Da più di un anno in Francia si vota per questo e per quello; primarie di destra e di sinistra; presidenziali e ballottaggio; legislative e ballottaggio. All’ultimo la gente, già sfiduciata dalla gestione politica, stanca e in massa non è andata a votare. È così che nell’esagono in un anno ci sono stati, nella forma, ribaltoni spettacolari.
Presidente è diventato un giovane tecnocrate nuovo, Emmanuel Macron, né di destra né di sinistra, come ama definirsi. Per la prima volta in questa quinta repubblica (cioè dal 1958) a capo dei francesi non c’è un “gollista” (destra) o un socialista (sinistra). Il funerale del sistema è stato officiato dall’ultimo Presidente, il socialista Hollande, che non ha creduto più nel suo partito (e tanto meno nel socialismo) e ha lavorato per un suo beniamino, tecnocrate centrista e suo collega dell’Ena e di altre associazioni molto influenti in Francia; e che parimenti ha lavorato contro una probabile vittoria della destra gollista, lasciando montare scandali curiosi, che tuttavia si sono rilevati come coltelli affondati in un pane di burro di un partito colabrodo, brutto erede di nobili e potenti tradizioni.
Quindi forse il vero vincitore delle presidenziali francesi è stato l’ex socialista François Hollande, presidente uscente e non rieleggibile per il suo pessimo quinquennato a capo dello Stato (fino ad allora non aveva gestito nulla, se non il partito; ha avuto un grande know-how nelle manovre di palazzo; e alla fine lo ha dimostrato).
Un secondo ribaltone si è avuto con l’elezione del nuovo Parlamento. Su 577 deputati, più di 430 sono di prima nomina. Quelli che si sono contesi il potere finora, destra e sinistra assieme, non arrivano a 150. I rispettivi partiti, socialisti e repubblicani, sono crollati e un regolamento di conti è in corso, con prospettiva di rovina pressoché totale (molti dei loro adepti difficilmente reggeranno lontano dal profumo del potere; si sente molto parlare di una loro politica “costruttiva”, anticamera del loro ingresso nel centrismo del potere presidenziale). All’opposizione restano frattaglie numeriche, se pur importanti da un punto di vista politico a “destra” e a “sinistra”, penalizzate dal sistema elettorale maggioritario (35 deputati; con un proporzionale puro sarebbero stati più di 160). Ma all’opposizione c’è soprattutto gran parte di quel 56% di elettori, che non è andata a votare, stanca dei giochi di potere politici e delle burocrazie nazionali e comunitarie, che ostacolano o bloccano ogni concreto progetto di sviluppo del Paese.
Insomma in Francia è successo come se in Italia in un solo anno scomparissero il PD, FI e annessi e anche i 5 stelle; tutti assieme. E un giovane bocconiano, forte dell’appoggio di un Monti di turno, ma anche di un astensionismo ultramaggioritario, prendesse quasi tutto in mano. Il clima sembra dunque cambiato; alcuni meteorologi parlano di pericolose grandinate in arrivo.
Quindi forse il vero vincitore delle presidenziali francesi è stato l’ex socialista François Hollande, presidente uscente e non rieleggibile per il suo pessimo quinquennato a capo dello Stato (fino ad allora non aveva gestito nulla, se non il partito; ha avuto un grande know-how nelle manovre di palazzo; e alla fine lo ha dimostrato).
Un secondo ribaltone si è avuto con l’elezione del nuovo Parlamento. Su 577 deputati, più di 430 sono di prima nomina. Quelli che si sono contesi il potere finora, destra e sinistra assieme, non arrivano a 150. I rispettivi partiti, socialisti e repubblicani, sono crollati e un regolamento di conti è in corso, con prospettiva di rovina pressoché totale (molti dei loro adepti difficilmente reggeranno lontano dal profumo del potere; si sente molto parlare di una loro politica “costruttiva”, anticamera del loro ingresso nel centrismo del potere presidenziale). All’opposizione restano frattaglie numeriche, se pur importanti da un punto di vista politico a “destra” e a “sinistra”, penalizzate dal sistema elettorale maggioritario (35 deputati; con un proporzionale puro sarebbero stati più di 160). Ma all’opposizione c’è soprattutto gran parte di quel 56% di elettori, che non è andata a votare, stanca dei giochi di potere politici e delle burocrazie nazionali e comunitarie, che ostacolano o bloccano ogni concreto progetto di sviluppo del Paese.
Insomma in Francia è successo come se in Italia in un solo anno scomparissero il PD, FI e annessi e anche i 5 stelle; tutti assieme. E un giovane bocconiano, forte dell’appoggio di un Monti di turno, ma anche di un astensionismo ultramaggioritario, prendesse quasi tutto in mano. Il clima sembra dunque cambiato; alcuni meteorologi parlano di pericolose grandinate in arrivo.