questo nostro povero Paese, integralismo religioso e fascismo si danno la mano .Nel suo piccolo, la Sora Rosa lancia anatemi, di cui il Sor Tonino si serve nel suo bruto viver quotidiano. Anatemi e violenza contro la persona che può cambiare le cose e per sostituirla non con il nuovo, ma solo con il vecchio, con la conservazione più pia e più becera allo stesso tempo. Siamo chiamati ancora a lottare e resistere contro i fascisti , mascherati da progressisti; chi l'avrebbe mai detto , in Italia , nell' Europa del terzo millennio ?

Pubblicato nel Predellino del 18 dicembre 2009