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martedì 4 novembre 2014

L'arte di creare problemi


TTIP, Trattato Transatlantico sul commercio e gli investimenti ( o zona di libero scambio tra Unione Europea e Usa ) ; questo trattato è da tempo allo studio della Commissione Europea e degli USA. A cosa servirebbe ? A eliminare o ridurre le barriere e le formalità doganali ; alla progressiva riduzione dei dazi ; alla definizione di regole comuni sugli standards e sulle qualità dei prodotti ; ma anche sui controlli sanitari e fitosanitari ; alla unificazione delle certificazioni di sicurezza delle macchine ;e così via. La guerra alle dogane e alle frontiere è una vecchia storia e ambizione di tutte le politiche liberali del mondo. Ma prendere delle scorciatoie per arrivare all’obiettivo è pericoloso, molto pericoloso . Ne sappiamo qualcosa in Europa con l’introduzione dell’Euro e con la sua successiva gestione.
Innanzitutto bisogna stare attenti a non far calare dall’alto di tecnocrazie , apparentemente asettiche, scelte economiche e commerciali, che poi andranno a incidere anche profondamente nella vita dei popoli. Sono scelte politiche di cui rispondere agli elettorati, dopo ampia informazione e discussione. Già Governi e Stati dovranno ratificare un accordo di libero scambio stabilito tra la Commissione Europea e il Canada, che dovrebbe servire come apripista per quello ben più importante tra Europa e Nord America.(...‘Questo accordo dà agli esportatori canadesi un accesso privilegiato a 500 milioni di consumatori dell’Unione Europea e permetterà di reinventare la nostra relazione commerciale con il più grande mercato del mondo,’‘ ha detto il premier canadese Stephen Harper. ; già ! )
I dati di partenza del TTIP sono semplici: l’ UE esporta verso gli USA circa 290 miliardi di Euro di prodotti e ne importa circa 206, all’anno . Da queste due cifre sembrerebbe che , se la bilancia commerciale dovesse mirare teoricamente al pareggio , siano gli USA ad avere interesse a esportare più in Europa e quindi a modificare gli accordi esistenti. L’Italia esporta verso gli USA circa 27 miliardi di Euro di merci e ne importa circa 13. Anche in questo caso la bilancia commerciale è a favore dell’Italia e quindi la modifica della situazione dovrebbe interessare più gli americani che gli italiani. I dati sono di Confindustria ; Confindustria è favorevole a questo Trattato; e dalla Confindustria vengono il Ministro e il Vice Ministro allo Sviluppo Economico, con delega al commercio internazionale. La tesi che gli americani sono più interessati di europei e italiani a modificare le regole del gioco è semplicistica ? Ci forniscano gli elementi concreti per dimostrarlo, prima di continuare a spingere per la conclusione del Trattato.
Al momento sappiamo che non è facile , se non impossibile, modificare le regole protezionistiche americane ; un esempio ? Il WTO , World Trade Organization, ha concordato con i propri associati , tra cui gli USA, una “liberalizzazione” nella gestione degli appalti pubblici ; “13 Stati americani non applicano questo accordo ; e 37 lo applicano in maniera disomogenea” ( fonte Confindustria ). A complicare ulteriormente la questione c’è il fatto che molti prodotti destinati al libero scambio ricercato, sono manufatti multinazionali , con etichetta finale europea o americana ; e di questa complicazione possono essere vittime più gli italiani , che puntano all’eccellenza del made in Italy, rispetto ai prodotti più comuni europei e americani, che possono avere fabbricazioni le più diverse e nei Paesi più diversi.
Un’ultima minuscola considerazione , che dai documenti ufficiali in materia nessuno tratta ; la questione del valore dell’Euro sul Dollaro e della loro rispettiva gestione. L’ Euro partito in sostanziale parità con il dollaro , di fatto si è rivalutato ad oggi del 30 %, circa ; cioè i nostri prodotti sono per gli americani sempre più cari e quindi meno competitivi. E qui tutto si complica ; il surplus della bilancia commerciale tedesca , per esempio, può reggere valori di scambio più alti rispetto alle esigenze della fragile bilancia commerciale italiana: e quindi il valore dell’euro sul dollaro è vissuto in maniera profondamente diversa in Germania ,da un lato , e in Italia o in Europa del Sud, dall'altro ; tanto per dare cifre, il cambio euro- dollaro forse potrebbe superare la cifra di 1.50 per l’interesse tedesco, mentre dovrebbe stare sotto a 1.10 per gli interessi italiani , francesi , spagnoli ecc. E infine bisogna anche considerare la gestione delle rispettive monete , fondamentale nella ipotesi di un’area di libero scambio ; negli USA la FED, Banca centrale, in 24 ore decide le politiche di inflazione o deflazione ; in Europa alla BCE, Iddio volendo , per misure analoghe ci vogliono non meno di 6 mesi.
Sembra, in sostanza , che per questo Trattato abbiamo tutte le voglie del Liberalismo più perfetto e tutti gli strumenti di un sistema affatto liberale, intriso di storie , culture ed economie , antiche , di frontiere in sostanza tuttora esistenti e spesso parcellizzate in Europa ; e di un sistema americano brutalmente libero, ma con mille regole ( 350 linee tariffarie doganali, che interessano i prodotti italiani, per esempio) confederali e altrettante statali . Ma non sarebbe più semplice e produttivo continuare sulla strade dei confronti diretti con gli USA , per migliorare l’interscambio , con la eliminazione di tutto il “superfluo”, burocratico o protezionistico, possibile ? Leggenda vuole che nel passato gli americani non volevano il prosciutto italiano, per problemi sanitari ; gli italiani risposero che anche le scarpe Timberland , all’epoca di gran moda, ponevano problemi sanitari, cioè ortopedici; naturalmente ci fu accordo ; prosciutto e Timberland entrarono così nei rispettivi Paesi. Il commercio è fatto di interessi ; non di ideali ( a meno che dietro agli ideali non ci siano interessi...).

Pubblicato da Le Formiche il 4 novembre 2014