viaaaa!!!

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lunedì 30 aprile 2012

Primomaggio a Parigi


Il primo maggio a Parigi c’è sempre stata festa grande ; festa popolare e anche nazionale ; e c’ è anche il trionfo dei muguets,  mughetti, che  possono essere venduti da chiunque  per strada senza scontrino; e la festa degli svuota soffitte e cantine , anche loro leggermente “a nero “ ( al momento non sono previste incursioni delle fiamme gialle italiane) . Ma quest’anno Parigi  rischia di vedere un primo maggio “complicato”, in mezzo ai due turni presidenziali.
Ci saranno quattro “feste” , in polemica tra loro .
Quella dei sindacati uniti ; urlano contro la politicizzazione della festa dei lavoratori , anche se  sono guidati in prevalenza da militanti socialisti e comunisti ; ci sarà il corteo tradizionale che si concluderà con il rito della Bastiglia.
Quella del Fronte Nazionale ; l’FN è  tacciato di fascismo e molti fascisti in questo Fronte si riconoscono; anche se la politica del proprio leader , Marine Le Pen, ha teso a smarcarsi dalle etichette storiche , sposando piuttosto tesi popolar-nazionaliste ( non a caso nel primo turno delle presidenziali, tra l’altro, è stata accreditata del primo posto nel voto degli operai ); il corteo partirà dal Palais Royal e arriverà all’Opera , con inni e bandiere , che avvolgeranno il seicentesimo anniversario della nascita di Giovanna d’Arco , immagine della Francia Nazione.
Quella del presidente uscente , Nicolas Sarkozy ; egli ha usato la festa dei lavoratori , per la sua campagna elettorale ; ha chiamato a raccolta i suoi, invitandoli a venire al Trocadero (sedicesimo   arrondissement di Parigi, quello chic ), per partecipare  alla festa del “vero lavoro” ( poi si è rimangiato questo slogan, che gli è parso , non solo a lui,  un tantino infelice ; quello che lo ha inventato probabilmente passerà qualche guaio ). Perché mai lasciare la piazza a sindacati che in realtà  difendono poco e male gli interessi dei lavoratori ? Perché mai lasciare la piazza alla destraccia della famiglia Le Pen ? si chiede nei comizi l’agguerritissimo  Sarkò.
Quella degli anarchici  e  gruppettari sinistrorsi ;ufficialmente  si riuniranno a festeggiare alla Place des Fetes; che poi restino là non è dato sapere.
Il clima non pare proprio dei migliori per una festa. Sarkozy sembra far di tutto per buttarla in “caciara”, direbbero a Roma ; sembra lui lo sfidante ; si agita e cambia opinione su quasi tutto rispetto agli anni, non pochi,  che lo hanno visto al potere. L’ultima uscita è stata proprio in preparazione del primo maggio al Trocadero. Là ci dovranno essere  quelli che vogliono marciare con lui dietro al tricolore e non alle bandiere rosse ; quelli che credono nella Nazione e ( udite , udite ! ),  quelli che rivogliono  le  frontiere francesi . E l’ Europa , l’euro, la Merkel ? Ma quando mai ? Sarkò vuol recuperare i voti della Le Pen e dei nazionalisti ; tutto il resto è spazzatura , che cercherà di trattare con raccolta differenziata, dopo una sua eventuale vittoria elettorale.
Hollande andrà al  primo maggio dei lavoratori con fare pacioso e sicuro ; anche lui , quanto ad accattonaggio dei voti , non scherza ; lui non è per il nazionalismo ; è per il patriottismo ; tutt’altra cosa ; o no ? Se i conti del primo turno vengono fatti sulle idee,  sui progetti  e sui risultati numerici, lui dovrebbe aver già vinto, Ma le giravolte di Sarkò , disperato, potrebbero ribaltare ogni previsione .
Per il nuovo Presidente dei francesi, molto si giocherà durante  il primo maggio di Parigi ; se invece di festa , ci saranno confusioni e violenze, potrebbero riaprirsi discussioni abbastanza imprevedibili. E molto si giocherà anche nel duello televisivo , a reti unificate, tra i due candidati il giorno dopo.

Pubblicato da "l'Occidentale" il 2 maggio 2012


          
 

domenica 29 aprile 2012

Santoro col curriculum



 ''La nostra non e' una provocazione - ha proseguito Santoro -. Io e Freccero potremmo affrontare un dibattito con qualunque altro ticket. Abbiamo titoli, esperienza, abbiamo seguito una pratica multimediale che nessuno ha fatto in Italia. Se uno vuole prendere in mano la Rai e non fare tagli dolorosi, deve investire nella multimedialita', i dipendenti devono essere impegnati secondo progetti orizzontali e non verticali'' ( sic: boh !? )

 Addavenì , la revolucion ; col curriculum vitae … !

Bersani, ò spacchino


( Ansa 29 aprile 2012 )Bersani:'voto? Sarebbe vincere su macerie'

Mò gne dico…mò gne faccio…Teneteme…Vado avanti … Voi lavorate…Io apro la strada…

mercoledì 25 aprile 2012

Re Giorgio partigiano



 Re Giorgio pensa che ci sia il tempo "per varare una nuova legge elettorale che restituisca ai cittadini la possibilità di scegliere i loro rappresentanti e non di votare dei nominati dai capi dei partiti".

Fra poco ci dirà anche per chi votare ; forzando un tantino la Costituzione.

Il termometro delle libertà


Il termometro delle libertà nacque ad Arezzo il 26 agosto 1940.

All’inizio fu un prototipo che grossolanamente misurava la libertà di un neonato ; il mercurio restava vicino a zero . Il neonato era totalmente condizionato dagli altri ; il pensiero sarebbe stato libero ; ma era ancora annebbiato, confuso, sopito.

Lo strumento perfezionato ora misura le libertà di ognuno rispetto ai fatti che gli vengono addosso.Le libertà di fare e di pensare.

Le libertà dal bisogno e dalla dipendenza dagli altri.

Il grado più alto di libertà il termometro lo registra nell’eremita , che sceglie liberamente il distacco dagli altri e dal mondo e vive in una sua totale anarchia di pensiero ( pensa come e quando vuole) e di azione ( fa quello che vuole ) .

Il grado più basso di libertà il termometro lo registra in un prigioniero di un carcere affollato ( il carcerato in isolamento è meno condizionato dalla pressione degli altri ) .

I ricchi sono più liberi ; i poveri meno ; ma non sempre. 

Gli strumenti di tortura schiacciano a terra il termometro della libertà ; ma anche le sovrattasse, gli ordini idioti o impossibili, la libertà altrui imposta agli altri . 

Il termometro della libertà misura tutto.E il termometro sta dicendoci che oggi siamo meno liberi di ieri. Fatto 100 il punto massimo di libertà ( diciamo che l’eremita si aggira su 90 ) , oggi in Italia i sondaggisti registrano un livello medio pari a 21,5 ; ieri , cioè nel 1955 per esempio, era a 45,6, nel 1960 a 46,5, nel 1993 scese a 29,2, nel 2000 si rialzò di poco, per poi sprofondare col vivere collettivo europeo , con superfetazioni di regole e balzelli , di soldi e di intrasoldi , al 21,5 attuale . 

Ma ci si aspetta di peggio.

Lega bugiarda



Taglieggiava gli imprenditori invece di assisterli.

Questo fu un gran titolo del giornale leghista L’Indipendente il 29 ottobre 1994.

Il malcapitato fu accusato di aver consentito un affitto di uffici per la durata di cinque anni , invece di uno ( il taglieggiamento se lo erano inventato i prodi barbari nordici e per nulla sognatori : solo bugiardi ). Fu perseguitato per una decina di anni . E poi fu assolto con  formula piena ; gli fu riconosciuto anche un indennizzo per ingiusta detenzione. E i leghisti ? I loro capi ,nel frattempo, avevano fatto strada e , a quanto sembra, soldi (  avendo sempre mantenuto il vizietto genetico , quello delle bugie ). Ora chiedono garanzie sui magistrati e sui media , miscela esplosiva liberticida. Già ora ! Hanno usato la miscela , finché utile ; quando solo alcuni botti della stessa miscela sono esplosi nelle loro magioni , si sono fatti tornare la bava alla bocca , si sono dimenati in deliri fantastici e si sono attorcigliati nelle loro bugie. Come ai loro inizi: negli anni 90.  

L'asse Roma Berlino


 ( Ansa 25 aprile 2012 ) Berlino, asse con Roma
BERLINO, CONTATTI CON ROMA PER ASSE SU CRESCITA - Berlino cerca un asse con Roma sulla crescita. Il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert ha reso noto a Berlino un incontro fra l'entourage della cancelliera Angela Merkel e quello di Mario Monti, avvenuto in settimana, per promuovere iniziative concrete per la crescita nel prossimo Consiglio europeo di giugno. 

ECCO ! PROPRIO QUELLO CHE NON VOLEVO ! 
E POI .. L’ASSE BERLINO-ROMA ( NEANCHE ROMA-BERLINO)
OHI, OHI , CI RISIAMO

lunedì 23 aprile 2012

Sarkò missione impossibile


Sarkozy , “missione impossibile” ; quella di vincere il ballottaggio contro Hollande l’8 maggio prossimo. Il suo partito, l’UMP,   fa finta di credere  che ce la farà ; e Angela Merkel lo spera .
In sostanza il Presidente uscente ha perso, rispetto alle elezioni precedenti, circa 4 punti percentuali , che sono andati grosso modo alla sua rivale di destra Marine Le Pen. Non solo ; gran parte dei voti persi  del centrista Bayrou sono stati presi dalla sinistra “socialcomunista” di Mélenchon. In questa situazione la prima cosa che hanno fatto gli uomini del Presidente nel commento televisivo del dopo-voto è stata quella di prendersela con il Fronte Nazionale della Le Pen ; conti alla mano , un suicidio ! Come potrà passare dal 26  al 51% , Dio solo lo sa. A destra non ci sono altri voti , a differenza di precedenti presidenziali ( per esempio i candidati della destra nei precedenti confronti sono stati spesso due , oltre al Fronte Nazionale di  Le Pen padre : Chirac-Balladur, Chirac - Barre, Giscard- Chaban Delmas, Pompidou-Poher ): i voti dei centristi di Bayrou ( 9 %) , oltrechè dimezzati rispetto al 2007, sono contro la persona Sarkozy e difficilmente si riverseranno su di lui . Quindi l’ottimismo di facciata della rimonta possibile sembra fondarsi solo sulla sabbia ; come d’altronde tutto il quinquennato di Sarkò , basato su molte chiacchiere e poca sostanza. Le cifre sono contro di lui ; e c’è anche chi sospetta che nel suo stesso partito ci sia chi sta già lavorando per un Presidente di destra del dopo Hollande . Sarkò  dice che il popolo di destra lo voterà in ogni modo , al di là della Le Pen ; forse confonde il popolo della Costa Azzurra , conosciuto dalla villa di Carlà, a Nizza o Cannes , con quello nazionalista che sta nella Francia profonda e anche nelle fabbriche ( per Ipsos , sondaggista, la Le Pen è  per esempio in testa nel voto operaio , 29% , contro il 28 % di Hollande e il 18% di Sarkò  ) .
Ma sta entrando nella lotta presidenziale francese un’altra arma ; quella , nota anche in Italia , della ”Europa non lo vuole”. In effetti il socialista Hollande , ma soprattutto i suoi alleati di sinistra , Mélanchon e comunisti, vogliono ridiscutere i “patti” europei ( non si deve dimenticare che gran parte della sinistra francese è anche nazionalista ed euroscettica, in sintonia con la destra lepenista ). Quindi l’ apparato comunitario è in fibrillazione. La Merkel ha subito dichiarato che continuereà ad appoggiare a spada tratta Sarkozy ; e Hollande le ha risposto che , se eletto, farà la sua prima visita di Stato a Berlino…La finanza dell’eurozona è subito esplosa contro il pericolo Hollande : in effetti lui aveva dichiarato che il suo principale nemico non era rappresentato da  Sarkozy, ma dalla finanza europea che sta impoverendo la Francia e tutto il continente. Le borse, il giorno dopo il primo turno presidenziale francese, sono crollate del 3-4% e il nostro amico spread è di nuovo schizzato in alto a premiare la Germania. Le piazze degli affari della Merkel hanno cominciato a lanciare i propri segnali ; e soprattutto su quelli farà assegnamento ora Sarkozy. La parola d’ordine sarà “no alle avventure” ; “l’ Europa non lo vuole “. Sarkò è già in giro tra le stalle della Francia profonda , quella più conservatrice , che in prevalenza vota a destra e che questa volta ha dato molta fiducia alla Le Pen; sta cercando voti , nella sua missione impossibile.
I commenti europei , come quelli non casuali dei ministri degli esteri lussemburghese o belga anti destra lepenista , non faranno che rafforzare il nazionalismo francese e quindi alla fine si ritorceranno contro Sarkò , amico della Merkel e giudicato servile nei confronti dell’Europa comunitaria, che contribuisce al mantenimento proprio di Lussemburgo e Belgio.
Duole vedere il crollo della liberaldemocrazia francese , che ha avuto una storia importante in Europa , con i Pompidou, i Giscard d’ Estaing, i Poher,  gli Chaban- Delmas, i Barre, fino allo stesso Chirac. E la responsabilità è attribuibile tutta a Sarkozy e ai suoi metodi di vita e di lavoro.  La socialdemocrazia francese, sotto tutela neo-comunista, ne trae vantaggio e può rovesciare per la seconda volta nella quinta repubblica il conservatorismo del Paese. Sta tutto nelle mani di Hollande, marito della Royal , candidata contro Sarkò nel 2007 e vincitore, nelle sue primarie, contro la Aubry, figlia di Delors, il socialista francese Presidente della Commissione europea. Insomma tutto il mondo è paese ;  i cerchi magici ci sono anche in Francia…e lì stanno vincendo.


          

giovedì 19 aprile 2012

Francia : lotta per i deputati




Siamo ai fuochi finali ; la Francia è illuminata da razzi, botti , girandole , scie di stelle e fiori cadenti a spaglio, in mille colori. Da queste botte di luci  uscirà il prossimo Presidente della Repubblica. Ma non sarà un esito banale per la Francia e per l’Europa.
Nel Paese transalpino , nonostante il sistema maggioritario , vivono e vivacchiano molti partiti ; da destra a sinistra, per schematizzare, il Fronte Nazionale , i monarchici, il Nuovo Centro, i radicali “semplici” di Borloo, i cristiani democratici,la maggioranza presidenziale, i centristi di Bayrou, i verdi, i radicali di sinistra, i socialisti , il movimento di Chevenement, i comunisti nel Fronte della Sinistra, Lotta operaia, il Nuovo Partito Anticapitalista e così via. Tutti questi partiti e movimenti si presenteranno alle elezioni legislative che si terranno il 10 e 17 giugno, a seguire le presidenziali ( 22 aprile e il 6 maggio ). Il Senato è già nelle mani dei socialisti , con alcune alleanze , non troppo imbarazzanti né politicamente determinanti.  Ma il neo Presidente non potrà avere contro la Camera , cioè l’Assemblea Nazionale , che legifera.
Molto probabilmente al ballottaggio andranno il socialista Hollande e l’ “ump” Sarkozy ; ed essi dovranno per due settimane , tra il primo e secondo turno, trattare con gli altri , per averne benemerenze elettorali. Cosa avranno in mano da offrire ? Ministeri con trattative di Governo e posti da deputati ,nelle legislative.
Al Governo, con maggiore o minore peso , ci saranno alcune esponenti dei partiti “minori”, di destra e sinistra, ad eccezione del Fronte Nazionale e dei gruppetti extra parlamentari di sinistra ( diversi e “rivoluzionari”). Quindi alcuni accordi , almeno programmatici, saranno palesi ; altri , di poltrone, saranno celati ( come sempre ). In questo senso Bayrou ( centro ed europeista )  e Mélenchon ( comunisti e sinistra socialista , un pò visionaria ) , potranno essere determinanti: nel programma e nelle poltrone dei due schieramenti.
Ma il termometro degli accordi sarà più caldo e forse più significativo, nelle trattative per i deputati.
Nel campo di Hollande ,  Mélenchon vorrà qualche ministro e qualche obiettivo , anche minore, nel programma ; ma vorrà soprattutto deputati , la maggior parte dei quali sarà del vecchio partito comunista. I verdi vorranno almeno un ministro ( non è escluso che sacrifichino la giudice- fiasco Gro Eva Farseth , in Joly, loro candidata  ), ma soprattutto almeno 15 deputati. I radicali di sinistra potrebbero avere  una ventina di deputati. Anche Chevenement , ex leader della sinistra socialista , vorrebbe cinque seggi. Poi ci sono gli equilibri interni creati innanzitutto da Montebourg ( nuova sinistra socialista che strizza l’occhiolino alla vecchia sinistra , quella di Mélenchon, passato alla guida dei comunisti ) e poi da  tutte le parrocchie e parrocchiette degli elefanti e dei tenori del vecchio PS.
 Nel campo di Sarkozy , il radicale semplice Borloo è uno dei candidati a premier con qualche ministro e punta anche a 35 parlamentari. Il Nuovo Centro di Moreau , vuole almeno un Ministro e la conferma di 23 deputati. Movimenti minori puntano ad un’altra ventina di “onorevoli”, all’italiana ( per fortuna là continuano a chiamarsi monsieur , anche dopo eletti ).
Secondo un’indagine di Le Monde su 577 deputati da eleggere , 300 potrebbero andare alla “gauche “ e  277 al Centro-Destra.Ma, come è agevole arguire  , le presidenziali tra Hollande e Sarkozy     saranno fortemente condizionate dalla frammentazione dei partiti che stanno preparando anche le elezioni legislative. E’ vero che Hollande parte con un notevole vantaggio finale dei pronostici ( attorno al 55% delle intenzioni di voto ) ; ma è altrettanto vero che gli indecisi tuttora sono attorno al 50% degli elettori potenziali e che sia al centro che a sinistra , egli dovrà trattare , con gente che la pensa diversamente , molto diversamente : con obiettivi concreti , come punti programmatici , posti di governo e deputati nel territorio. D’altra parte se Sarkozy, vistosi perso , aprisse a Bayrou, dandogli ragione sulle critiche passate ( non dimentichiamo che egli è stato  una costola della ex maggioranza sarkosiana ) e su programmi e potere futuri , il quadro potrebbe cambiare , per l’esito finale. Non solo ; i voti della Le Pen sono stati sempre esclusi dall’Assemble Nazionale , con violenza politica e maggioritaria ( il Fronte Nazionale , con almeno il 15 % dei voti , è sempre stato escluso dagli accordi sulle elezioni locali a sistema maggioritario e tuttora non ha deputati) ; se Sarkò facesse un gesto disperato, anche solo simbolico, in quella direzione, potrebbe raccattare voti di unionisti di destra : e il programma della Le Pen , semplice e poco “partigiano”, rispetto al passato , ben si presterebbe ad… essere negoziato ( nonostante prevedibili e catastrofici schiamazzi della gauche ).
Quindi gli accordi sulle legislative saranno fatti in questi giorni , fino al secondo turno delle presidenziali e probabilmente saranno determinanti per la elezione del Presidente.
La “France Forte” del Presidente della Repubblica , assomiglia  sempre più alla Francia debole della quarta repubblica,quella dei partiti e delle fazioni. De Gaulle travolse la partitocrazia , chiamando i francesi alle grandi scelte nazionali e sottomettendo il centro destra a ordine e disciplina.  Mitterand costruì il cosiddetto “programma della gauche” di Governo, senza voli massimalistici, ma portando nel carniere la resa dei comunisti alla logica del potere borghese ( da  lì a qualche anno li avrebbe semi-distrutti ). Ecco, oggi  i candidati presidenti non sono riusciti ai ressemblements, , all’unione attorno a idee e progetti semplici e forti , capaci di ridurre la frammentazione della politica.
 E ora ? Con le legislative, sembra di essere tornati anche in Francia , per vie diverse , al mercatino ortofrutticolo rionale, con le bancherelle della politica politichese. Peccato ! A meno che in un salto carpiato , con triplo giro capovolto e piroetta, un candidato presidenziale  non riesca a costruire  un programma unitario, capace di eliminare bancherelle  e ricatti, di fazioni , partitini e partitoni. Ma ne avrà  capacità e statura ?
L’Europa farà bene a guardare attentamente queste elezioni francesi ; possono essere importanti per il suo futuro, tenuto conto che gran parte del confronto politico in corso, anche all’ortomercato delle legislative , riguarda l’Europa ,con proposte e scelte assai traumatiche, rispetto all’esistente.

Pubblicato da "l'Occidentale" il 19 aprile 2012

                   

mercoledì 18 aprile 2012

Euro : W l'inflazione


Il mercato finanziario sta ridando probabilità allo scenario di implosione dell’euro per insostenibilità del debito da parte di molte nazioni a cui il trattato Fiscal Compact imposto da Berlino toglie ogni flessibilità per stimolare la crescita.
Più a rischio sono Spagna e Portogallo, nonché la Grecia già kaputtata, perché senza base industriale. Segue l’Italia che ha grande forza industriale, ma un debito di entità inabilitante. Poi la Francia che ha buona base industriale, un debito non eccessivo, ma crescente per la difficoltà di tagliare il finanziamento in deficit di garanzie troppo onerose. Poi l’Olanda e via così, lasciando fuori solo la Germania. Ma non per molto. Berlino si illude di ampliare l’export verso l’Asia per compensare quello che sta perdendo verso il mercato europeo in depressione, motivo per cui non ha esitato a deflazionarlo. Ma tale strategia non sarà sufficiente, anche per i problemi presenti e prospettici della Cina, e la Germania è a serio rischio di kaputtare se non cambia qualcosa nell’Eurozona. Cosa? Nel breve termine la Bce dovrà certamente fare un terzo megafinanziamento LTRO, o simile, al sistema bancario affinché questo sostenga i debiti. Ma c’è un limite alla possibilità di compensare con iniezioni indirette di liquidità la depressione da rigore, la crisi del debito e del credito.
Per questo sono necessarie due azioni meglio risolutive, inevitabilmente inflazionistiche: (a) l’acquisto diretto e massivo dei titoli di eurodebito da parte della Bce; (b) la svalutazione competitiva dell’euro, in parte conseguente alla prima mossa, in parte da forzare. Si pensava che il programma LTR0 fosse un modo indiretto per comprare debito compatibile con lo statuto Bce, ma è meno efficace di quanto sperato. Le banche si riempiono di titoli nazionali diventando più vulnerabili e l'impiego della liquidità per comprare i titoli stessi drena risorse per il credito. La Bce dovrà sgravarle e forzarle a maggiori impieghi per il mercato. Inoltre dovrà portare a convergenza verso i minimi i rendimenti dei titoli nelle aste di rifinanziamento.
L’unico modo per fare queste cose è comprare direttamente tonnellate di debito, come tutte le altre Banche centrali di stati megaindebitati. Ma non basterà. Dovrà anche portare l’euro in svalutazione competitiva per aiutare la crescita via export di tutti, in generale, in particolare per l’attrazione di turismo ed investimenti nelle nazioni mediterranee più nei guai. La Germania si opporrà, ma non potrà fare altro che accettare tale soluzione di uscire via inflazione dalla crisi. Il problema non è se lo farà, ma quando. O dopo le elezioni tedesche del 2013, come chiede sottobanco Merkel da tempo, o prima sotto la pressione delle ribellioni spagnola, già esplicita, e greca e francese, in arrivo, alla follia rigorista tedesca. Se Berlino non mollasse salterebbero non solo l'euro, ma la stessa Germania. Infatti il problema maggiore non sarà questo, ma la disponibilità dell’America ad accettare una rivalutazione del dollaro. Nel 2013 dovrebbe avere condizioni di crescita, e necessità di riordinare i conti pubblici, che renderanno meno necessaria e più dannosa la svalutazione del dollaro. Ma per evitare che quella dell’euro mandi in bolla il dollaro dovrà accettare un accordo monetario tra i due, di stabilizzazione dei cambi, anche favorito dalla Cina terrorizzata dall'idea che lo yuan legato al dollaro, pur meno, si alzi compromettendo il suo export in Europa.
Paradossalmente, l’uscita inflazionistica e svalutativa dell'Eurozona dalla crisi contribuirebbe alla stabilizzazione globale. Divertente e motivo in più per perseguirla.
                                                                                                             Carlo Pelanda

IL FOGLIO QUOTIDIANO, Anno XVII Numero 92, mercoledì 18 aprile 2012-04-18

lunedì 16 aprile 2012

Notizionaaa!!!



Giornali e media italiani sono pervasi da una notizia clamorosa ; l'ex premier Berlusconi andava a mignotte ! I giudici se ne stanno occupando approfonditamente . Incredibbbile !!! Notizionaaaa !!!

domenica 15 aprile 2012

Vendola e il migliore


«Mi accusano perché ho fatto vincere il migliore», dice Nicolino Vendola.

Intanto “ho fatto vincere” significa che il suo protetto non aveva vinto ; ma che lui lo ha fatto vincere. E poi “Il Migliore” , per i compagni di Vendola, è solo Palmiro Togliatti ; il resto no ; e quindi neanche l’amico di Nicolino , che forse è “migliore” per lui ; ma non per gli altri concorrenti.
E ora ?

Re Giorgio e la parola Italia


(ANSA) - ROMA, 13 APR - Speculatori ed evasori fiscali portano avanti "logiche asociali" e di "disprezzo del bene comune", e "non meritano di essere associati alla parola Italia". Dice Re Giorgio. Vediamo.
Speculatori ; si tratta degli speculatori finanziari ( we suppose ) ; che vivono e lavorano nel mercato finanziario, attorno ad azioni e monete. A cui , sembra , solo sembra, Re Giorgio ha affidato il Governo dell’Italia. Cioè lo ha affidato ad ambienti “che non meritano di essere associati alla parola Italia” ( per Churchill l’ Italia era solo un’espressione geografica ; per Napolitano è diventata una “parola” ).
Evasori fiscali . Come noto se il Governo di un Paese eccede su tasse e balzelli , i cittadini sono incoraggiati ad… arrangiarsi ; Re Giorgio dovrebbe rivedere la scena del “fiorino” in “ Non ci resta che piangere”; perché certamente sarebbe solidale con il “vaffanculo” di Troisi al gabelliere. Quando un imprenditore non ha soldi per pagare le tasse , perché le banche non glieli danno più e deve riscuotere crediti , che non sono onorati , a cominciare da quelli dello Stato, cosa deve fare ? Chiudere e mandare a ramengo dipendenti e famiglie ? Scappare via , perché “non merita di essere associato alla parola Italia “? In verità può essere indotto all’arte di arrangiarsi e quindi alla evasione, alla violazione di leggi , spesso ingiuste e confuse. Reato condannabile, ma anche spiegabile nelle sue cause. Altro che “parola Italia” !
Re Giorgio non ha mai lavorato in azienda; probabilmente non ha mai fatto direttamente una “dichiarazione dei redditi” ; ha solo lavorato in politica. Forse un po’ più di prudenza nell’uso delle parole sarebbe raccomandata . E a questo proposito l’Italia non è una “parola” ; o no ?


giovedì 12 aprile 2012

Potate, per favore


Il quarto trimestre del 2011 è stato molto negativo per l'economia italiana: il reddito si è contratto dello 0,7% rispetto al trimestre precedente. In un anno la spesa delle famiglie è scesa di oltre un punto, gli investimenti delle aziende di oltre 3. È assai probabile che il primo trimestre del 2012 sia andato ancor peggio. Lo sapremo fra circa un mese, ma non è il caso di farsi illusioni. E bisogna agire d'anticipo anche perché, dopo qualche mese di calma, il costo del debito ha ricominciato a salire: dal 4,8 di un mese fa al 5,6 di ieri per i Btp decennali.

Se la crescita continuasse a essere in rosso è quasi certo che mancheremo l'obiettivo di ridurre il rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo (Pil), dato che il denominatore, il Pil appunto, scenderà. Come è successo con la Spagna, l'Unione Europea ci chiederà di fare qualcosa per riavvicinarci agli obiettivi di bilancio per il 2012 e 2013.
A quel punto, come reagirà il governo Monti? La risposta più semplice è anche quella sbagliata: non far nulla. Dal primo ottobre aumenteranno le due aliquote principali dell'Iva, rispettivamente dal 10 al 12 per cento e dal 21 al 23. Gli aumenti avverranno in modo automatico, per effetto di un provvedimento varato a suo tempo dal ministro Tremonti, che questo governo non ha cancellato.
Questa soluzione colpirebbe ulteriormente famiglie e imprese che già soffrono, non solo per il peso fiscale, ma anche per l'incertezza sul futuro delle aliquote. Quanto dovremo pagare per l'Imu? Ancora non si sa, e anche questo non aiuta a pianificare consumi e investimenti, sia italiani sia esteri.
Un'alternativa sarebbe stata dare un impulso alla crescita, cosa non facile, ce ne rendiamo conto, ma che purtroppo non è accaduta. La riforma del mercato del lavoro, così come concepita originariamente, andava nella direzione giusta. Ma ha perso efficacia prima ancora di approdare in Parlamento (ad esempio, non si applica ai lavoratori pubblici) e probabilmente ne uscirà (se uscirà) ulteriormente annacquata, come è accaduto ai provvedimenti sulle liberalizzazioni. Immaginatevi cosa sceglierà di fare un imprenditore estero che stesse valutando l'apertura di un'azienda in Italia sapendo che potrebbe essere non lui, ma un giudice a decidere in che modo gestire i suoi dipendenti.
L'unica carta che rimane da giocare è quella della «spending review», l'analisi, una per una, delle spese delle amministrazioni pubbliche per decidere dove si può tagliare. È un lavoro che il governo Monti ha giustamente iniziato dal primo giorno, ma del quale non si vede ancora il risultato. Non c'è dubbio che la spending review sia un'idea migliore dei tagli lineari tentati dall'ex ministro Tremonti. Tagli uguali per tutti evitano di dover concertare con questo o quel ministro, con questa o quella categoria, con questa o quella lobby. Ma è un modo inefficiente e ottuso di ridurre la spesa, perché non distingue fra uscite inutili e spese necessarie.
Il rischio, però, è che la spending review, addentrandosi nei meandri del bilancio, finisca per concludere che ogni spesa è necessaria perché c'è una lobby che la difende, come ad esempio i circa 30 miliardi di euro che ogni anno lo Stato paga a imprese pubbliche e private per i motivi più svariati. Se l'alternativa è non far nulla, meglio allora tagli lineari.
Il tempo stringe. L'essenziale è che nelle prossime (poche) settimane il governo spieghi che cosa e come intende ridurre il peso dello Stato sull'economia. Non ci sono scappatoie. Pensare che sia con la spesa pubblica (come suggeriva ieri il Financial Times ) che si riprende a crescere è un errore grave. Il governo deve fare l'esatto contrario. Dare a consumatori e imprenditori un messaggio chiaro: le tasse non aumenteranno perché le spese scendono. Senza queste certezze, consumi e investimenti continueranno a rallentare. E il mondo a guardarci con rinnovata preoccupazione.

Così dissero Alberto Alesina e Francesco Giavazzi nel Corriere della Sera , ripreso da "l'Occidentale" il 12 aprile 2012

lunedì 9 aprile 2012

Umberto , il Trota e il da farsi




Bossi: "Roma farabutta, ci ha dato questi magistrati" (Umberto Bossi 6 aprile )

(ANSA 9 aprile) Renzo Bossi si dimette da consigliere regionale della Lombardia. "Senza che nessuno me l'ha ( “abbia “ in italiano ) chiesto faccio un passo indietro in questo momento di difficoltà, do l'esempio", dice a Tgcom24. "Sono sereno e ho fiducia nella magistratura -aggiunge-, anche se non sono indagato". "E' giusto e opportuno farsi da parte, sono sereno e so benissimo cosa ho fatto", ha concluso.
"Ha fatto bene a dimettersi. Erano due mesi che mi diceva che era stufo di stare in regione", ha detto Umberto Bossi.

In famiglia i Bossi parlano dei magistrati .Ma i fiji so'  piezz 'e core , anche in casa Bossi !

Per il momento il Trota era solo stufo di stare in Regione ; quindi ora finalmente potrà dar sfogo alle sue straordinarie doti intellettuali, politiche e professionali; per le quali si rinvia al post del 4 ottobre 2011.

sabato 7 aprile 2012

La purezza padana


Bossi non sapeva nulla . Nessuno nella Lega sapeva cosa facesse il Tesoriere onorevole Belsito dei contributi versati dallo Stato per i cosiddetti rimborsi elettorali. Nessuno sapeva nulla. Anzi ; ora in molti , scaricando l’onorevole Belsito, dicono di non averlo neppure conosciuto o conosciuto male (colui che fu Tesoriere del Partito , Sottosegretario di Stato e Vice – presidente di Fincantieri , in quota Lega )

Neanche Rutelli sapeva nulla sulle attività del suo tesoriere Lusi.
Invece il CAF , Craxi-Andreotti-Forlani , dovevano sempre sapere tutto, sui loro partiti. Craxi denunciò in Parlamento l’irregolarità del finanziamento dei partiti. Ci fu il silenzio degli altri ; e poi le monetine ; e poi il cappio , sventolato dai leghisti in Aula soprattutto contro Craxi.
Un giovane leghista incaricato di tenere i rapporti con la stampa la sera delle dimissioni di Bossi , l’onorevole europeo Salvini, si è presentato con un ritornello imparato a memoria e ripetuto ad ore diverse in salotti televisivi . Bossi , santo subito ; ci metto la solita mano sul solito fuoco ; la giustizia della Lega sarà più dura , molto più dura della giustizia statale ( che avrà voluto dire ? che loro bastonano ? ). Chi ha sbagliato dovrà pagare tutto e con gli interessi. E poi le solite frasi schiumose di rabbia e di orgoglio padano. E che tutta la colpa è sempre di Roma ladrona.
Il direttore del Giornale, Sallusti, la stessa sera disse in sostanza ; la cosa è grave ; ma è roba paesana , da gente del bar con la canotta ; sempre meno grave di chi ha intascato tangenti e ha fatto concussione o corruzione.
La questione dei traffici della Lega è infatti diversa . L’accusa dice che Belsito con i soldi dei contributi elettorali ( decine di milioni di euro ) abbia fatto di tutto ; regalie , investimenti estemporanei, vantaggi personali per i “propri cari” della Lega e così via. E cioè le tasse dei cittadini , a cominciare da quelli padani, si sono trasformate in speculazioni finanziarie a vantaggio di alcuni sconosciuti, in auto di lusso, in case, in titoli di studio comprati al mercatino , in viaggi, insomma in benessere personale di alcuni capi e dei propri allegati.
Che la cosa sia diversa dalla corruzione o delitti analoghi è vero ; ma Sallusti deve riflettere ; questa faccenda della Lega ( come quella della Margherita ) è ben più grave . Se un dirigente di partito utilizza soldi pubblici per vantaggi personali , ruba due volte ; ruba al suo partito ( i soldi degli italiani a quello erano diretti ) e ruba alla collettività . I soldi ai partiti dati dalle imprese , che ne traggono beneficio , sono un delitto mal codificato ; ma sono sempre stati considerati “investimenti per la democrazia”. Le imprese nei propri bilanci usano la formula americana del markup, per indicare la cifra da mettere nei costi di azienda per la commercializzazione dei propri prodotti. Diverso è il markup “politico” , da quello personale . Diverso è il markup aziendale , da quello fatto sulle tasse pagate dai cittadini. I vantaggi personali sempre corruzione giuridica e morale sono , tanto più se vengono dai soldi di tutti noi. A poco vale sostenere che anche nel markup aziendale poi sono sempre i cittadini a pagare il sovrapprezzo rifilato allo Stato dagli imprenditori per vendere un bene o un servizio ; in effetti quel markup potrebbe derivare anche solo da diminuzione degli utili aziendali.
Quindi Sallusti ha torto : anche moralmente sono peggiori queste corruzioni personali interne ad un partito politico, rispetto al finanziamento illecito della politica.
La Lega è come una grande famiglia , si è detto ; quindi come in una grande famiglia ci si è comportati ; c’è stata disinvoltura nella gestione dei soldi all’interno della famiglia ? Chi ha sbagliato pagherà ; ma tutto questo non c’entra nulla con la politica del movimento. Non è vero. La Lega , bagnata dalla purezza delle acque alla sorgente del Po ,è invece esattamente come gli altri partiti ; peggio ; ha correnti interne non riconosciute e non libere di esprimersi ; ha il culto della personalità nei confronti del capo e dei suoi cari, più degli altri ;sembra praticare traffici economici al pari degli altri, con interessi personali peggiori degli altri. Cioè è semplicemente uno dei Partiti italiani , con qualche difetto in più.
E la cosa più grave è che esso è nato sulla demonizzazione del pentapartito della prima repubblica , accusato di malversazioni e ruberie partitiche. Allora la questione prevalente fu il finanziamento illecito dei partiti ( di tutti i partiti e non solo di quelli messi alla gogna ). Ora invece la questione è l’uso, per interessi personali , oltreché di bottega, del denaro versato dai cittadini nelle casse dello Stato per far funzionare la democrazia.
Quando il giovane Salvini, Lega- beneficiato, dice, in un delirio leninista di adorazione del proprio capo, che Bossi è l’unico leader che si sia dimesso in seguito a inchieste giudiziarie ( in effetti Rutelli per un caso analogo non lo ha fatto ) e poi lo contrappone a Craxi , che per lui è solo scappato , non completa il discorso . Bossi si è dimesso per problemi giudiziari e morali, relativi al suo partito e ai suoi cari ; che forse , solo forse, non conosceva . Craxi andò via perché volevano arrestarlo , essendosi preso addosso tutta la responsabilità del finanziamento illecito al suo partito . Mentre tal Orsenigo , deputato leghista ( poi caduto in disgrazia) , sventolava in Aula un cappio tra l’ilarità dei suoi sgangherati padani guidati da Bossi . E Rutelli ( il padrone del Tesoriere Lusi che ha trafficato sui soldi del suo Partito “senza che lui ne sapesse nulla”), votò in Aula, assieme a Barbera ( non il motociclista ) e a Visco , per l’arresto di Craxi , che avrebbe dovuto andare a “mangiare il rancio a San Vittore”, perché “non poteva non sapere”: già “non poteva non sapere”!
Craxi volle solo morire libero : tra l'altro anche dal cappio delle new entry leghiste e dai Rutelli , girovaghi della qualunque.

Pubblicato da "l'Occidentale" il 10 aprile 2012

W la prima repubblica economica

Ma la spesa pubblica è passata dai 373 miliardi di euro del 1990 agli oltre 800 miliardi attuali, rimanendo attestata a oltre il 50 per cento del pil. La pressione fiscale sta aumentando di 7 punti di pil, dal 38 per cento del 1990 andremo al 45 per cento con le manovre Berlusconi-Monti. Le entrate pubbliche sono passate dal41,8 per cento del pil nel 1990 al 47 per cento e oltre. E il debito pubblico è triplicato, da 663 miliardi di euro nel 1990 agli attuali 1.930 miliardi.

Questo dice Oscar Giannino  in Panorama.
Se così fosse non è allora vero che i maledetti della “prima repubblica” ( siano essi lodati ; sempre siano lodati !) ci hanno lasciato situazione economiche apocalittiche ; il peggio è venuto dopo e soprattutto dopo l’Euro.

giovedì 5 aprile 2012

Contro i ricchi in Francia

In alcuni Paesi d’Europa , che si proclamano socialmente avanzati, si vuole il libero mercato, ma si pratica il libero odio, verso “il ricco” . Qualcuno ritorna addirittura sulla strada della vecchia utopia egualitaria comunista ( Melenchon , candidato del fronte della sinistra nelle elezioni presidenziali francesi , stimato oggi ad un 15 % nelle intenzioni di voto, chiede che la forbice dei “guadagni” sia tra 1 e 10 ; il più del “massimo”, pari a 360 mila euro annui, dovrà essere confiscato ). Altri vogliono vivere in sistemi liberali , con economie di mercato e pretendono il posto di lavoro per tutti , punendo anche la ricchezza del guadagno di intrapresa . Si tratta insomma di volere il capitalismo e il comunismo assieme.

Mussolini teorizzò il corporativismo , per darsi una filosofia politica , diversa da capitalismo e comunismo ; di fatto creò solo una giustificazione al proprio potere assoluto.
Le socialdemocrazie “nordiche” cercarono di mitigare, attraverso lo Stato, gli eccessi “liberali” del mercato capitalistico ; e di fatto riuscirono a tracciare modelli di società , sulla base dei quali, in gran parte , stiamo vivendo tuttora in Occidente.
Ma le vecchie ideologie liberiste o marxiste ogni tanto riaffiorano , attraverso principi politici , demagogici , populisti e il più delle volte elettoralistici.
E’ un po’ quello che sta succedendo nella melanconica campagna presidenziale francese. In sostanza non ci sono programmi veri a confronto ; ci sono idee buttate lì; spesso tirate fuori dal sacco dei ricordi ideologici e delle nostalgie nazionalistiche. L’ultima proposta è proprio quella di dare addosso ai “ricchi”. Tra i candidati c’ è solo differenza nella quantità di botte da dar loro . Ma picchiare sui “ricchi”, nella Francia popolare e borghese, fa consenso , porta voti. La traduzione in pratica del principio anti-ricco sarà altra cosa . Nel motto repubblicano, “liberté, egalité , fraternité”, ci sono parole che possono voler dire tutto e il suo contrario ; lasciano aperta la porta al comunismo “sartriano” e anche al capitalismo liberista ; quindi , nella Francia attuale, nazionale, europea e mondializzata, il motto repubblicano ormai è solo un’antica bandiera, esposta a tutti i venti. Dopo le elezioni i “ricchi” in Francia continueranno ad esserci , trattandosi oltretutto di un Paese ricco e perciò pieno di ricchi …naturali. I candidati-presidenti fanno finta di indignarsi sugli stipendi o liquidazioni milionari di alcuni imprenditori o super-managers ; sembrano ignorare che il cantante francese preferito dal popolo , Johnny Hallyday, ha preso residenza in Svizzera ( come una miriade di altri ex francesi ) ; che il principato di Monaco è… in Francia ; come Andorra ; o il Lussemburgo ; o il Liechtenstein ; o il mondo intero , ormai tutto a portata di mano, di portafoglio e di affari. Il mercato libero , prevede la concorrenza ; e la gente va là dove la porta il cuore , ma anche l’interesse. Quindi il populismo va bene in campagna elettorale ; ma l’eccesso di populismo può diventare imbarazzante per chi lo pratica. Se non ridicolo, quando non si riesce neppure a distinguere la parte recitata dalla realtà ; dire stupidaggini è sempre possibile ; ma crederci può diventare anche patetico ( e questo sembra il caso di alcuni dei candidati-presidenti in Francia ).
Proprio un geografo francese , Alfred Sauvy, definì sottosviluppati “ coloro che hanno tutte le voglie dei ricchi e tutti i mezzi dei poveri” ; ecco la campagna elettorale francese sta diventando sempre più un confronto intellettualmente “sottosviluppato” ; peccato !

Pubblicato da " l'Occidentale" il 6 aprile 2012

mercoledì 4 aprile 2012

Lega nel cappio


Il 16 marzo 1993 Luca Leoni Orsenigo , deputato della Lega, sbraitando agitò un cappio in Parlamento contro i socialisti.
Ecco, caro Trota !